Questo articolo è basato su un’opera inedita di Francesco Zurlo
La vita è tutta una questione di significato. E il significato muta insieme alla prospettiva. Come possiamo ritenere che sia uguale l’esperienza di prigionia di un eroe carcerato o di un rapinatore? La cella soltanto può dirsi uguale: tutto il resto è diverso.
Per parlare di questa differenza, tra la prigione e l’esperienza della prigione, Paul Watzlawick ha introdotto la distinzione tra Realtà di primo ordine e Realtà di secondo ordine. Tale distinzione, che è una semplificazione di una sapienza più antica, può avere un grande valore operativo non solo per chi, come chi scrive, si occupa di psicoterapia e strategia.
La realtà di secondo ordine fa riferimento al significato che noi attribuiamo alla realtà di primo ordine e che non si stacca mai da essa (al contrario di quel che può apparire, sono proprio gli aspetti di secondo ordine della realtà ad essere i più “reali”; supposti sono invece i fatti della realtà di primo ordine).
Un primo modo per apprezzare la distinzione ovvero la confusione tra realtà di primo e di secondo ordine ci è offerto dalle antiche interpretazioni letterali della volta celeste, che si strutturano sull’idea squisitamente ebraica che il cielo stia parlando proprio con voi, utilizzando il vostro alfabeto. Un esempio di questa idea è l’Hemisphaerium Australe Characterum Coelestium (che si può trovare in: Jacobi Gaffarelli, les Curiositèz Inovyes).
Un altro modo interessante per comprendere la differenza, ovvero la confusione, tra realtà di primo ordine e realtà di secondo ordine (io preferisco dire: tra aspetti di primo ordine e aspetti di secondo ordine di una idea) può essere offerto dalla storia di una delle più famose spade dell’umanità, quella che – così si tramanda – Maometto donò al cugino e genero Ali ibn Abi Talib (quarto califfo dell’Islam e primo Imam sciita).
Dhu l-fiqar è il nome di questa famosa spada a due punte.
La spada finì di mano in mano, finché fu del califfo al-Mahdi (terzo califfo della dinastia abbaside). Dopo di lui, la spada finì dunque nelle mani del figlio al-Hadi (Mūsā b. Muḥammad).
Come dicevo, questa spada descrive ottimamente la differenza tra realtà di primo e di secondo ordine. Tutti coloro che hanno avuto l’onore di maneggiarla sapevano, e credevano intimamente e sinceramente, che essa era “la spada migliore” e che non esisteva altra spada migliore di quella. Parallelamente e contemporaneamente, sapevano altrettanto bene distinguere tra realtà di primo e di secondo ordine.
Invece al-Hadi, che aveva uno spirito battagliero ma non molto saggio, confuse le differenze tra queste due realtà e decise di saggiare la spada, ritenendola davvero indistruttibile. La spada (realtà di primo ordine), nonostante fosse la migliore al mondo (realtà di secondo ordine), si ruppe.
Dopo la morte di al-Hadi (ovvero dopo la sua probabile uccisione), gli succedette il più saggio fratello Hārūn al-Rashīd, fondatore della prima Bayt al-Ḥikma (casa della sapienza), e che ricordiamo con piacere per le sue numerose apparizioni ne “le mille e una notte”, ma questa è un’altra storia e la si dovrà raccontare un’altra volta.
Così vediamo che, dall’inizio dei tempi ad oggi, in pochi riescono a comprendere e padroneggiare la spada biforcuta della realtà.
Articolo basato su un’opera inedita di Francesco Zurlo