Quante polemiche, quanta paura c’è in questi giorni rispetto all’apertura delle scuole!
Apertura che non si sa bene se, quando e come avverrà. Ora si inizia a capire qualcosina e pare che la riapertura ci sarà, e noi tutti ce lo auguriamo.
In questi giorni molti genitori mi stanno scrivendo e alcuni mi stanno contattando telefonicamente chiedendomi indicazioni, consigli, e in qualche caso “ricette miracolose” (che mi dispiace deludervi ma purtroppo non ho) rispetto a che cosa si può fare per riuscire a limitare i danni conseguenti al Coronavirus che ci ha portato in questa a situazione sia per quanto riguarda i bambini e i ragazzi (che nella maggior parte dei casi non vedono l’ora di tornare a scuola) e sia per noi genitori, che ci troviamo comunque a gestire situazioni per nulla semplici.
Ormai l’incertezza del futuro è diventata quasi incertezza del presente e tutti noi, non sapendo cosa accadrà da qui a un paio di settimane, stiamo ogni giorno a controllare i dati rispetto al numero dei contagi, dei ricoveri ecc.
Ma in questo clima di grande sconvolgimento sociale generale quali sono le difficoltà e anche le risorse, da un punto di vista psicologico, sia per noi genitori trentacinque/quarantenni e sia per i nostri ragazzi?
Voglio provare a dare un mio piccolo contributo fornendovi tre piccole indicazioni, in questo caso rivolte a noi adulti, che spero possano aiutarci nella ripresa delle attività scolastiche che si avviano in un clima molto incerto e pieno di incognite.
Poi mi dirai come la pensi tu e quali sono le tue considerazioni, scrivendole qui nei commenti: apriamo il nostro dialogo che è sempre positivo e proficuo quando riusciamo a farlo nel rispetto delle opinioni di tutti.
1. I bambini sono…bambini!
La prima indicazione che mi sento di dare riguarda il fatto che quando noi pensiamo ai nostri figli, ai nostri bambini e ai nostri ragazzi, dobbiamo sempre ricordarci che essi non ragionano con la mente dell’adulto, che il bambino ha assolutamente necessità anche psicofisiche cerebrali diverse da quelle di un adulto.
Mi riferisco alle idee relative all’utilizzo delle mascherine che, per carità, sono fondamentali per prevenire il contagio, ma allo stesso tempo dobbiamo considerare che non possiamo costringere bambini piccoli o ragazzi adolescenti all’immobilità assoluta fisica. Tale immobilità va nella direzione opposta ad altri loro bisogni altrettanto importanti rispetto alla salute fisica: i bisogni di socializzazione, i bisogni emotivi e i bisogni di empatia.
Ora con questo non voglio dire che ho la ricetta magica, però noi adulti che siamo educatori, genitori o anche presidi, o componenti di comitati tecnici e scientifici, dobbiamo sempre ricordarci che la Psicologia ci insegna che il cervello del bambino si sviluppa in maniera diversa rispetto a quella dell’adulto, e che è molto più sensibile a determinati fattori rispetto all’adulto.
E’ anche vero che un bambino rispetto ad un adulto ha capacità maggiori di adattamento e quindi possiamo in qualche modo trovare la direzione giusta per far passare determinati concetti ai nostri ragazzi che possono cambiare i loro comportamenti.
2. Superiamo l’idealismo!
L’idealismo che ci farebbe credere che “ok, i ragazzi hanno bisogno di socializzare e di stare insieme e quindi mandiamo all’aria tutte le misure preventive”
No.
Neanche questa posizione a mio avviso è sana!
Certo, la teoria è bella ma la pratica va calata all’interno di un contesto, e il contesto attuale è che purtroppo ci troviamo a fronteggiare ancora un problema serio, una pandemia in atto, e quindi dobbiamo cercare di ragionare più in un senso di limitazione dei danni psicologici piuttosto che su quello che sarebbe l’optimum, perché sull’optimum dobbiamo purtroppo fare qualche deroga in questa fase.
Anche noi stessi come genitori, come ho scritto nel libro “Genitori competenti”, dobbiamo sempre tener conto del contesto, delle circostanze e dell’età nei nostri ragazzi e andare a calibrare la comunicazione, a calibrare l’educazione in base alle necessità.
3. Sviluppare il pensiero creativo
Terzo e ultimo punto è quello che secondo me andrebbe un po’ più sviluppato e cioè “il pensiero creativo”.
Ad esempio mi chiedo: ma perché non facciamo degli ingressi scaglionati a scuola?
In questo modo potremmo evitare gli assembramenti. Allora anziché far entrare tutti alle 8 potremmo far entrare una classe alle 8, una classe alle otto e mezza, una classe alle 9 e così via; si potrebbero pensare a degli orari diversi; si potrebbe pensare di aprire le scuole anche di sabato o di domenica o in orario anche serale in una situazione di emergenza come quella attuale per evitare assembramenti, per evitare situazioni che facilitino il contagio.
Questa è una piccola idea, forse anche non percorribile, non lo so, però quello che voglio dire è che in questa fase dovremmo cercare tutti quanti di ragionare non in maniera convergente ma in maniera divergente, cioè provare a vedere le situazioni ribaltandole e da un’altra ottica.
E credo che in questa fase anche gli artisti possano dare una mano, quelle persone cioè che riescono a cogliere sfumature che un pensiero rigido non riesce a cogliere, e potrebbero aiutarci a trovare delle soluzioni anche creative che a volte sono semplici, che abbiamo a portata di mano ma che alle quali proprio non riusciamo a pensare.
Paradossalmente possiamo imparare tutto ciò anche dai ragazzi. Quindi facciamoci aiutare anche da loro, che hanno meno sovrastrutture mentali di noi. Quelle sovrastrutture che a volte ci impediscono di vedere l’ovvio che ai ragazzini non sfugge e che possono darci a volte delle soluzioni interessanti.
In conclusione…
Queste sono solo tre considerazioni rendendomi conto che i temi sono complessi e rendendomi conto che ognuno poi ha un suo modo di pensare.
Ma, nonostante ciò, voglio fare un piccolo appello ai politici: prendete delle decisioni, date delle indicazioni chiare e univoche e prendete le vostre responsabilità perché è chiaro che nessuno ha la sfera di cristallo, ma il ruolo del politico deve essere quello di dare delle indicazioni e delle direttive chiare.
Poi possono essere condivise o non condivise, ma vanno in qualche modo esplicitate in maniera da non creare dubbi e incertezze, perché questa pandemia (anche di paura) si può arginare con indicazioni semplici, precise e comprensibili da tutti.
Voglio salutarvi con una frase di Malcom-X che dice che
Ciao e Buona Vita.
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Dr. Roberto Ausilio – Psicologo Psicoterapeuta
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