Sarà sicuramente capitato anche a voi di soppesare più e più volte numerose opzioni prima di prendere una vera decisione.
Fare una scelta, più o meno definitiva, comporta come conseguenza non da poco quella di escluderne mille altre di cui alcune potenzialmente appetibili.
Non è di sicuro un’azione facile: richiede tempo, energia e anche la capacità di rimanere poi sui propri passi senza essere assaliti da dubbi per alcuni irrisolvibili e fonte di logorio mentale.
Le scelte da prendere nel contesto della propria settimana o, più generalmente, della propria vita non sono sempre epocali o con conseguenze di dimensioni drastiche. Se ci soffermiamo a riflettere, infatti, possiamo notare come anche in momenti in cui ci riteniamo distratti o affaccendati siamo chiamati inesorabilmente a fare scelte e prendere decisioni.
Ad esempio succede quando guidiamo o pedaliamo in bicicletta: le prime volte, ancora inesperti, ci soffermavamo con attenzione sulla marcia da scegliere o su altri fattori da considerare per non perdere l’equilibrio e andare a sbattere; una volta presa confidenza con la prassi da seguire non ci pensiamo più e inseriamo il nostro “pilota automatico” interiore.
OCCHIO ALLE EURISTICHE..
Come dicevamo le scelte sono molte, ma fortunatamente per tutti quanti noi, alcune di queste scelte vengono fatte in automatico: siamo abituati a discriminare tra un percorso A o un percorso B, a estrarre dalla dispensa gli ingredienti giusti per la colazione e così via senza pensarci troppo.
È un meccanismo molto utile al consueto svolgimento delle nostre attività quotidiane senza che ci siano eccessivi intoppi dettati dall’affaticamento cognitivo ed emotivo.
Questo meccanismo di pensiero a noi familiare ma poco considerato, è conosciuto dalla psicologia con il termine euristica.
L’euristica, quindi, è essenzialmente una scorciatoia di pensiero che ci semplifica la vita.
Le semplificazioni, come intuibile però, possono presentare dei rischi, soprattutto quando sono eccessive.
Proprio nel momento in cui le nostre euristiche ci fanno sottovalutare tutte le variabili del contesto incorriamo in quelli che vengono chiamati “bias cognitivi”. Questi sono dei veri e propri errori di valutazione dettati dalla velocità e dalla superficialità con cui viene analizzata una situazione.
Le euristiche per funzionare, infatti, si basano su conoscenze acquisite e pregiudizi interiorizzati che però non sempre portano il processo di pensiero alla conclusione migliore.
Questi “errori” vengono prodotti spesso da un fatto.
Il nostro passato non è il nostro presente, ma può diventare il nostro futuro se ci muoviamo solo sulla base del primo: comportandoci e rispondendo come abbiamo fatto in passato avremo sempre gli stessi risultati e applicando sempre gli stessi sistemi di significato daremo il medesimo senso alle esperienze che facciamo.
Ebbene, la mente tende a portarci sempre nei soliti posti impedendoci a volte di cogliere nuove occasioni e di svoltare laddove il percorso è già tracciato.
Possiamo definire i bias cognitivi come delle vere e proprie distorsioni del pensiero (e di conseguenza alterano il comportamento).
Fortunatamente la maggior parte delle volte queste distorsioni non portano ad esiti negativi. Come si suol dire “la giusta misura sta nel mezzo” e le euristiche diventano disfunzionali solo quando contribuiscono a costruire una realtà soggettiva che pone l’individuo in una costante svalutazione di sé e degli altri, quando portano all’inattività e quando impediscono un buon adattamento all’ambiente e a un prolungato vissuto emotivo di rabbia, tristezza e paura che ne consegue.
Come e a cosa pensiamo ha delle profonde ripercussioni sulla nostra vita e sull’esito dei nostri interventi.
EFFETTO GALATEA..SCOPRIAMOLO!
Basti pensare al cosiddetto “effetto Galatea”, forse più conosciuto con il nome di profezia auto-avverante. Se crediamo che qualcosa accadrà molto probabilmente sarà così perché noi agiremo di conseguenza; perciò se siamo convinti che riusciremo a portare a termine un compito ci ritroveremo in una disposizione mentale tale da agevolare la messa in atto di comportamenti volti al successo.
La prima volta che, tra i banchi dell’università, gli studenti di psicologia incontrano e scoprono questo meccanismo spesso pensano di trovarsi davanti al manifesto del potere personale e generativo che custodiamo nella nostra mente: siamo veramente e direttamente artefici del nostro destino.
È un potere immenso e in grado di generare novità è successo ma è necessario saperlo gestire bene.
Come accennato prima, può avere risvolti anche molto negativi. Le distorsioni cognitive, ad esempio, sono tipiche di certe personalità e si ritrovano sistematicamente in alcuni disturbi mentali contribuendo alla loro formazione, ma soprattutto, cosa peggiore, al loro consolidamento e mantenimento.
Alcune persone incappano più facilmente in certi errori e ne fanno degli schemi cognitivi accessibili e preferenziali per la lettura della realtà. Nelle depressioni, per esempio, o nelle personalità che hanno organizzazioni tendenti ai disturbi depressivi è facile ritrovare bias cognitivi legati agli stili attributivi, alla percezione della propria efficacia, alla generalizzazione o i bias della negatività che rispecchiano e alimentano la seguente triade cognitiva: concetto negativo di sè, interpretazione negativa dell’esperienza e visione negativa del futuro (Beck A. T., 1984; Bara B. G., 2005).
In poche parole, le persone che tendono ad attribuirsi spesso la colpa e si vedono come incapaci di migliorare perché sono sempre state abituate a vedersi così finiscono per sperimentare sentimenti che, in definitiva, le bloccano realmente.
CONSIGLI PRATICI…
Cosa si può fare, quindi, per non cadere in questi errori mentali ma sfruttare al meglio la capacità della nostra mente di arrivare alla sintesi essenziale di ogni situazione?
La prima arma che dobbiamo sviluppare è l’auto osservazione e quindi è importante l’implementazione delle abilità che spesso hanno il prefisso “meta”, come per esempio la menzionatissima metacognizione che ci permette di riflettere sui nostri stessi costrutti mentali. Ciò non significa demonizzare o smettere completamente di utilizzare certi processi.
Se avete letto il nostro recente articolo sulla Mindfulness lo sapete, il trucco è quasi sempre quello: prendere distanza per osservare ciò che accade in noi e fuori di noi, perchè per poter iniziare a cambiare qualcosa basta semplicemente iniziare a guardarla.
La mente ha il potere di creare, plasmare e distruggere una o più parti di noi: usiamolo al meglio.
Se ti è piaciuto il nostro lavoro e vuoi richiedere informazioni o verificare personalmente se il percorso con uno psicologo può esserti d’aiuto, puoi, senza impegno, contattarci così:
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Bibliografia
Bara B. G. (2005), Nuovo manuale di psicoterapia cognitiva. Volume secondo. Clinica, Bollati Boringhieri.
Beck. A. T. (1984), Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi, Astrolabio editore.