NEI SUOI PANNI … Perché è così difficile?

empatia

Ascoltando le conversazioni che facciamo quotidianamente e alle quali abbiamo modo di assistere ci possiamo facilmente rendere conto di come il soggetto maggiormente usato nelle frasi che vengono prodotte è la prima persona singolare: IO.

Certo lo scambio iniziale di battute tipico introduce una seconda persona singolare, spesso in modo implicito:

  • Ciao, come stai?

Ma quanto poi realmente per comprendere la riposta che viene data riusciamo a non riportare tutto il discorso all’IO: anche io sai …. Ma io…. Come me…. Secondo me….

Espressioni come queste che rimettono al centro della conversazione il nostro punto di vista sono assai frequenti. D’altronde sembra logico che anche per comprendere quello che l’altro ci sta raccontando devo cercare di riportarlo su un piano a me più conosciuto e comprensibile.

Come spiegarlo?

  • DA PICCOLI SIAMO EGOCENTRICI

È normale esserlo, almeno fino ai tre anni. È facile vedere come i bambini infatti si costruiscano il mondo esclusivamente a partire dal loro punto di vista. Misurano la vita a partire dalla sola cosa che conoscono: se stessi.

Jean Piaget, uno dei più importanti conoscitori del mondo infantile, psicologo svizzero che studiò le tappe dello sviluppo cognitivo e del ragionamento nell’uomo, approfondì molto la caratterizzazione dell’egocentrismo infantile. Per lui l’incapacità del bambino a riconoscere una distinzione tra la propria visione e la visione degli altri è legittimata dalla sua poca esperienza del mondo e dal suo bisogno quindi di costituirsi un’identità chiara e definita.

Sempre secondo Piaget, tale visione egocentrica del mondo tenderebbe a svanire intorno ai 7 anni, in modo via via sempre più evidente ampliandosi la percezione dell’esterno.

Un ruolo importante in questi passaggi è determinato dall’acquisizione di sempre maggiori informazioni circa la realtà esterna e dal potenziamento delle competenze sociali.

Secondo Vygotskij, altro importante conoscitore del mondo infantile, invece, tale forma di egocentrismo non verrebbe persa con l’età adulta bensì verrebbe interiorizzata e resa sempre meno evidente. In entrambi i casi secondo Vygotskij ci sarebbe un orientamento del pensiero verso l’esterno.

  • SOCIALIZZO A PARTIRE DA ME

Appare evidente come la capacità di entrare in relazione con gli altri, intesi come altro diverso da me, sia un processo che parte da se stessi, dai propri punti di vista.

Quindi possiamo ipotizzare che anche la capacità empatica, alla base della capacità di entrare in relazione con gli altri, parta da una forma di egocentrismo. Parta quindi da sé.

In linea con la teoria di Piaget, lo studioso Martin Hoffman ha messo in evidenza come anche la capacità di entrare in empatia con gli altri infatti, segua un percorso che va dal egocentrismo più puro al sempre maggior decentramento da se stessi.

Possiamo facilmente notare come i bambini più piccoli tendano ad intervenire per consolare il disagio provato da un’altra persona offrendole l’aiuto che loro stessi vorrebbero ricevere. D’altronde se quella bambola funziona con me per consolare il mio pianto perché non dovrebbe funzionare anche con te.

Solo acquisendo una forma di pensiero via via sempre più decentrata si può riuscire a sviluppare una forma di empatia più matura.

  • IO E TE SIAMO DIVERSI

L’obiettivo sarebbe esattamente questo. Acquisire la consapevolezza che non posso conoscere realmente l’altro se metto al primo posto solo me stesso.

Per poter maturare una forma di socializzazione costruttiva e che ci consenta di costruire delle relazioni efficaci, stimolanti per crescere nello scambio e nel confronto costante con l’altro, l’obiettivo deve essere quello imparare sempre più a decentrarsi. Sembra evidente come questo non sia effettivamente semplice da mettere in atto.

Come farlo allora?

  • Credi nel fatto che ogni scambio comunicativo, ogni relazione che instauri, può essere una fonte di arricchimento personale. Anche la più superficiale.
  • Mettiti quindi in ASCOLTO. Il miglior modo per imparare a ricavare il meglio da ogni conversazione è quello di imparare ad ascoltare le esigenze altrui.
  • Ricordati che tu non sei lui. Ognuno di noi è diverso, ha una storia, un suo mondo di vissuti e la vera ricchezza sta proprio nella scoperta di mondi diversi dal tuo. Un po’ come quando si parte per un viaggio.

La scoperta dell’altro, della seconda persona singolare, il mettersi nei suoi panni, può essere uno dei viaggi più arricchenti che puoi fare. Vale la pena provarci no?