In questo periodo il dibattito tra animalisti e difensori della dieta carnivora è più acceso che mai. Io personalmente non mi sono ancora fatto un’opinione chiara ma sto cercando di informarmi.
Credo non sia sufficiente informarsi sui testi contemporanei che esprimono un sapere molto tecnico e spesso superficiale, per questo durante la lettura di Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, mi sono imbattuto in questa riflessione del filosofo di Danzica riguardo la vita degli animali e più in generale il rapporto uomo animali.
Ve la riporto per intero.
Il diritto che ha l’uomo di disporre della vita e delle forze degli animali ha il suo proprio fondamento sul fatto che a mano a mano che la coscienza si accresce in chiarezza, si accresce in proporzione anche il dolore: così le sofferenze che il lavoro o la morte costano all’animale, non sono mai paragonabili a quelle che l’uomo proverebbe al solo privarsi della carne o del lavoro degli animali. Quindi l’uomo può spingere l’affermazione della sua esistenza sino alla negazione dell’esistenza del bruto; e la volontà di vivere, presa in totale, soffre meno così, che nel caso inverso. In base a tutto ciò si determina in pari tempo il grado in cui l’uomo può senza ingiustizia usufruire delle forze degli animali; questo limite viene troppo spesso infranto, specialmente riguardo alle bestie da soma e ai cani da caccia; quindi, a reprimere tale abuso, si sono istituite apposite società protettrici degli animali. A parer mio, il diritto dell’uomo non è neppure tale da autorizzare le vivisezioni in genere; tanto meno, se si tratti di animali superiori. Al contrario, l’insetto non soffre tanto per la sua morte, quanto soffre l’uomo per una sua semplice puntura.
Schopenhauer – Il mondo come volontà e rappresentazione, quarto libro
La tesi del filosofo è molto chiara e credo possa essere un buono spunto per dibattere sul rapporto uomo animale. Speriamo di avere la saggezza di farlo in modo civile e pensoso.