“Allenare è guidare insieme persone con diverse esperienze, talenti, interessi, incoraggiandole ad assumere la responsabilità del loro ruolo, portandole ad un continuo miglioramento.” – T. Peters, N. Austin
E’ un’ovvietà sostenere che in tutti gli sport l’allenatore ha un ruolo fondamentale e, proprio per questo motivo, risulta importante portare l’attenzione su ciò che a lui viene richiesto.
Esistono allenatori “nella media” e allenatori top e il segreto di questi ultimi risiede nella capacità di unire alle abilità tecnico-tattiche, solitamente richieste, competenze di tipo comunicativo-relazionale.
Seguiranno ora una serie di qualità a cui ogni “bravo” allenatore dovrebbe mirare.
Per quanto riguarda le caratteristiche fisiche, ci si aspetta dal Mister che sia innanzitutto sano fisicamente, prestante, che abbia cura del suo corpo (sonno, alimentazione) e che sappia ascoltarlo, regolandone e gestendone i ritmi.
A livello tecnico-tattico il bravo allenatore è competente, grande osservatore delle dinamiche di gioco, puntuale, intraprendente, aggiornato, innovativo, curioso e allo stesso tempo affidabile nella scelta degli esercizi e del modello di gioco.
Queste sono caratteristiche centrali ma non sufficienti se l’allenatore, dal punto di vista psicologico, non mostra prima di tutto di nutrire passione ed entusiasmo verso ciò che fa, di avere una buona e sana immagine di sé (quindi sì all’autostima, con l’attenzione che non scada in egocentrismo e bisogno di primeggiare).
Il buon allenatore è positivo e propositivo, sa essere simpatico e amichevole senza farsi mancare di rispetto, sa esultare con la squadra nella vittoria ed essere emotivamente presente nella sconfitta. Sa osservare non solo le dinamiche in campo ma anche le dinamiche relazionali, fra i giocatori, e interne al singolo. Cerca di leggere ciò che “passa per la mente” al giocatore, domandandosi cosa gli sta comunicando, quali sentimenti sta provando, quali sono i suoi bisogni e le sue motivazioni.
E’ flessibile, è capace di accettare idee e proposte altrui mettendosi in gioco ed evitando di innalzarsi alla posizione di “quello che sa”. E’ in grado di gestire lo stress e la frustrazione dovuta a sconfitte o problematiche interne ed esterne alla squadra e questo dà ai giocatori la spinta e il modello da imitare per far fronte ai momenti di pessimismo, insicurezza, insoddisfazione e stanchezza.
Il bravo Mister è inevitabilmente un leader, una guida: non chiede ai giocatori di seguirlo perché sono loro a seguirlo spontaneamente per il raggiungimento dell’obiettivo comune, la vittoria.
Si diventa leader quando si è capaci di comunicare chiaramente obiettivi e compiti, quando ci si assume la responsabilità di eventuali errori sentendosi parte del gruppo; quando si è in grado di modulare la comunicazione interpersonale, in alcuni casi ascoltando e aprendosi alla discussione e in altri mostrandosi più direttivi, sapendo distinguere quando è il momento di incoraggiare il giocatore e quando occorre invece affrontarlo in maniera più dura. Un leader si è conquistato il rispetto e l’ammirazione non solo per il ruolo rivestito bensì per l’approccio umano adottato.
Vorrei infatti citare 3 elementi che ritengo davvero imprescindibili: l’affetto, la stima, l’accoglienza che il Mister dovrebbe nutrire verso i suoi giocatori.
Se l’allenatore (così come il capo d’ufficio, l’educatore, il padre…) non comunica questo tipo di sentimenti, che il giocatore (il dipendente, il figlio…) abbia 10 o 30 anni, non potrà aspettarsi da lui chissà quali risultati. Quando il giocatore sente e vive la critica, la chiusura, la distanza, sarà meno motivato, invogliato e spronato a dare il meglio di sé.
Ogni singola caratteristica del “buon allenatore” sarebbe da approfondire ma per il momento può essere già d’aiuto avere uno specchietto che permetta a ognuno di valutarsi, a prescindere che si ricopra o meno il ruolo di allenatore: le caratteristiche psicologiche elencate, infatti, sono basilari, che tu voglia essere un buon capo, un buon educatore… o un buon padre.
“I miei giocatori sono sempre i migliori al mondo, anche se non lo sono” – Jose Mourinho
DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
Psicologa clinica e psicologa dello Sport
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