“Mi sento ingannata, dottoressa”. G. si stravacca in poltrona e comincia a piangere. Continua “Era un periodo in cui uscivo poco, lavoravo poco ed ero un po’ giù. Poi ho conosciuto B. Una ventata di nuovo! Simpatica, attenta, coinvolgente e cucinava pure bene! Mi cercava in continuazione per uscire, per andare a fare la spesa o semplicemente per avvisarmi che in TV davano quel film di cui parlavamo il giorno prima. E ridevamo! Quanto ridevamo! Insomma io mi sentivo considerata e pensavo che era una relazione solida che non sarebbe finita mai. Me la ritrovavo dappertutto, un “love-bombing”, insomma. Io rimanevo affascinata dai suoi racconti perché gli accadeva sempre qualcosa di straordinario ogni giorno. Mi chiamava per raccontarmi del suo ragazzo e dei suoi capricci. Sempre e solo di lei si parlava, e anche quando raccontavo di un episodio che era capitato a me diventava sempre uno spunto per cercare nella sua vita un evento simile che naturalmente era molto più bello ed avvincente. Pretendeva che io fossi sempre disponibile ad uscire quando lei si trovava da sola, anche quando a me non andava e poi per settimane non si faceva sentire.” Il suo sguardo diventa corrucciato e sgrana gli occhi “Ricordo che quando eravamo con gli amici spesso non perdeva occasione per far apparire quello che dicevo come una cavolata, era così umiliante, così svalutante!” Sospira con lo sguardo di un cucciolo indifeso “Dopo qualche mese sparisce! Le sue chiamate si fanno sempre più rare, parla poco quando la incontro e quando le chiedo cos’ hai? se ne esce con risposte evasive. Allora ho pensato che era per qualcosa che avevo fatto io, ero io la causa del suo allontanamento, mi sono sentita così abbandonata”.
Se vi siete rivisti in questo racconto è molto probabile che siate caduti tra le grinfie di un manipolatore affettivo. Un manipolatore può essere un fidanzato o una fidanzata, un amico o un’amica, un genitore, un collega di lavoro, si tratta di personalità che appaiono affascinanti per la loro energia e per l’essere brillanti in molte situazioni ma ben presto le vittime impareranno che per mettersi in luce il manipolatore deve mettere in ombra qualcun altro e che è molto bravo a raggiungere i propri obiettivi…a spese altrui! È possibile riconoscere tre fasi nella relazione con un manipolatore:
- la prima è quella descritta dalla mia paziente come “love-bombing” un vero bombardamento d’amore del manipolatore che mostra interesse per la sua vittima, le dà mille attenzioni, fa promesse, regali o grandi progetti: matrimoni, viaggi, concerti, promozioni. Purtroppo ciò che lega la “vittima” al manipolatore è proprio la profonda ricerca di approvazione e supporto che il manipolatore coglie bene e di cui approfitta. Si tratta spesso di una maschera che il manipolatore indossa e che non dovrebbe essere difficile smascherare ma se la vostra autostima è un po’ ammaccata è possibile ritrovarsi nella
- seconda fase, quella che la paziente descrive bene con un senso di svalutazione. Ormai il manipolatore ha potere sulla vittima quindi non ha più importanza darle attenzioni; ora può mostrarsi incoerente, poco disponibile, è sfuggente, sempre impegnato, diventa scorretto. Anche qui non dovrebbe essere difficile smascherare il tipo e girare i tacchi per andare via ma se la vostra autostima non è ancora in piena forma è probabile che giustifichiate la persona, ne comprendiate i comportamenti per l’attaccamento a quell’immagine del love-bombing, preferendo la maschera che l’altro vi ha mostrato.
- È qui che il manipolatore sferra il suo attacco finale che in genere avviene in modo inaspettato, teatrale, dai toni drammatici, scartando la sua vittima, rendendola inerme in modo che, indebolita e fragile, non possa agire né reagire, proprio come racconta la paziente sentendosi abbandonata.
Ricordiamoci che in questo tipo di relazione ci sono due giocatori: il manipolatore ed il manipolato. Il primo ha bisogno di aumentare l’autostima quindi di gratificare i propri bisogni. Il secondo ha sete di approvazione e consenso da parte dell’altro. Così comincia il gioco dove la vittima presta il fianco alle mosse del predatore. Quest’ultimo, di solito, fa la prima mossa mettendo in atto comportamenti simili a questi:
- È EGOCENTRICO. I suoi problemi sono sempre più grandi, più importanti e più veri dei vostri e se glielo fate notare gli egoisti siete voi.
- È UN SOTTILE RICATTATORE EMOTIVO. Non gli va di parlare? Se ne starà in pieno mutismo per ore, giorni, settimane facendovi sentire in colpa: “Ma cosa gli ho fatto? È sicuramente colpa mia se fa così”.
- TI SVALUTA. Qualsiasi cosa abbiate fatto nel week end, qualsiasi piatto abbiate cucinato, qualsiasi persona voi abbiate conosciuto non sarà mai altrettanto straordinario come ciò che dice, fa o conosce lui. Arrendetevi! La sua vita è più straordinaria della vostra!
- TI ISOLA. Volete frequentare i vostri amici o la vostra famiglia? “Puah! Quei quattro sfigati! Andiamo dai miei, quelli sì che sono persone straordinarie!” Il risultato è che vi troverete sempre più soli.
- NON è MAI DIRETTO E CHIARO NELLE COMUNICAZIONI
- RITRATTA SU TUTTO. Mentirà con frasi del tipo “Io?? Non l’ho mai detto” oppure “Questa cosa non è mai successa” col risultato che comincerete a dubitare anche di voi stessi e di ciò che avete visto con i vostri occhi.
Come uscire dalla manipolazione?
La consapevolezza che qualcosa non va è il primo passo. Qualcuno ha cercato di mettervi in guardia ma senza alcun risultato. Eppure quei sintomi psicosomatici o il fastidio che provate quando quella persona mette in atto i comportamenti di cui sopra sono il segno di un abuso che lascia il proprio strascico sul vostro corpo e sulle vostre relazioni. Questi sono dei segnali potenti che potete cogliere e dai quali partire per liberarvi da una relazione manipolatoria. Riconoscete i segnali di manipolazione in modo da evitare di “giocare” col manipolatore. IMPARATE A PROTEGGERVI per esempio interrompendo qualsiasi forma di comunicazione col manipolatore, qualora fosse possibile. In alcuni casi il manipolatore può essere un compagno di vita, un marito o una moglie o un genitore e dunque diventa difficile chiudere i ponti. Il passo successivo sarà chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta anche tramite la ASL di riferimento ed a figure professionali che vi sappiano tutelare in modo da mettervi in sicurezza ed imparare a proteggervi.