INTRODUZIONE: LA PEGGIORE TRA LE GUERRE.
La Storia dell’umanità è una sequenza infinita di violenze e aggressioni. Se pensiamo che ancora oggi ci sono imperialisti senza scrupoli e popoli colonizzati, padroni e schiavi, dunque Carnefici e Vittime (*), viene davvero il dubbio che il genere umano non abbia imparato nulla (in termini di evoluzione della coscienza, e quindi di vera civiltà) in decine di migliaia di anni. In questa carrellata degli orrori, c’è una guerra che a mio modo di vedere è stata ed è tutt’ora la più tossica tra quelle combattute: quella tra donne e uomini.
LA STORIA UMANA COME DOMINAZIONE DI GENERE.
Secondo le teorie del giurista e antropologo Johann Jakob Bachofen (1815-1887), l’intera storia del genere umano può essere letta come un alternanza tra periodi di dominio della donna sull’uomo e viceversa. Bachofen ipotizzava una ciclica alternanza di:
- DOMINAZIONE MATRIARCALE: a volte feroce e violenta anche fisicamente verso il maschio (come nell’Amazzonismo di cui narrano i Miti greci), altre volte più orientata verso un “Socialismo” materno (in quanto caratterizzata dal trionfo della libertà sessuale e dalla comunione dei beni), questa dominazione sarebbe stata legittimata dal “misterioso” potere della donna di generare nuove vite e dalla sua maggiore affinità con la terra;
- DOMINAZIONE PATRIARCALE: spesso violenta anche fisicamente oltre che psicologicamente, e intrisa di valori di tipo patristico (come la monogamia e la proprietà privata, divenuta poi uno dei cardini del Capitalismo), questa dominazione avrebbe invece trovato giustificazione nella maggiore dignità “spirituale” attribuita a se stessi dai maschi rispetto alle femmine (si pensi alla ricorrente importanza di questo argomento nelle religioni patriarcali, soprattutto in quelle monoteistiche).
In sostanza, tanto le donne quanto gli uomini avrebbero preferito sin dall’alba dei tempi la tirannia del potere (sull’altro) ad una condivisione paritetica. Sebbene questa teoria non abbia avuto una piena conferma storica, data soprattutto la difficoltà di ricostruire quanto accaduto nelle epoche più lontane, io la ritengo assai verosimile sulla base di ciò che possiamo osservare ancora oggi nelle relazioni tra maschi e femmine: giochi di potere, accuse reciproche, frequenti dinamiche Carnefice-Vittima.
L’ORIGINE DELL’UMANA DISTRUTTIVITA’.
Da dove nasce quella dirompente carica distruttiva in nome della quale già i nostri antenati hanno preferito mettere in atto un gioco al massacro (con l’altro sesso), anziché costruire una relazione amorevole e reciprocamente rispettosa? Ci sono diverse teorie in proposito, riconducibili ai seguenti filoni principali:
- TEORIE INNATISTE (PER LO PIU’ DI TIPO PULSIONALE E DI ORIGINE PSICOANALITICA): la forza pulsionale distruttiva (ciò che Freud chiamò “Thanatos”, dall’omonimo Dio della morte greco), è dentro l’essere umano sin dalla sua nascita; essa è in costante tensione con l’Eros, ovvero con la forza pulsionale creativa (sessuale in primis). Queste due forze si contendono il primato del palcoscenico della Psiche umana. Quando prevale Eros, siamo più portati ad atteggiamenti di autentica apertura relazionale e quindi ad avvicinarci all’altro; quando prevale Thanatos, si entra invece in collisione (anche violenta) con il prossimo. La lotta tra queste 2 forze psichiche è però molto meno equilibrata di quanto si potrebbe ingenuamente supporre, poiché la frustrazione generata da un eventuale insuccesso dei comportamenti di avvicinamento ad un oggetto desiderato (dal cibo ad un altro essere umano) genera emozioni spiacevoli (dolore, rabbia, eccetera) che facilmente alimentano il Thanatos. Esiste inoltre, già nei bambini molto piccoli, una forte tendenza all’invidia (**) per chi percepiscono come più abile e competente (o sessualmente dotato) di loro, inclusi gli stessi genitori; quindi, anche quando l’oggetto desiderato (madre soprattutto) è disponibile e presente, non è affatto detto che prevalga l’Eros sul Thanatos. Tutto questo spiegherebbe l’innata propensione degli esseri umani ai comportamenti antisociali, nonché la necessità di edificare Civiltà con codici di condotta normativi condivisi, in assenza dei quali finiremmo con lo sbranarci a vicenda;
- TEORIE EMPIRISTE (PER LO PIU’ DI TIPO CULTURALE E DI ORIGINE PSICOSOCIALE-ANTROPOLOGICA): queste teorie affermano che al momento della nascita non abbiamo in noi forze pulsionali distruttive. Rispetto allo scatenarsi dell’aggressività, viene dunque considerato centrale l’ambiente esterno con i suoi stimoli (gratificanti o frustranti). Rispetto invece al consolidamento di schemi di comportamento aggressivi, viene considerato decisivo il rinforzo (positivo o negativo, nella forma rispettivamente di premi o punizioni) che ad essi segue. Anche i modelli comportamentali forniti dagli adulti di riferimento (genitori, insegnanti, personaggi di prestigio nella propria comunità) e il tipo di cultura in cui si è immersi (***) giocano un ruolo importante nella modulazione della propria aggressività (che, in assenza di freni contenitivi, degenera in distruttività).
Premesso che c’è del valido in entrambi questi filoni teorici, ai fini della trattazione che segue mi riferirò prevalentemente al secondo. (Che ci è più utile, poiché le componenti apprese della distruttività possono essere analizzate più facilmente di quelle innate, più intime e soggettive).
DIFETTO CONGENITO? NO, GRAZIE!
Se da un lato è probabilmente vero che esistono in noi forze distruttive innate oltre che creative, dall’altro siamo anche molto ben equipaggiati per poter interagire in modo amorevole e armonico con l’altro sesso. Pensiamo, ad esempio, alla nostra anatomia genitale: femmine con un organo di contatto sessuale concavo, umido e accogliente … e maschi con un organo convesso, secco e penetrante. Dunque, 2 poli perfettamente complementari tra loro: poli che, proprio in virtù della loro piena complementarità, possono virtualmente interagire ed integrarsi con gioia. Anche al di fuori dell’area sessuale, siamo concretamente dotati di tutto ciò che occorre per poterci relazionare in un modo amorevole e costruttivo. Ce lo hanno dimostrato:
- gli studi di Paul Ekman sulle espressioni facciali che comunicano le 6 principali emozioni (disgusto, gioia, paura, rabbia, sorpresa, tristezza), in cui si è visto che indipendentemente dalla propria cultura di appartenenza le persone sono in grado di identificare e classificare correttamente queste 6 emozioni nel volto di un altro essere umano. Il che, significa che sin dalla nascita siamo predisposti all’empatia per l’altro e per i suoi vissuti … riconducibili ad altri simili da noi sperimentati in prima persona;
- la scoperta dei “Neuroni specchio“ (G. Rizzolati e collaboratori), in virtù della quale è stato provato scientificamente che osservare un comportamento altrui attiva i neuroni motori preposti all’esecuzione dei medesimi movimenti effettuati da chi si sta osservando. Il che, è un’altra potentissima conferma della nostra capacità di entrare in risonanza con un altro essere vivente.
Quindi a mio avviso non siamo “difettosi” per nascita, rispetto alla possibilità di costruire relazioni armoniche con gli altri (incluse le persone dell’altro sesso); l’ipotesi che avanzo è che discordie e violenze tra donne e uomini non siano un ineluttabile “Destino”, bensì brutte abitudini apprese nella notte dei tempi e rinforzate da millenni di torti reciproci.
ODIO GENERA ODIO: LA VENDETTA DILUITA E FUORI TEMPO MASSIMO.
Se accettiamo la teoria di Bachofen rispetto alla Storia umana come dominazione di genere alternata, potremmo dire che, indipendentemente da chi abbia avviato le ostilità (il saperlo con certezza non ci è dato, e non è neanche così essenziale), le donne e gli uomini si sono odiati e sottomessi a vicenda. In modo alternato, e con crescente ferocia perché ogni generazione si vendicava sulle persone dell’altro sesso anche a nome dei propri padri o delle proprie madri. (Spesso visti vittimizzati e maltrattati da gente di sesso opposto al loro). In questo senso, il detto biblico secondo cui le colpe dei padri sarebbero destinate a ricadere sui figli è assolutamente pertinente; infatti questi figli dovranno fare i conti con il desiderio di rivalsa generato dai loro padri (attraverso abusi di potere più o meno gravi) nelle femmine della loro generazione. Analogamente, vale anche che le colpe delle madri debbano ricadere sulle figlie femmine. A pagare il salato conto di rancori storici, spesso sedimentati per diverse generazioni, sono quindi puntualmente quelle donne e quegli uomini che nascono e vivono in un periodo in cui il sesso cui appartengono sta mollando la presa sul potere fino ad allora esercitato nei confronti dell’altro sesso. Ciò significa che, proprio quando ci sarebbero le condizioni per tentare la creazione di rapporti più paritetici, il rapporto Carnefice-Vittima si inverte avviando un nuovo ciclo di sopraffazione. Ecco come la follia di una vendetta agita sistematicamente “fuori tempo massimo” ci ha condotti sempre più lontani dall’armonia e tenuti intrappolati nel rancore reciproco.
SPEZZARE LA CATENA DEL RANCORE: A CHE PUNTO SIAMO?
Occorre interrompere questo CIRCOLO VIZIOSO di: prevaricazione di un sesso sull’altro; accumulo di rancore e sua trasmissione alle generazioni successive; vendetta fuori tempo del sesso i cui padri (o nonni, o bisnonni, eccetera) o le cui madri (o nonne, o bisnonne, eccetera) erano stati sottomessi; nuova prevaricazione a sessi invertiti rispetto a quella di partenza; eccetera. Per riuscirci, dobbiamo innanzitutto capire dove siamo oggi: a che punto della catena. Nella prossima (e conclusiva) parte dell’articolo partirò da qui, calando i concetti sin qui esposti nella realtà sociale che caratterizza i tempi odierni (almeno in Italia, e direi anche in tutto il resto dell’Occidente).
NOTE:
(*): Carnefice, Vittima e Salvatore sono i 3 ruoli relazionali disfunzionali identificati da Stephen Karpman nel suo “Triangolo drammatico“. Tale schema l’ho presentato e illustrato sinteticamente nel precedente Articolo: “Il conflitto orizzontale (parte 1/3): omosessuali VS eterosessuali“.
(**): evidenziata in particolare dalla Psicanalista Melanie Klein, in tutte le sue opere. Al riguardo, si veda soprattutto: “Invidia e gratitudine” (1957).
(***): le dimensioni culturali più rilevanti rispettivamente nel favorire o nello scoraggiare comportamenti antisociali e distruttivi sono: individualismo VS spirito comunitario; competitività VS collaborazione; consumismo VS affettività estesa anche agli oggetti e agli enti di Natura non umani (piante e animali) oltre che alle persone. L’attuale cultura dominante (quella neoliberista, ovvero capitalistica ad oltranza), è: individualistica in senso machiavellico; ferocemente competitiva; fortemente consumistica. Ecco perché possiamo affermare che essa è al servizio di Thanatos.
Dottor Andrea Passeri
Psicologo, Formatore professionista e Psicoterapeuta.