Il tradimento può essere una delle esperienze più traumatiche che esistano per una persona.
Molto spesso anche solamente la paura del tradimento ci fa salire un’ansia! Un’ansia che ci porta a diventare gelosi, ossessivi e controllanti. Un po’ di tempo fa una mia paziente mi ha detto: “Roberto io non guarirò mai dalla gelosia, sono stata tradita una volta e ora ho sempre paura che gli uomini mi rimettano le corna. Tant’è che quando basso attraverso le porte faccio attenzione a non sbattere!”. Quello che si verifica all’interno del tradimento è la rottura della fiducia nella relazione cosa che di per sé è un evento realmente traumatico. Se vogliamo imparare ad uscirne dobbiamo innanzitutto farci aiutare da un bravo psicoterapeuta, ricordiamoci che la Psicoterapia è la colonna portante del cambiamento. Poi possiamo provare con tutta una serie di strategie e tecniche, in questo articolo ne analizziamo 3.
1 – Fatti le domande giuste
Partiamo dalle domande sbagliate: “Perché ha tradito proprio me? Perché proprio adesso mi ha tradito? Cos’è che io non ho che invece l’altra ha?”. Queste sono domanda sabbia mobile che non ci portano fuori dal problema ma che ti fanno sprofondare ancora di più. Domande che ci fanno sentire inadeguati e sbagliati.
Ma sei proprio sicura che tu sia la persona sbagliata o è lui che ha sbagliato a compiere quel gesto? Altre domande utili potrebbero essere: Come posso riconquistare la mia vita? Quanto questo tradimento incide pesantemente all’interno di questa relazione? E’ questo il tipo di relazione che io voglio? E’ questa la persona che voglio al mio fianco? Queste domande ti portano a utilizzare a tuo vantaggio la grande occasione che il tradimento, la crisi, ci porta. Sembrano parole forti quelle che sto dicendo ma se ci pensi la parola “crisi” deriva dal greco e ha in sé due valenze, una quella di rottura e l’altra è quella di possibilità. Prova a sfruttare questo tradimento come una possibilità per imparare qualcosa e per crescere.
2 – Dai uno spazio confinato al dolore
Spesso i miei pazienti, all’inizio della terapia, mostrano una visione un po’ limitata di quello che è il dolore. Alcuni si vergognano a piangere e quindi tendono a trattenere tutte le emozioni dentro di sé come un effetto pentola a pressione, come una ferita che se non viene curata va in putrefazione. Altri invece si lasciano andare troppo al dolore, si chiudono dentro casa continuando ad alimentare pensieri negativi senza mai venirne a capo. Voglio che tu faccia una via di mezzo. A volte consiglio ai miei pazienti di prendersi uno spazio e un tempo precisi e stabiliti durante la giornata all’interno del quale piangere, lasciarsi andare al dolore e permettersi di rielaborare.
Il mio amico collega Jerry Grassi all’interno del suo libro “Autostima fai da te” parla della stanza 101. Un esercizio molto interessante e cioè chiudersi all’interno di una stanza e andare ad amplificare le proprie fantasie negative per la durata di mezz’ora. Metti la sveglia e dopo quella mezz’ora chiudi questo rituale, lavati la faccia e le mani e via come se nulla fosse accaduto. In questo modo dai uno spazio al dolore ma glielo dai in maniera confinata dandoti la possibilità di riprendere in mano le redini della tua vita.
3 – Riparti da te
Riprendi in mano la situazione della tua vita a partire da quelli che sono i tuoi hobby, gli interessi, le tue passioni e i tuoi valori. Non lasciati infinocchiare da chi ti vorrebbe diverso da quello che sei. Prova a chiederti: Chi sono veramente? Per capirlo ripercorri la tua infanzia. Quando eri un bambino è molto probabile che ti sia avvicinato a quello che tu sei realmente. Ripensa a quei momenti a cosa ti piaceva fare da bambino, a quali erano i tuoi eroi d’infanzia, quali erano i tuoi sogni le tue aspirazioni e i tuoi progetti. Non gettare via l’eroe nella tua anima! Come diceva Mahtma Gandhi: “Non permetterò a nessuno di camminare con i piedi sporchi nella mia mente”.
Dr. Roberto Ausilio – Psicologo Psicoterapeuta
www.robertoausilio.it
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