Ogni nostra emozione, vissuta e manifestata, influenza non solo noi ma anche chi ci sta intorno.
Sì le emozioni sono contagiose e questo è un dato scientificamente provato.
Cosa vuol dire?
Essenzialmente questo: se tu ti presenti al mondo con sorrisi forzati, con malessere e rabbia che covi magari da tempo il mondo ti risponderà alimentando queste tue sensazioni.
Ti è mai capitato di alzarti con il famoso “piede sbagliato”? Giornate nelle quali non ci sono tazze di caffè che ci possano dare la carica giusta, giornate nelle quali neanche il dolce più zuccherino del mondo riesce a stimolare sufficientemente le nostre endorfine. Giornate che si chiudono male così come sono iniziate, se non peggio.
Ecco sono giornate comuni di esseri umani comuni. Giornate che inevitabilmente toccano a tutti, prima o poi.
Ma se per un attimo spostiamo il focus da noi a tutte quelle persone che in quella giornata abbiamo avuto la “malaugurata” sorte di incrociare, come le vediamo? Pensaci un attimo.
Il portiere di casa come ti ha salutato? E una volta in ufficio il tuo capo cosa ti ha detto appena ti ha visto? Per non parlare di quel collega che poi… e finisci la giornata varcando la soglia di casa tua e lì invece di sorrisi e compassione per una giornata già pesante, trovi ogni valido motivo per discutere e andare a letto con la sensazione di una giornata che era meglio perdere.
Giusto? Più o meno è quello che vediamo accadere intorno a noi. Motivo per cui difficilmente riusciamo a convertire, se così si può dire, una giornata che inizia male in una giornata che potrebbe essere pressoché positiva.
La spiegazione risiede in un principio unico, e non si tratta di sfortuna.
Le nostre emozioni sono un potentissimo biglietto da visita, sono strumento di comunicazione interna ed esterna a noi. Se le emozioni che proviamo ci consentono di comprendere cosa stiamo vivendo, di dare un senso agli stimoli con cui interagiamo, allo stesso modo trasmettono al mondo intero quello che stiamo rielaborando.
Provando a schematizzare come funzioniamo potremmo dire che:
- Di fronte ad un determinato stimolo (interno o esterno a noi) il nostro corpo si prepara per agire nel “migliore dei modi” (o almeno ci prova)
- Iniziamo quindi a provare qualcosa dentro di noi
- Cerchiamo di dare un nome e un significato a questo qualcosa che stiamo provando
- Classifichiamo quindi le nostre emozioni e, razionalmente, scegliamo se è meglio provare a nasconderle o manifestarle apertamente
- Nel frattempo che noi scegliamo cosa fare e diamo un senso al nostro vissuto, il nostro corpo, ormai attivato per far fronte allo stimolo, manifesta al mondo quello che sta percependo
- Il mondo intorno a noi quindi sceglie come risponderci coerentemente: ad esempio se hai paura è perché c’è qualcosa che hai classificato come possibile pericolo, pertanto ha senso che il mondo si prepari al pericolo
- Il mondo che così interagisce con noi alimenta le nostre emozioni preservando quindi quello che invece dovrebbe essere solo transitorio.
Esempi di questo contagio emotivo, se ci pensi, li viviamo spesso: basta pensare alle partire di calcio in cui vince la nostra squadra del cuore ed esultiamo tutti nello stesso momento o ancora quando per esempio guardiamo un film horror e nel momento in cui uno si spaventa lo viviamo tutti con ugual intensità, in sincronia.
Alla base di questo contagio emotivo infatti c’è la SINCRONIA – ovvero la capacità degli esseri umani di sintonizzarsi con gli altri.
Sincronia però vuol dire anche (e soprattutto direi), sintonia con se stessi.
Non tutti riescono a contagiare emotivamente gli altri, spesso infatti siamo “vittime” delle emozioni altrui che con la loro intensità emotiva riescono a condizionarci le giornate. Se guardiamo attentamente queste persone notiamo che hanno semplicemente acquisito un’importante competenza: l’intelligenza emotiva. È la capacità di dare senso e significato ad ogni emozione che vivono riuscendo così a gestirle e manifestarle coerentemente. Sono persone capaci di entrare in sintonia con se stesse e quindi di avere quella coerenza interna ed esterna che consente loro di non essere “vittime” delle emozioni altrui.
Ora rifletti: preferisci un mondo nel quale le tue giornate possano chiudersi sempre nel migliore dei modi coerentemente con il tuo vissuto emotivo o un mondo nel quale il finale di una giornata lo decidano gli altri?
Se il mondo che preferisci parte da te allora inizia ora. Lavora su di te, sulle tue emozioni, accresci la tua intelligenza emotiva ogni giorno!
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