La danza-movimento-terapia è quella disciplina che risveglia energie represse, fa emergere emozioni e ricordi permettendo di superare blocchi emotivi ispirandosi ai balli tribali. Permette altresì di capirsi col movimento: attraverso la gestualità primitiva e la costante relazione con il gruppo essa permette all’individuo di seguire un flusso interno funzionale di risveglio delle proprie energie interne talvolta soffocate e favorisce la ricerca e l’espressione delle proprie origini profonde. I movimenti semplici, ritmici e cadenzati permettono di superare quelle barriere interne facendo emergere pulsioni, emozioni, ricordi.
I gesti utilizzati da colui che pratica la danzamovimentoterapia sono universali, possono essere compresi da tutti, al di là delle differenze culturali e tendono a riprodurre i primi contatti tra madre e figlio (ad esempio sentire il battito del cuore nel grembo materno). Il simbolismo legato alle caratteristiche ancestrali dell’essere umano richiama ai movimenti dei danzatori delle tribù (come ad esempio fare la tigre). Attraverso di essa viene risvegliata l’espressività primordiale sopita in ognuno di noi, grazie ad una riattivazione ci si sente liberi di esprimere la propria appartenenza al genere umano.
Nei casi più comuni, nel primo incontro la tribù, il gruppo si saluta con gesti e vocalizzi, entra in contatto, risveglia la propria energia. Quindi vengono invocati il cielo, la terra e l’orizzonte affinché le persone si ricordino sempre di essere in relazione con il mondo. I ritmi lenti e veloci pulsano di continuo durante le sessioni espressive di danzaterapia, grazie all’uso di percussioni viene facilitata la propria espressività. Infine, si terminano spesso gli incontri con un coro che permette di affermare la propria individualità nel gruppo attraverso l’esperienza comune.
La tecnica della danzaterapia permette di liberarsi dalle rigidità interiori e fare emergere quella spontaneità infantile presente in ognuno.
Questo tipo di danza (ma ne esistono diverse) è stata inventata dal ballerino haitiano Herns Duplon, poi ripresa dallo psicoterapeuta francese Schott-Billman e va sotto il nome di Expression primitive. Essa va abbinata ad una psicoterapia o ad altri supporti e può essere usata sia da persone che vogliano sviluppare una conoscenza più approfondita di sè, sia da pazienti che non hanno sviluppato le capacità verbali e si esprimono attraverso le cosiddette “insalate di parole” o addirittura non riescono ad esprimersi (si pensi agli autistici o alle persone con sindrome dell’X fragile).
Grazie alla danza primitiva le persone riescono a trovare e provare nuove forme di comunicazione. Si tratta di una base di crescita in cui il gruppo attraverso l’expression primitive permette il passaggio da esso all’individuo facilitando il lavoro sulla relazione grazie anche ad un’attività ritmica, vocale e gestuale con l’altro fatta di un continuo rimbalzo di “domande” e “risposte” entro tempi stabiliti. Le persone così imparano ad ascoltare e sviluppano forme di empatia.
Ascoltare significa “essere dentro”; nel tempo, nel qui ed ora, rispettando i tempi della relazione con l’altro. Tempi scanditi da ciò che caratterizza ognuno di noi: nascere, crescere, morire. Si lavora, inoltre, sulla simbolicità semplificando al massimo i gesti per rendere la comunicazione universale, condivisibile e fruibile da tutti allo stesso modo. Ad esempio: toccare le spalle indica sostegno, mentre toccare la pancia è un incitamento a lasciarsi andare.
Qui un link ad una sessione di Expression primitive: www.youtube.com/watch?v=GwyPsr-bTqU
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta