Una tragica scoperta
Qualche giorno fa ho fatto una rapida analisi delle visualizzazioni e della permanenza delle persone nel mio sito e in altri siti di Psicologia ed ho tragicamente constatato che le persone in media rimangono in un sito dagli 0 ai 10 secondi. Certo, ci sono articoli che prendono di più e altri di meno, ci sono persone che si sentono capitate nel “sito” giusto, per cui ci rimangono navigando da una pagina all’altra (permanendo anche 4-8 minuti), e altre che ci sono capitate per sbaglio e che dopo un niente (0-5 secondi) se ne vanno. Non è sicuramente questo il problema. Un sito che ben funziona e che è ben canalizzato, riesce tendenzialmente ad avere un traffico di utenti che permane qualche minuto in più perché sa che quello che viene trattato è di suo interesse (ad esempio, se devo prendere una cassa acustica entrerò nel sito della Bose; se devo prendere un libro, in Amazon, eccetera). Diverso per un sito di Psicologia, dove si entra per “cercare” o “scoprire” qualcosa, fermandosi in un articolo o in un altro in base a quello che risuona più forte dentro di noi in quel momento.
Commentiamo senza conoscere
La cosa che mi colpisce però è che non c’è corrispondenza fra il numero di persone che, soprattutto in Facebook, commenta positivamente o negativamente questi articoli (miei e di altri colleghi) e/o che li condivide sulla propria pagina Facebook, e il tempo di visualizzazione dell’articolo nel sito in questione. Due articoli di esempio, che sono stati commentati senza essere stati letti, sono “In ogni donna c’è una prostituta” o “Il potere del ‘vaffanculo’”. Mi spiego meglio: il 70% delle persone che commenta gli articoli condivisi su Facebook, o li ha velocemente “guardati” (il tempo di 10-20 secondi) o non li ha neppure letti. Lo ripeto: NEPPURE LETTI. MA, nonostante questo, si prende il diritto di commentare giudicando un articolo dal suo titolo oppure dall’immagine corrispondente. Io per prima, in molti siti internet mi rendo conto di essere estremamente sbrigativa nella, più che lettura, direi “presa visione” di quanto scritto ma mi esimo dal commentarlo o parlarne con le persone se non ho approfondito con attenzione o, per lo meno, se non ho letto quell’articolo del sito/giornale per intero! La maggior parte delle persone però, senza generalizzare ma facendo un’analisi numerica oggettiva, preferisce rimanere consapevolmente ignorante, senza prendersi la briga di conoscere e approfondire quel tema in questione. Approfondire quei temi, infatti, vorrebbe dire:
- dedicare il tempo necessario alla lettura di tutto l’articolo,
- mettere in discussione le proprie idee,
- confrontare quanto letto con altre letture, idee, opinioni
- e formulare una considerazione finale, frutto dei passaggi precedenti.
Troppo impegnativo?
Per alcuni sì. È molto più facile e immediato parlare senza sapere, risparmiare tempo, energie e fatica “mentale”, con la convinzione che gli altri ci caschino, che credano e diano valore a ciò che stiamo dicendo. Può anche andare bene per diverso tempo, del resto, “tutto il mondo è Paese” e questa modalità superficiale con cui si conosce la realtà è davvero molto comune e condivisa. I problemi arrivano quando ci si dibatte in qualcuno non più intelligente di queste persone, ma meno-ignorante, nel senso che conosce di più o meglio quella data materia. Lì crolla il palcoscenico di chi parlava o scriveva senza coscienza e la figura che si fa non è per niente delle migliori.
Si può cambiare?
O meglio, si può imparare a cambiare modo di conoscere la realtà? Sì. Leggete. Leggete. E leggete. Fino alla fine. Informatevi, conoscete, scoprite, siate curiosi e vedrete come cominceranno a costruirsi nella vostra mente delle idee più solide e valide. Se, come nell’immagine a lato, non arricchite la vostra mente, non raccoglierete nulla. Se invece cominciate a nutrirla, il futuro vi darà grandi soddisfazioni e i frutti li vedrete.
Prediligete la conoscenza al parlare-a-vuoto.
Dà più soddisfazione e, alla lunga, rende molto di più.