Si stanno per concludere queste festività anche per i bambini e i ragazzi di ogni età che a breve ritorneranno sui banchi di scuola. Bambini che in questo periodo hanno ancor di più fatto sentire la loro voce.
Perché d’altronde queste feste sono anzitutto pensate per loro.
In questo periodo dove si riesce a trascorrere più tempo insieme, dove spesso anche in modo “forzato” si dedica il proprio tempo alla famiglia, emerge in modo forse più evidente uno dei bisogni fondanti dell’essere umano: il bisogno di essere accuditi, di sentirsi ascoltati, al centro delle attenzioni dell’altro.
Un bisogno che appartiene a tutti, indipendentemente dall’età. Semplicemente viene manifestato in maniere diverse.
Pensateci: quante volte avreste voluto essere ascoltati e avere l’attenzione, vera, del vostro capo o di quel collega con il quale trascorrete tanto del vostro tempo.
E poi a casa, quante volte avreste voluto l’attenzione pura e incondizionata di vostro marito o di vostra moglie.
Ma cosa stiamo cercando? Mi viene in mente questa immagine:
Quel momento in cui l’altro, davanti a noi, riesce a guardarci davvero dentro. Quel momento in cui sentiamo quindi di essere capiti nella nostra integrità di persona.
Ne abbiamo realmente bisogno. Sentirsi riconosciuti ci consente di poterci esprimere, di poter raccontare chi siamo. E questo è fondamentale per la nostra crescita.
Ora prendiamo i bambini, guardiamo una loro giornata tipo (in cui non sono in vacanza). Quanto tempo hanno a disposizione per potersi raccontare realmente?
I bambini manifestano in modo spesso molto esasperato questo bisogno di essere riconosciuti, bisogno che per loro è assolutamente primario. Un bambino che non sente di avere la possibilità di essere preso in considerazione, di potersi raccontare liberamente, di poter essere ascoltato con interesse, sperimenta inevitabilmente la sensazione di abbandono. Si sente solo e soprattutto inizia a maturare dentro di sé l’immagine di una persona che non è interessante.
Questa prima immagine poi è quella con cui inizierà a sperimentarsi e come all’interno di un circolo vizioso inizierà ad interagire con gli altri, comportandosi di conseguenza. Mi spiego meglio:
Un bambino che in casa non sente il riconoscimento da parte dei genitori inizierà a credere di essere un bambino poco interessante. La sua autostima ne risentirà negativamente e si troverà a mettere in atto comportamenti che vanno in quella stessa direzione: inizierà cioè a comportarsi come un bambino poco interessante.
Il come sceglierà di comportarsi può cambiare: potrà iniziare ad isolarsi di più e a comunicare sempre di meno o al contrario, potrà iniziare a comportarsi da “stupido”, facendo i capricci e creando fastidio e disordine in giro. Perché? Perché risponde all’immagine di un bambino poco interessante. Quando diciamo: “Guarda quanti capricci fa, è perché vuole attirare solo l’attenzione” stiamo dicendo il vero, in parte. Il fine ultimo, inconscio è esattamente quello di cercare di sanare il bisogno (finora insoddisfatto) di essere riconosciuto. Il meccanismo immediato però è assecondare la famosa “Profezia che si auto- adempie”: non sono considerato, non mi ascoltano e non mi danno attenzione perché non sono interessante. Chi non è interessante? Uno che da fastidio, che disturba.
Pensateci.
In questi giorni chi ha figli avrà avuto modo di passare più tempo con loro. Chi non li ha allo stesso modo avrà avuto la possibilità di trascorre più tempo con gli altri (genitori, amici lontani, familiari e compagni vari). Avrete avuto quindi la possibilità di provare, in modo più semplice, a soddisfare questo bisogno che ci caratterizza inevitabilmente tutti.
Ora vi invito però a considerarlo come il buon proposito di questo nuovo anno: impariamo a riconoscere veramente l’altro, a volerlo ascoltare con curiosità e interesse puro. Impariamo a dare voce alle persone, a partire dai più piccoli. Basta poco, non serve “tanto tempo”, serve solo la volontà di fare quello che vorremo fosse fatto a noi.
Sembra una frase fatta ma in realtà è alla base dei principi che regolano le relazioni positive, quelle che ci fanno stare bene e ci fanno crescere. Se l’obiettivo che abbiamo è quello di stare bene e vivere una vita di qualità, poiché gli altri (volente o nolente) fanno parte di questa nostra vita e la scrivono insieme a noi, possiamo volerli far esprimere assecondando la loro immagine più bella o, al contrario come spesso facciamo, lamentandoci della loro immagine più “brutta”.
Il mio buon proposito di questo 2018 “Realizza la tua più bella profezia che si auto-adempie”
Il tuo?
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