Autocontrollo e sforzo cognitivo sono forme di lavoro mentale. La nostra mente non può lavorare nello stesso momento a troppe cose, le sue risorse sono limitate.
Diverse indagini psicologiche hanno dimostrato che chi è sottoposto simultaneamente a un compito cognitivo difficile e a una tentazione tende maggiormente a cadere in tentazione. Sarà capitato anche a te di mangiare più dolci o fumare più sigarette mentre sei concentrato sullo studio. È come se il tuo cervello che normalmente tiene a bada le tue voglie, non avesse abbastanza energie per comprendere le nozioni che stai leggendo e allo stesso tempo limitare i tuoi vizi.
Più egoismo, tentazioni e spontaneità quando sei impegnato
Le persone che sono cognitivamente indaffarate hanno maggiore probabilità di compiere scelte egoistiche, usare un linguaggio sessista e formulare giudizi superficiali sulla società. In pratica per essere brillanti occorre concentrazione e relax mentale. Quando vengono meno queste due condizioni, magari perché siamo stanchi o distratti da qualcosa che ci crea ansia, la nostra personalità subito peggiora.
Non tutti diventano egoisti, sessisti, dipende da quali sono i loro pensieri automatici. Diciamo che in condizioni di sovraccarico mentale liberiamo quello che abbiamo dentro perché non siamo più in grado di trattenerlo né di filtrarlo per proporlo al mondo esterno depurato di ogni aspetto critico.
Inutile dire che il cervello viene sovraccaricato non solo dalle preoccupazioni e dallo sforzo genuino, ma anche dallo sforzo evitabile legato all’assunzione di sostante psicotrope legali, come gli psicofarmaci o l’alcol, o non legali, come altri tipi di droghe.
La preoccupazione uccide la performance
Quando sei è troppo preoccupati di fare bene un compito si finisce con il peggiorare il proprio rendimento. Questo perché carichiamo la memoria a breve termine di inutili pensieri ansiosi. L’ansia è terribile perché obbliga a pensare se stessa, è un parassita che si nutre delle tue energie per crescere e proliferare. Quando l’ansia è grande, non puoi fare altro che viverla.
Deplezione dell’io
Uno sforzo di volontà genera stanchezza, se ci si è dovuti imporre di fare una cosa si è meno disposti o meno capaci di esercitare l’autocontrollo quando insorge un nuovo problema. Questo fenomeno si chiama deplezione dell’io.
Ecco un elenco di situazioni che causano la deplezione dell’io:
- cercare di evitare i pensieri ossessivi
- nascondere le proprie emozioni
- prendere decisioni che implichino un conflitto interiore
- cercare di fare colpo sugli altri
- rispondere educatamente alla maleducazione di qualcuno che non vuole contraddire
L’agitazione ci rende vulnerabili agli errori
In questi giorni si parla molto del caso Weinstein. Il dibattito si concentra sugli aspetti morali della vicenda. Si cerca di stabilire quali siano le colpe e le motivazioni di vittime e carnefici. Lasciamo la morale alla religione e ai giudici dei tribunali che dovranno decidere cosa è giusto e cosa sbagliato, noi parliamo della psicologia dietro a queste vicende.
Una ragazza giovane, desiderosa di entrare nel mondo dello spettacolo, vive la presenza di una figura come quella di Weinstein con grandissima agitazione. Dall’interazione con lui dipende il suo futuro. Immaginate di essere a un esame ma moltiplicate quell’ansia per mille volte. La mente di questa ragazza è sovraccaricata, è una testa che non riesce a pensare. In quel momento parte un teatrino automatico dove la ragazza non ha la forza cognitiva per prendere decisioni. Per questo si lascia guidare dalla persona che ha davanti, e quando davanti c’è una persona com Weinstein le conseguenze possono essere terribili. Durante quei momenti non c’è piena consapevolezza di cosa sta succedendo, è come quando leggi la pagina di un libro e capisci che non ricordi nulla di quanto letto.
Il giorno dopo, quando la testa si libera dell’agitazione, si rielabora quanto avvenuto la sera prima. Allora subentra la razionalità e il proprio giudizio sui fatti.
Bibliografia
Daniel Kahneman, Pensieri lenti e veloci – Mondadori