Immaginiamo
Immaginiamo di essere in uno di quei posti del cuore, dove riesci a respirare bene e se ti guardi attorno ti senti sereno. I colori che vedi, i profumi che senti, ti stimolano emozioni positive e ti senti soddisfatto per essere in quel luogo, in quel momento.
Cosa succede se sposti la tua attenzione verso di te, se il tuo sguardo non è più attento all’esterno ma lentamente si dedica ad osservare, ad ascoltare te stesso? C’è chi continuerà ad esperire le emozioni positive citate prima o chi addirittura le prova amplificate e, c’è chi non riesce più a sperimantare emozioni positive, c’è chi mette in atto un confronto immediato tra sè e il resto del mondo, perdendo la magia di quel posto del cuore o peggio, la magia del suo mondo interiore.
Ci possono essere mille motivi diversi per cui una persona si sente male quando guarda se stesso e si sente meglio se non ci pensa, se si distrae ammirando il mondo. Spesso a questo senso di insoddisfazione segue un senso di inadeguatezza, rispetto ad altre persone, ad un ambiente, ad una situazione e il sentirsi inadeguati può portare o alla chiusura di sè nei confronti del mondo e ancor prima nei confronti di se stessi oppure all’apertura nei confronti del mondo e la chiusura nei confronti di se stessi, mettendo la propria vera natura da parte e sposando quella di chi ci appare migliore. In questo modo non si fa altro che alimentare l’opinione negativa di sè, allontanando sempre di più la via d’uscita a questo circolo vizioso.
Io, gli altri e la rabbia
Pensate a quanto può essere frustrante sentirsi inadeguati nei confronti delle persone che amiamo e che ci amano ma quanto può essere frustrante sentirsi inadeguati, sbagliati, fuori luogo nei confronti di persone che non ci amano, che non amiamo, ma che dobbiamo portare con noi nella nostra vita, almeno per un periodo di tempo, come quello lavorativo.
Quindi, cosa si può fare? Arrabbiarsi! La rabbia non è solo un’emozione negativa, non è solo qualcosa da nascondere o al massimo manifestarla in modo passivo-aggressivo. La rabbia è un’emozione preziosissima che se ben usata e calibrata, può favorire il rispetto per se stessi e l’affermazione dei propri bisogni e soprattutto dei propri desideri. Quindi sì a dei bei monologhi a tu per tu con se stessi, mentre si si sistema casa, mentre si fa la doccia, sì ad un bel flusso di coscienza che ci fa esprimere la rabbia e quindi razionalizzarla ed indirizzarla nella maniera corretta. Quella rabbia che, ad esempio, non ci fa accettare quella particolare situazione a lavoro valutata come pericolosa per la nostra salute psicofisica e, ci porta a reagire in modo costruttivo. Ci porta a pensare che non ci meritiamo di vivere male l’unica vita che abbiamo a disposizione e che per tutelarci metteremo in atto delle azioni propositive che non colpiscono gli altri ma che, offrono nuove opportunità alla propria persona.
Tornando a noi, il cambiamento relativo a cosa si pensa di sè può essere favorito dalla rabbia che si oppone all’essere inerme e spento, consegnato nelle mani altrui e nel giudizio altrui. La frustrazione favorisce l’insorgenza della rabbia, che spesso nel caso di una persona giudicante nei confronti di se stessa, è etero-diretta e rischia di favorire l’autodistruzione. Questa rabbia però può essere ascoltata e accolta, può essere compresa nel profondo ed utilizzata come energia positiva che non porti alla distruzione di nessuno, anzi alla realizzazione di quanto si vale e di quanto sia ingiusto sentirsi sempre sbagliati, come se si possa sempre fare diversamente e quindi fare meglio.
La fiaba del brutto anatroccolo
A volte tornare bambini può essere utile per recuperare certi significati che nella frenesia della vita adulta possono perdersi. La fiaba del brutto anatroccolo è una storia che rappresenta l’importanza di non perdere se stessi cercando continuamente conferme dagli altri, soprattutto sul proprio valore. Spesso il senso di inadeguatezza può far si che il parare degli altri abbia un peso talmente grande nel detrminare le nostre azioni e ancor prima i nostri pensieri che porta ad una completa dipendenza dal giudizio altrui. Distaccarsi da questo modo di porsi nel mondo è possibile se si lascia spazio alla propria natura senza tentare di reprimerla o di nasconderla; è possibile avere bellissime sorprese e, soprattutto, è possibile attornirsi di persone che comprendono il nostro modo di essere e che ci apprezzanno per ciò che siamo… ricordandoci che la prima persona che può farlo siamo noi.
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