La Magia delle Piccole Cose
ovvero
Uscire dalla Trappola del Procrastinare
Z
Quante volte ci è capitato di dovere andare dal dentista, e rimandare.
Di aver promesso quel caffè a quel vecchio amico, e di rimandare.
Di aver deciso di mutare atteggiamento rispetto ad una persona o un’area della propria vita, e rimandare.
O di fare una dieta, iscriversi a quel corso, e – naturalmente – rimandare.
Ma pensa bene a questo: l’oggetto del procrastinare può essere un’azione ma anche un pensiero (ci penso dopo, ora non mi va), il che mostra chiaramente come non serve che ciò che rimandiamo sia un tipo particolare di azione difficile e complessa, quindi il procrastinare ha a che fare più col soggetto che rimanda che non con ciò che è rimandato.
Ok. Gli esseri umani rimandano, fregandosene del monito della sapienza popolare, che come i nostri nonni ci ricordano recita: mai rimandare a domani quello che puoi fare oggi (e che avresti potuto fare ieri).
Ma se tutto questo è umano, è altrettanto umano ciò che più spesso viene prima di rimandare, e questo è l’ideare e progettare.
Come si dice: l’uomo che sogna, decide e progetta la sera non è lo stesso uomo che si sveglia al mattino con la giornata di fronte, ed anzi l’uomo della sera e quello del mattino sembra si prendano in giro a vicenda, facendosi i dispetti e dunque reciprocamente indispettendosi.
L’uomo della sera, infatti, pensa che l’uomo del mattino sia una specie di superman.
Gli lascia note, promemoria e impegni che nemmeno una mamma riuscirebbe a svolgere (le mamme, tra gli esseri umani, sono quelle che riescono a fare più cose in un dato arco di tempo, dimostrando che non sono le giornate a essere corte e brevi, ma noi a non essere abbastanza organizzati e determinati).
Sembra quasi che l’uomo del mattino sia lo schiavo dell’uomo della sera. Quest’ultimo si diverte a pianificargli la vita. Quell’altro si sveglia, trova tutto questo, e dice: ma stiamo scherzando? Ma chi se ne frega? Oppure più semplicemente fa lo stesso gioco, e cioè: ok ha ragione, ma lo faccio dopo.
Questa è la trappola del procrastinare, si tratta di un processo che si nutre di se stesso ovvero più si rimanda più si continua a rimandare.
Così l’uomo che si sveglia diventa di nuovo l’uomo della sera, e ripassa la palla al giorno successivo (per gli amanti degli etimi crastinus, cras, indica appunto domani).
Intanto il tempo passa, ed il distacco tra i nostri piani e i nostri agiti si fa sempre più grande, togliendo energia all’azione e mettendola nella mani della procrastinazione.
In questo caso due sono le cose che debbono essere osservate e comprese, due cose che meritano tutta la nostra attenzione.
La prima cosa è: imparare a corteggiare l’uomo che si sveglia. Non trattiamolo come fosse uno schiavo, perché del resto abbiamo scoperto che non funziona. Smettiamola di chiedergli di fare tante, troppo cose o cose grandi, troppo grandi.
Chiediamogli di fare piccole cose e quando lo facciamo decidiamo in cosa concretamente esse consistono.
Le piccole cose sono importanti.
Se metti assieme tante piccole cose, ti trovi di fronte ad una grande cosa.
Se provi (come si diceva qualche secolo fa tra i latini) a strappare la criniera di un cavallo non solo non ci riuscirai, ma poi dovrai vedertela con il cavallo!
Strappa invece un pelo alla volta della criniera, e quando raccoglierai quei peli scoprirai che la criniera del cavallo è ora nelle tue mani, il cavallo è domato e tu hai raggiunto l’obiettivo che altrimenti non era raggiungibile.
Ovvero, se lanci una piccola palla di neve da una montagna, rotolando diventerà sempre più grande sempre più grande, ed a valle sarà ben più alta di te. Ma se provi a costruirla, ti cade tutto addosso, e tu ti senti incapace. (E se anche dovessi riuscirci, voglio vedere come poi la porti a valle senza romperla).
E questa è infatti la seconda cosa, alla quale la Z. ti chiede di prestare attenzione. Il continuo rimandare al domani le cose non solo ha come effetto evidente il fatto che quelle cose, che vorremmo o dovremmo fare, alla fine non vengono fatte, ma ha un effetto meno eclatante e tuttavia più logorante, subdolo e pericoloso.
Giorno dopo giorno, infatti, l’uomo inizia sentire di non essere capace, di non essere all’altezza. Di essere lui a non funzionare, e non il suo modo di procedere.
Quando noi facciamo i famosi “grandi progetti, grandi propositi, grandi stravolgimenti” stiamo in realtà auto consolandoci dicendoci “domani farò tutto questo, diventerò tutto questo” ma negli effetti quello che succede e che l’uomo che poi si sveglia procrastinerà a quello successivo, e poi al successivo, e poi al successivo, e poi al successivo.
L’effetto di tutto questo è appunto che si costruisce in noi una pericolosa credenza: non sono capace.
“Non sono capace” è una credenza non per forza dichiarata: si insinua in noi come un spiffero di vento da una vecchia finestra, uno spiffero che disturba il nostro sonno, uno spiffero che si tramuta nei nostri acciacchi, e ciò che “influenza” non è il nostro corpo, ma tutta la nostra vita ed i nostri progetti per diventare, della nostra vita, (che, per quel che mi risulta, è l’unica di cui disponiamo), i protagonisti.
Chi scrive tutto questo non lo fa perché è “migliore”, ma solo perché nella vita fa questo ovvero come psicoterapeuta conduce le persone al cambiamento, rendendo quest’ultimo non qualcosa di auspicabile (come l’uomo della sera auspica) ma inevitabile. Infatti in psicoterapia (o almeno nell’ambito della terapia breve strategica, che è breve e strategica non a caso) il terapeuta sa che deve aggirare le resistenze al cambiamento ed impattare sul sistema di persistenza dei problemi, creando delle esperienze incisive del sistema percettivo-reattivo del paziente, quindi non prova a fare cose grandi che non funzionano, ma a mettere in atto la più piccola modificazione, che però se ben operata diventa ciò permette di sconvolgere l’intero equilibrio disfunzionale che è venuto a strutturarsi, e che come ogni equilibrio resiste al cambiamento anche quando non è un equilibrio che funziona. In terapia sappiamo dunque bene che facendo piccole cose ci troviamo ad aver fatto le cose più grandi, ed è proprio questo a permetterci di produrre grandi cambiamenti in poco tempo (per questo il modello di intervento si chiama “breve strategico”). Anche se l’oggetto di questo articolo non è relativo al mondo della psicopatologia, credo che il lettore concorderà che la trappola del procrastinare sia estremamente diffusa, a vari livelli, nella vita della maggior parte degli uomini.
Tutto questo però potrebbe annoiare il lettore, al quale invece, più semplicemente, dico:
Invece di costruirti un nemico (te stesso) nel futuro, che sarà rancoroso per quello che tu avresti potuto fare oggi e che non hai fatto, invece di cadere in questa trappola, inizia a pensare a fare una piccola cosa.
Scegli la più piccola. Corteggiati. Non devi metterti alla prova, facendo i grandi salti: sono quelli che ci fanno cadere nel fosso e dire: ecco c’ho provato e non sono stato all’altezza; sono quelli che ci fanno rompere la testa ed aver paura di riprovarci, quindi alla fine invece di farci andare più veloce ci rallentano. Scegli invece la più piccola cosa che tu possa fare oggi, e falla.
Questo è ciò che indicava il poeta, parlando non di fare cose grandi ma dell’audacia di ogni giorno, che ci fa fare piccole cose concrete così da non cadere nella trappola del procrastinare e da scoprire che facendo cose piccole si instaura un meccanismo virtuoso, apparentemente magico, che conduce dal piccolo al grande (come succede però spesso, il poeta è stato frainteso):
C’è una verità elementare, la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti mai sarebbero avvenute… Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L’audacia ha in sé genio, potere, magia. Comincia adesso.
J. W. Goethe
Note:
- La Z si scusa per il disagio (and wishes a pleasant journey);
- “Mai rimandare a domani…” diventa “mai fare oggi quello che potete fare domani” solo nel caso in cui riuscite a viaggiare nel tempo quindi a sapere ciò che avverrà, rendendo più conveniente farlo dopo, come nel bellissimo film “predestination” (ok, lo ammetto, l’ho visto di recente, mi è piaciuto tantissimo e non ho potuto fare a meno di omaggiarlo);
- Una delle più meravigliosamente efficaci e devastanti trappole della modernità è che l’uomo vuole essere libero, ma senza responsabilità. Questo tema fondamentale, in tutte le sue diramazioni, è trattato con usuale precisione, semplicità e genio nel libro scritto dal mio Maestro Giorgio Nardone ed edito da Ponte alle Grazie nella collana “Saggi di terapia breve” da lui diretta: La Paura delle Decisioni. Come costruire il coraggio di scegliere per se e per gli altri.