I genitori sentono spesso il il bisogno di confrontarsi con i figli su cosa fanno a scuola, cosa succede intorno a loro ecc. e ciò è assolutamente giusto. Tuttavia la continua richiesta di informazioni sulla loro quotidianità scolastica e sociale che spesso nasce dalle aspettative personali può essere percepita dai figli come una forma di intromissione, di controllo della loro vita, cosa che li porta ad allontanarsi da quello che sarebbe un confronto costruttivo, se solo si rispettassero i tempi ed i modi dell’adolescente.
La relazione che si instaura tra genitori e figli soprattutto nei primi anni di scuola (materna, elementare, media) è caratterizzata dalla continua scoperta di cose nuove e relazioni sociali che spingono il bambino a raccontare al papà ed alla mamma ciò che gli capita. La necessità nasce dalla volontà di mantenere un legame, “un ponte” tra gli aspetti ed i vissuti familiari e l’esterno: ciò trasmette al bambino sicurezza e lo aiuta ad andare avanti.
Ecco che tornando da scuola racconta: “Sai a scuola la maestra…” oppure tornando dal parco: “Sai oggi col mio amico abbiamo fatto…”. Questo atteggiamento va, però, via via diminuendo con l’aumentare del grado di scolarizzazione, ma più che alla scuola esso è legato alla crescita del bambino che si avvia all’adolescenza e maturando una propria identità condivide sempre meno. In una condizione normale e serena è raro che un adolescente risponda con entusiasmo e dovizia di particolari alla madre rispetto alla sua giornata scolastica e non. Lo farà quasi certamente se la domanda verrà posta da un suo coetaneo o dalla sua ragazza, come momento di confronto per una risata o una lamentela sulla scuola o sui genitori.
Le nuove generazioni presentano un enorme divario comportamentale con chi si occupa di loro. Viviamo in una società dai ritmi esorbitanti: chi riesce a seguirla si trova bene, chi invece non mantiene i ritmi “resta indietro” ed è costretto a “rincorrere”. Nasce qui quel gap generazionale enorme che presenta per gli adulti, genitori ed insegnanti una sfida difficile da affrontare.
Una novità per la famiglia e la scuola che vede tutti spiazzati ed insicuri, un’insicurezza che dagli adulti viene trasmessa a figli e studenti. È di fondamentale importanza creare ponti tra adulti ed adolescenti, ma è anche necessario lasciarli vivere la loro vita, fare esperienza di ciò che gli capita quotidianamente. Il tutto in un’ottica non più di accudimento che spesso sfocia in controllo e in manipolazione ma improntata al confronto teso alla libertà, alla crescita ed all’autonomia.
Bisogna imparare a gestire le proprie ansie, senza farsi sopraffare da esse, tenere inoltre sotto controllo le paure ma anche i sensi di rivalsa o la volontà di voler vedere propri figli sereni e normali, vincenti e pieni di successi. Non è funzionale sostituirsi ai figli, evitargli i confronti con il mondo, le frustrazioni, le sconfitte. Caricarsi di quelle che dovrebbero essere le loro battaglie non li aiuta a crescere anzi, li debilita, non gli permette di raggiungere quella sicurezza che li porterà verso l’autonomia ed a ricercare il confronto nella vita.
Sostituirsi ai figli non permette loro di essere in prima linea nelle decisioni importanti della loro vita, né da adolescenti né da adulti perché avranno sempre bisogno di qualcuno su cui fare affidamento. Bisogna invece trasmettere loro i saperi, le conoscenze, i consigli, le regole, “le dritte” rispettando le loro attitudini, i silenzi, il disinteresse, la lontananza. In quest’ottica è necessario guidarli, correggerli se necessario perché un sostegno per interessarlo, arricchirlo e forse anche divertirlo è sempre utile.
Del resto la posta in gioco è alta… ne va del loro futuro!
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta