Procrastinare un impegno è un atteggiamento che caratterizza molti di noi e può essere paragonato alla non volontà di agire, la cosiddetta accidia, un misto di noia ed indifferenza che però si può trasformare in un peso difficile da gestire che si ripercuote sulla vita quotidiana e sulle emozioni.
Il termine “procrastinare” deriva dal latino pro (avanti) e cras (domani) ed indica la tendenza a rimandare in modo volontario lo svolgimento di compiti o incombenze importanti che vengono sostituite da attività più gratificanti e spesso poco importanti. Spesso la tendenza di fronte ad un compito considerato poco gradevole è quella di rimandare fino ad arrivare a situazioni paradossali in cui un semplice chiarimento, una pratica da sbrigare in pochi minuti o una semplice scadenza si accumulano diventando non più dilazionabili e costringendoci a fare i salti mortali per essere portate a termine. Ciò genera in noi un forte malessere legato al senso di colpa per non aver svolto per tempo ed in piena tranquillità un compito.
Quante volte ci è capitato di dire: “Da lunedì comincio la dieta! Da domani inizio a studiare! La prossima settimana smetto di fumare!” Tutti buoni e sani propositi ai quali si disattende sistematicamente rimandandoli costantemente. La tendenza a rimandare può anche essere funzionale perché basata sul metodo organizzativo: “Faccio prima ciò che è più semplice o piacevole e poi ciò che mi annoia”; oppure: “Faccio ciò che scade a breve termine e poi ciò per cui ho più tempo”, caratterizzando anche una certa flessibilità mentale. Quando però la procrastinazione diventa uno stile di vita andando ad inficiare anche gli aspetti relazionali, lavorativi, emotivi è necessario fermarsi a riflettere e darsi una controllata.
La non volontà di agire rappresenta un’opposizione alle virtù. Già Dante, nella Divina Commedia pose gli accidiosi nel Purgatorio dove essi erano costretti a correre incessantemente urlando esempi di sollecitudine ed incitandosi reciprocamente a non perdere tempo. Ecco che per la legge del contrappasso chi in vita ha sempre rimandato i propri impegni è costretto a passare l’eternità facendo ammenda proprio sull’incapacità di agire. Ed infatti è proprio quello che capita ai “procrastinatori seriali” essi si struggono, nel momento in cui si rendono conto che il tempo a loro disposizione è ormai finito, in un forte senso di colpa, cercando le strategie migliori per risolvere ciò che hanno creato. Di fatto però ciò genera ulteriore malessere in loro perché spesso giungono alla consapevolezza di essere loro gli artefici di quel malessere. Consapevolezza e senso di colpa che scompaiono subito dopo che il problema è rientrato, risolto o svanito; per rientrare in quel loop comportamentale che li caratterizza: le cosiddette lacrime di coccodrillo.
Le scienze del comportamento hanno ormai dimostrato ampiamente che la procrastinazione cronica non è semplicemente associabile alla pigrizia ma rappresenta un tratto di personalità ben radicato nell’individuo e che lo aiuta ad evitare di confrontarsi con le proprie paure, insicurezze e limiti. È caratteristico di una personalità spesso immatura ed incapace di prendersi le proprie responsabilità. Soggetti di questo tipo tenderanno a prendere sotto gamba tutte le incombenze della vita riducendo al minimo il loro impegno e cercheranno di delegare per lavorare meno ed avere meno compiti. Anche nel rapporto di coppia tenderanno a non prendere mai una posizione, aspettando spesso che sia il partner ad esporsi.
Come detto, l’incapacità di confrontarsi con i propri limiti e le proprie paure è insita in questi soggetti che prima di tutto dovrebbero cercare di guardarsi dentro alla ricerca delle motivazioni di questa incapacità. Attraverso un percorso di scoperta di sé, che aiuti la persona anche a sviluppare modalità organizzative più mature e basate sulla valorizzazione dei compiti da svolgere si possono ottenere buoni risultati per una vita più serena e soddisfacente.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta