Perché si dipende dalle relazioni via chat”?
Il presupposto dal quale partire è che nella chat non si incontra la realtà del proprio interlocutore/della propria interlocutrice, così come non ci si fa incontrare dall’altro per quello/a che si è. Nel rapporto da “dietro uno schermo” (pc o cellulare che sia) mancano la fisicità, i propri modi di essere, di porsi, di muoversi, ma anche di pensare, di parlare, di esprimersi con un certo volume e tono della voce, con una propria mimica, con le proprie pause, con i propri sguardi. Lo schermo diventa un muro rispetto al contatto con la realtà, che viene alterata e deformata. Questa trasformazione della realtà riguarda entrambi i protagonisti della comunicazione:- l’interlocutore, la cui immagine si arricchisce e costruisce sulla base delle proiezioni mentali dell’altro;
- l’immagine di se stessi, poiché nel virtuale si ha la possibilità di mostrarsi con abiti diversi, di manifestare la parte migliore di sé o anche di mettere in gioco parti e aspetti che non appartengo a sé ma che si vorrebbe tanto fossero propri. Spesso si ha un ideale dell’Io, un’immagine di sé, a cui si vuole volgere e il virtuale consente di mascherarsi, di creare una realtà (virtuale) in cui poter fingere di essere ciò che non si è (i nickname o l’anonimato consentono questo).
Innamoramento e amore, nella vita reale e nel virtuale
L’immagine mentale che ci si crea dell’altro (anche nella quotidianità, casomai perché lo si è incontrato in un locale o perché si è vista l’immagine-profilo in Facebook), nel corso della conoscenza concreta, si avvicina sempre di più all’immagine reale dell’altro permettendo ai due protagonisti di poter giungere al “mi piace” o “non mi piace”. Si può parlare di amare l’altro, e non solo di esserne innamorati, quando si riesce a vedere l’altra persona per quello che è, accettando e comprendendo nell’immagine che di lei ci si è fatti, anche i suoi lati ombra, i difetti, i nodi, il non essere completamente aderente alle proprie aspettative ma, nonostante questo, di desiderarla comunque nella propria vita. Nella chat questo passaggio dall’innamoramento all’amore non avviene, proprio perché la realtà non viene mai incontrata e si rimane perennemente in uno stato acceso di interesse, di fantasia, di “cotta”. È proprio questo stato di “cotta”, ovvero il non avere contatto con la realtà, a incastrare il cliente che protrae per mesi le conversazioni nei Siti di Incontri, senza arrivare mai a conoscere davvero, vis-à-vis, la sua interlocutrice. D’altronde, chi glielo fa fare di rinunciare a questo turbinio di emozioni?. di “farfalle nello stomaco”?La radice dell’incastro nelle relazioni virtuali
Ma la vera domanda è: perché questi clienti, uomini adulti, dopo due, quattro, sei mesi di conversazioni virtuali, accettano (con più o meno turbamento), di rimanere nel circolo della chat a pagamento? Perché c’è un grande conflitto tra:- il desiderio di conoscere l’altro per la sua e propria realtà
- e il voler mantenere l’immagine che ci si è fatti dell’altro (e che di sé si ha dato all’altro)
- allevia, anzi, annulla l’ansia che inevitabilmente accompagna il confrontarsi realmente con l’altro;
- funge da compensazione di bisogni profondi: quello di ricevere valore, interesse, di sentirsi “pensati”, desiderati… peccato, però, che questa compensazione sia solo apparente, effimera, e, così come il rapporto virtuale stesso, svanisce alla prima disconnessione, lasciando un profondo vuoto dentro.
RISVOLTI
Se questa situazione si ripropone per mesi, il rischio è che la persona si dia come unica possibilità di relazione, quella di costruirsi un mondo alternativo in cui vivere, scappando inevitabilmente da quello reale, dalle proprie relazioni e anche dall’eventualità di farsi incontrare, conoscere e aprirsi ad altre persone, fisicamente esistenti. Vivere nella fantasia, a lungo andare, significa rimanere bloccati. Infatti, con una relazione esclusivamente via chat, per quanto profonda sia, non si convive, non ci si sposa, non si avranno figli e, banalmente, non si mangia, non si dorme, non si sta mai con una persona concreta, fisica, vera. E allostesso tempo, per quanto la si possa sentire “vicina”, non si verrà accarezzati da lei, abbracciati, guardati, scaldati; non ci saranno mai quel sorriso o quell’occhiolino ricevuti perché l’altra ha semplicemente notato una nostra espressione nel volto.Alla fine si è soli. Profondamente e angosciosamente, soli.Si rimane incastrati in un via-vai di proiezioni che nulla hanno a che vedere con le autentiche relazioni, perché a vincere non è il desiderio di conoscere l’altro e farsi conoscere, ma la paura della realtà: essere rifiutati, rimanere delusi, non piacere, essere impacciati, avere dei blocchi sessuali (cosa che nelle chat, “chissà perché”, non si manifesta mai quando, invece, non sarebbe irreale aspettarsi persone con disturbi nella sfera sessuale, come problemi di erezione o ansie da prestazione). Si può parlare di Dipendenza da chat, nel momento in cui c’è una reale compromissione rispetto all’area sociale, lavorativa, affettiva, familiare, per la necessità di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete, trascurando gli impegni della vita reale e sentendosi totalmente incapaci di interrompere volontariamente l’utilizzo del web e quindi di mettere fine a questa modalità di comunicazione. Le relazioni online diventano rapidamente più importanti dei rapporti nella realtà con la famiglia e con gli amici reali.
© DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto www.ilariacadorin.com