“Perché mi ha tradita?”
Quante volte dentro al mio studio ho sentito pronunciata questa frase, nel dolore e nella rabbia, sia da donne sia da uomini.
Un grido soffocato che ricerca spiegazioni, che prega di trovare un “perché” in grado di giustificare e attenuare la frammentazione che si vive in quel momento.
Molti ritengono che in questi ultimi anni i tradimenti siano aumentati rispetto ad un tempo. Non abbiamo dei dati per confermare o meno tale ipotesi ma è certo che in quest’epoca, rispetto anche solo a quella dei nostri nonni, c’è una richiesta reciproca di maggior qualità relazionale. Un’altra cosa che io e molti miei colleghi abbiamo constatato è che l’avvento, non tanto delle chat, quanto piuttosto di Facebook, ha semplificato e velocizzato la modalità che le persone hanno di conoscersi ed avvicinarsi, con un proporzionale incremento del rischio di essere tentati e provocati… e di tentare e provocare.
Il tradimento è un’esperienza percepita dal “tradito” sempre come altamente destabilizzante.
Esattamente come durante un terremoto la terra trema sotto i nostri piedi, scoprendo un tradimento tremano le nostre certezze, le nostre sicurezze, tutto ciò che davamo per certo, per scontato.
Il tradimento è un attacco violento al Sé della persona, la parte più profonda di ognuno di noi, perché nella coppia ognuno di noi affida parti di se stesso e quando si tradisce la coppia, si uccide non solo la coppia in sé ma anche il partner e ciò che era stato investito consciamente e inconsciamente nella relazione.
Arriviamo quindi al dunque… perché avviene il tradimento? Perché nella coppia sopraggiunge l’amante?
Il terzo o la terza incomodi nella coppia, gli amanti, sono molte volte l’unico sistema che un uomo o una donna hanno per rivelare al partner la fine, un modo per dirsi: “La nostra storia è finita“.
Nessun tradimento cade dal cielo inaspettatamente anche se, nell’immediato, chi è stato tradito può avere questa percezione. Il dire “Eravamo la coppia perfetta!” oppure “Non avevamo alcun problema!” sono pensieri che già ad una seconda valutazione iniziano ad essere scardinati.
I problemi c’erano ma può essere che il “tradito” non ne avesse barlume poiché spesso il traditore ha una costruzione di Sé così mascherata, anche e soprattutto verso se stesso, che il compagno o la compagna non riescono assolutamente a captare odore di pericolo. Infatti il partner che tradisce è in grado di mentire con una capacità da Oscar, da non essere sgamabile nemmeno da Paul Ekman.
Occorrerebbe chiedersi cosa ha reso difficile alla coppia il potersi dire chiaramente che il castello entro il quale credevano di vivere era già rovinato e stava in piedi solo per apparenza.
Perché c’è stato il bisogno di appoggiarsi ad una terza persona per far emergere che la relazione era in uno stato di fragilità e di pericolo?
Di solito questa chiarezza non è comune nelle coppie anche se esistono donne e uomini maturi e adulti che parlano con il compagno delle loro difficoltà, prima di fiondarsi con il corpo e/o con la mente su di un sostituto.
Tanti altri invece, incapaci di gestire verbalmente le frustrazioni, usano l’escamotage dell’amante perché è più comodo, perché è molto più difficile e impegnativo fermarsi, riflettere, capire che se c’è un interesse per un’altra persona probabilmente non si è completamente soddisfatti della relazione che si vive nella quotidianità.
Basta raccontarsi balle! Basta dire “Ma io amo mia moglie/mio marito… anche se HO l’amante!”.
Ai miei pazienti faccio sempre un esempio: prendete due oggetti di riferimento di fronte a voi, dovunque voi siate, e guardateli. Io ora ho una candela e un libro. Provate a guardarli tutti e due insieme contemporaneamente. Provateci. Guardateli entrambi. Contemporaneamente. È impossibile, vero? Già. O si guarda uno o si guarda l’altro. O guardo il libro o guardo la candela. Posso velocizzare il movimento oculare, posso cercare persino di sfocare la vista per tenerli entrambi nel mio campo visivo… rischiando, alla fine, di perdere entrambi gli oggetti.
Così è con le relazioni. Non posso guardare il/la partner e l’amante contemporaneamente, allo stesso modo.
Non posso dare loro la stessa mia attenzione, la stessa mia energia.
O guardo uno o guardo l’altro.
Uno ci guadagna e uno ci perde.
Sempre. Fine della storia.
L’amante entra nella coppia e svela la situazione di crisi.
Attenzione però, se la mia riflessione finisse qui tutti voi potreste ritenere che ogni tradimento conduce inevitabilmente alla fine della relazione di coppia… E invece no!
Certamente attraverso il tradimento si sta dicendo all’altro che la storia “è finita” ma, aggiungo io, “è finita nella forma che aveva preso in quel momento della loro storia”.
Si tratta di una fine della relazione così-per-come-è-arrivata-a-quel-punto.
Il tradimento diventa dunque una richiesta di cambiare, di modificare qualcosa perché “così non si va avanti” e anziché essere una situazione contro-la coppia, diventa una relazione per-la coppia, un’occasione per rilanciare i dadi e cominciare una nuova partita, con nuove condizioni e nuovi presupposti e premesse.
Inoltre, forse non tutti sanno che l’amante non é scelto a caso ma ha delle caratteristiche precise che solitamente nel partner “fisso” mancano o sono venute meno nel tempo. È come se il traditore mandasse al tradito (scusate i termini, ma è per capirsi velocemente) un messaggio in 3D con scritto: “Guarda di che cosa ho bisogno… guarda di che caratteristiche ho bisogno per stare bene“.
Non sopporto dare consigli e nel mio lavoro non li si danno, ma eticamente una parola mi sento di dirla, dato che a leggerci in questo blog siete moltissimi:
NON BUTTATEVI VIA.
Non buttate mai via una relazione in quattro e quattr’otto.
Può essere che il tradimento porti a chiudere una storia che ad entrambi stava stretta.
Oppure può essere che il tradimento vi permetta di riprendervi per mano e ricominciare su nuove basi.
Ma in ogni caso, non siate leggeri nell’affrontare il futuro vostro e di coppia (ancor di più se avete dei figli!).
Fatevi accompagnare e guidare da professionisti che diventino per voi mediatori e guide per il cammino che deciderete di percorrere, che sia verso la chiusura o verso la ri-costruzione.
Ma non buttate tutto al vento.
DateVI valore.
Rispettate ciò che siete, ciò che siete stati e ciò che avete costruito.
Fino, e oltre, la fine.
DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
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