“L’errore ci dona semplicemente l’opportunità di iniziare a diventare più intelligenti.”
(Henry Ford)
Errare è umano, oltre ad essere un’opportunità eccezionale per crescere in modo umile e renderci conto che la vita è una prova quasi continua da cui apprendere e migliorarsi. Di conseguenza, sarebbe anche opportuno accompagnare ogni errore, ogni disattenzione ed ogni offesa con uno “scusami”. Una virtù di pochi e che molti dovrebbero mettere in pratica.
Questo meccanismo interno di autovalutazione, tramite cui ci rendiamo conto di non aver agito in modo corretto, è dominato spesso dalla dimensione del nostro “ego”. Non esiste risposta peggiore di quella di chi, lungi dall’empatizzare con una persona ferita, si concentra unicamente sulla sottile, ma impetuosa, necessità di proteggere tale dimensione.
Riflettendoci, la parola “scusa” viene fin troppo usata ogni giorno: quando per strada urtiamo qualcuno, quando interrompiamo istintivamente il discorso di un amico per dire la nostra opinione o quando arriviamo in ritardo a un appuntamento. Tuttavia, sono in pochi che, dopo essersi sbagliati in un ambito più delicato e profondo della loro vita, sono capaci di mettersi in prima linea a volto scoperto e a dichiarare di essersi realmente comportati male e che per questo: “ti chiedo scusa”.
L’errore: un elemento umano
Nessuno di noi è infallibile, siamo tutti straordinariamente in grado di sbagliare. L’errore non va visto necessariamente come un aspetto negativo (entro i limiti in cui non si rischia veramente di danneggiare qualcosa/qualcuno), ma nel profondo ha un alto valore significativo.
L’errore è un invito diretto a migliorare.
A volte gli equivoci, come disse James Joyce, non sono altro che “portoni verso la scoperta”. La scienza stessa è piena di incredibili fatalità che portano famosi scienziati a fare una scoperta dopo uno degli errori più opportuni.
Quando l’errare e il chiedere scusa risultano “negativi”…
Un elemento umano così intrinseco e “quotidiano” assume la sua connotazione più complessa quando è sinonimo di offesa, di affronto o di umiliazione ad altre persone. Queste situazioni si intensificano ancora di più quando non vi è un riconoscimento espresso dell’offesa e la persona lo commette di nuovo. Le cause di ciò potrebbero essere l’orgoglio o una profonda immaturità emotiva.
Purtroppo, viviamo in una società iper tecnologica che penalizza l’errore. Si tratta di una società che si scusa molto poco e quando lo facciamo, a volte dimostriamo quell’immaturità chiedendo scusa per SMS o pubblicando le proprie scuse sui social network in modo che la persona interessata non abbia altro rimedio che cedere.
e quando, in realtà, non lo sono…
Ai bambini di oggi viene insegnato che sbagliare è negativo. Per il sistema educativo attuale, l’errore dell’alunno è sterile e sanzionabile, da correggere applicando, prima di ogni altro intervento, una punizione. Il bambino, in tale contesto, impara a sviluppare dei potenti meccanismi di difesa in grado di camuffare l’errore, per non vederlo e poter, così, proteggere la sua autostima.
In questo modo: se non sono capace a vedere il mio errore, e né desidero notarlo, allora non devo chiedere scusa.
Col passare degli anni, si è persa la qualità delle scuse e le persone tendono a nascondersi dietro a un “ego” ingigantito e fortificato. Non si è ancora capito che, purtroppo, così facendo tutti noi perdiamo meravigliose opportunità di imparare e migliorare trattando l’equivoco o l’errore come negativo e da sanzionare.
Le scuse autentiche
Il perdono autentico, che sana e che avvicina, non può essere offerto come chi pratica un semplice atto altruista. Il perdono è, prima di tutto, un atteggiamento e l’evidente decisione di essere coraggiosi. Non credete? Vuol dire esattamente riconoscere i propri errori per dimostrare a chi abbiamo davanti che siamo consapevoli di cosa abbiamo provocato e che ci impegneremo a non far ripetere lo stesso episodio. Tuttavia, dobbiamo tenere bene a mente che non tutti i “mi dispiace” valgono allo stesso modo e che non sempre verremo perdonati a ogni nostro errore.
Ad ogni modo, bisogna scusarsi, e bisogna farlo sinceramente.
Qualche semplice consiglio per chiedere realmente “scusa”:
- abbattere i pregiudizi > la nostra società continua ad associare le scuse alla debolezza; è giunto il momento di capire che nessuno è più coraggioso di chi è in grado di chiedere scusa con umiltà;
- mantenere il contatto visivo > è necessario guardare gli occhi della persona a cui abbiamo fatto male per esporle, con chiarezza, in cosa ci siamo sbagliati, senza indugiare in false giustificazioni;
- riconoscere le proprie responsabilità e i propri limiti;
- esprimere sempre la chiara volontà di riparare all’errore commesso;
- dar voce all’empatia.
Le incomprensioni con gli altri sono all’ordine del giorno. Cosa ci rimane addosso, molto spesso? Musi lunghi, silenzio e cattivo umore. Proprio per non prolungare questo stato di tensione e di malessere è opportuno saper chiedere scusa e ricominciare a sentirsi più sereni, sia individualmente che reciprocamente.
“Chiedere scusa è un gesto che rafforza l’amicizia, chiarisce i dubbi, è un rimedio contro l’odio, non è mai un segno di debolezza.”
(Romano Battaglia)