In queste vacanze natalizie mi sono data ai film che durante il periodo di lavoro non riesco mai a guardare.
Ieri ho visto MALEFICENT, con Angelina Jolie, una revisione del cartone “La bella addormentata nel bosco“.
Per chi ha visto entrambi i film Disney, la differenza è abissale ma fra tutte ce n’è una più importante: nel cartone la strega Malefica è davvero cattiva, una cattiveria che nei cartoni di oggi non si ritrova nemmeno più (sulla stessa linea d’onda c’è anche la strega di Biancaneve… angosciante).
Nel film Maleficient invece la storia cambia.
LA STORIA DELLA FATA “CATTIVA”
Racconta della brughiera, un bosco abitato da troll, fate, fatine, alberi viventi e chi più ne ha ne metta. Fra tutte le fate ce n’è una, bellissima e molto buona, con due corna sulla testa e due grandissime ali, come un’aquila, che le permettono di volare fin sopra le nuvole. Il suo nome è Malefica.
Un giorno si avventura nella brughiera Stefano, un ragazzino orfano e povero, che dorme in un pagliaio. Stefano incontra la fata Malefica e la loro amicizia si trasforma nel tempo in amore. Stefano però invidia la vita del castello e desidera tanto poter un giorno farne parte. Un giorno, infatti, sparisce, lasciando Malefica di nuovo sola.
Passano gli anni e il re, deciso a volersi inoltrare nella brughiera e sconfiggere la magia di cui essa era intrisa, raduna l’intero esercito ma viene sconfitto dalla forza di Malefica e degli esseri animati della brughiera.
Il re, sconfitto psicologicamente e anche molto debole fisicamente, dice ai vari uomini attorno a lui, su letto di morte, che chi avrebbe ucciso Malefica, avrebbe sposato sua figlia divenendo così l’erede al trono. Fra quegli uomini c’è anche Stefano, che negli anni quindi era riuscito a farsi strada nel mondo cortigiano.
Stefano si ripresenta, quindi dopo anni, alla brughiera e subito trova Malefica. Passano qualche ora insieme e tutto sembra essere tornato esattamente com’era quando erano ragazzini. L’obiettivo di Stefano era però rimasto lo stesso: diventare erede al trono. Addormenta così Malefica facendole ingerire una bevanda e poi, non riuscendo ad ucciderla, le taglia le sue splendide ali e le consegna al re, ottenendo l’eredità al trono.
Malefica, al risveglio, urla disperata e tutta la brughiera crolla nel buio. Dopo qualche tempo, tramite il suo servo Fosco, un corvo trasformato in uomo, Malefica viene a sapere della nascita di Aurora, figlia del re Stefano e della regina e lì il cartone ritorna, con la scena di Malefica che si presenta alla festa del castello e che, dopo gli auguri “magici” delle fatine, dà il suo “auguro” malefico: Aurora sarebbe cresciuta in grazia e bellezza e tutti si sarebbero innamorati di lei, ma nel giorno del suo sedicesimo compleanno, ella si sarebbe punta con l’ago di un arcolaio e sarebbe caduta in un sonno profondo, interrotto solo dal bacio del vero amore.
Dietro questo maleficio, c’è tutta la rabbia di una donna ferita nel cuore e nella dignità: tradita dall’uomo che amava che, per invidia e sete di potere, le ha distrutto la vita tagliandole le ali. Il maleficio è di una cattiveria esorbitante, se pensate che in realtà, disillusa dall’esistenza del “vero amore”, per Malefica quel sacrilegio segnava un sonno-senza-fine, per la piccola Aurora.
Il re a quel punto, non poté far altro che ordinare all’esercito di sequestrate tutti gli arcolai del regno e metterli nelle segrete del castello, bruciandoli (alcuni… ma chissà come mai non tutti. Del resto, anche se è un film, rimane l’aspetto “fiabesco”). Alle tre piccole fatine che avevano augurato invece alla piccola Aurora solo-cose-belle, viene ordinato di nascondersi nel bosco e di crescere e allevare la principessa e di riportarla dopo il giorno del compleanno, sperando così di fuggire al maleficio (non c’entra nulla ma è carino sapere che chi interpreta Aurora bambina è proprio una delle figlie di Angelina Jolie).
Malefica da subito, grazie al suo fedele corvo, scopre la nuova abitazione della bambina e diventa la sua ombra, sempre presente: a nutrirla, quando le zie sbadate non sanno come interrompere i suoi pianti, a proteggerla dalle cadute nel burrone mentre sta giocando ad inseguire una farfallina.
Quando Aurora ormai è grande, incontra Malefica e, anziché spaventarsi, sorridente dice di sapere chi lei sia, ovvero la sua “fata madrina”, la sua ombra che l’ha protetta e seguita da quando è nata. Il film ha quindi preso una piega completamente diversa rispetto al cartone: Malefica non è la “strega cattiva”, ma è la strega buona ed estremamente amorevole con Aurora.
Il legame tra le due aumenta sempre di più, tanto che la strega decide di annullare il sacrilegio che le aveva fatto alla nascita, preda della rabbia e del dolore per il tradimento di Stefano, ma sfortunatamente non riesce nel suo intento.
Nel film i tentativi di Malefica di proteggere e salvare Aurora sono davvero moltissimi e il finale vi lascerà a bocca aperta.
Siamo negli anni in cui nemmeno i cartoni identificano il “bacio del vero amore” con il principe azzurro (donne, dobbiamo accettare questa triste e cruda verità), ma con l’azione di altre figure, così come nel cartone Frozen è la regina Elsa a sciogliere il cuore di ghiaccio della sorellina Anna.
COSA SI NASCONDE DIETRO IL FILM
La fortuna di avere una formazione psicologica è che ogni situazione può essere letta in una chiave più profonda rispetto al soggettivo commento verso un film (“bello”, “mi è piaciuto”, “lasciate perdere”).
Vediamo quindi alcuni significati per punti:
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“Non si nasce cattivi, lo si diventa”
Il titolo dell’articolo “Non si nasce cattivi, lo si diventa”, già ci ricorda che non esiste l’essere cattivi o stronzi, “dalla nascita” (come invece una mentalità “povera” è indotta a credere). La cattiveria, la rabbia, sono risultati di una profonda ferita che non è stata elaborata. Spesso infatti si tratta di ferite “antiche”, infantili o comunque legate alla prima giovinezza (può essere interessante leggere le storie di qualche serial killer per scoprire che tutti hanno avuto un’infanzia estremamente traumatica).
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IL DOLORE DEL TRADIMENTO
Come già accennato nel racconto della trama del film, Malefica è prima di tutto una donna tradita, nel cuore (l’amore per Stefano) e nella dignità (l’amputazione di una parte di sé che la rendeva quello che era: una fata). Il tradimento da parte di chi si ama crea una lacerazione atroce che richiede tempo, energia e forza per essere superata (leggi gli articoli “LA SEPARAZIONE E’ COME IL LUTTO” e “PERCHE’ MI HA TRADITA?“). Nell’elaborazione della fine di una relazione, avvenuta eventualmente anche per “tradimento”, una delle fasi da attraversare è anche quella della rabbia che, se non contenuta, può portare a reazioni davvero incontrollate. Nel film, questa “reazione incontrollata” è il sacrilegio e il desiderio non tanto di morte della bambina, quanto piuttosto di far provare a Stefano lo stesso dolore che lui le ha causato. Nella realtà sono quei gesti di cui la cronaca parla… sfregiare il volto dell’ex compagna rovinandole la vita oppure causarne volontariamente la morte fisica. Certo, non a tutti la rabbia dell’abbandono porta ad azioni simile (per fortuna) ma si innescano nelle persone già nella struttura interna molto fragili.
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LA POSSIBILITA’ DI RIPARARE
Malefica nel film si trasforma: l’odio nei confronti di quella bambina, chiamata da lei “Bestiolina”, diventa attenzione, diventa cura… e quando ci sono cura e attenzione, lì sta nascendo l’amore. Se nel cartone “La bella addormentata nel bosco” la strega nasce e muore da “cattiva”, nel film “Maleficent” la fata Malefica nasce buona, a seguito della ferita diventa “cattiva” ma, di fondo, rimane buona tanto da farci dire durante la visione del film “Io sto dalla sua parte!”. Malefica fa di tutto per evitare ad Aurora di cadere vittima del suo vecchio sacrilegio, sia provando a rimuoverlo sia cercando il principe-del-bacio-di-vero-amore, e nonostante sia stata lei la causa del maleficio, è proprio il suo amore verso Aurora a salvarla.
Provate a pensare nella vita quante volte vi è capito di reagire male verso i vostri figli, verso il partner, verso il genitore, vero i fratelli o gli amici. Quante volte vi è capitato di fare o dire cose in preda alla rabbia che hanno creato nell’altro un profondo dolore. La principessa Aurora durante il film viene a scoprire del maleficio che Malefica le inflisse alla nascita ma accanto a questo gesto, c’era anche tutto il resto da tener presente, tutto l’amore, la cura, la vicinanza avuta negli anni della sua crescita da parte di Malefica. Agli sbagli si può rimediare. Le ferite si possono curare. Solo ad un patto: che il cambiamento nel “cattivo” sia reale e autentico e forse è proprio questo che a volte nella vita reale manca.
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L’AMORE VINCE. SEMPRE
Anche in questo film l’amore, quello vero, vince. Non l’amore di un uomo avido di potere e invidioso della vita nel castello che tradisce la sua amata per ottenere la corona. Non l’amore di un padre che per “proteggere la figlia” l’ha segregata nel bosco. Vince l’amore di chi ogni giorno ti sta vicino (Malefica), di chi ogni giorno, casomai nella disattenzione (le fatine), ti porta nel cuore. Non vince l’amore dell’ultimo fighetto arrivato (il principino da cui, senza conoscere realmente Aurora, ci si sarebbe aspettati il miracolo”) ma quello maturato nel tempo, con la conoscenza e la condivisione di esperienze, non solo di gioco ma anche di fatiche, di crisi e di successive riparazioni.
Quando Stefano, dopo anni, tornò da Malefica, lei non fu rancorosa o piena di rabbia ma si rivelò pronta a perdonarlo, ad accettare la riparazione di Stefano. Del resto non è il male inflitto a tradirci ma la mancanza di riparazione dello stesso. Non sono i litigi a rompere il legame ma la mancanza della possibilità di fare, realmente, pace.
© DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
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