“A volte penso di avere bisogno di un cuore libero
per sentire tutte le cose che provo”.
Sanober Khan
La sofferenza non è mai facile da gestire, tanto più quando si tratta di quella altrui. Può capitare che nel confronto con gli altri, persone più empatiche abbiano l’impressione di sentire la sofferenza, l’agonia di chi hanno di fronte come qualcosa di proprio, tanto da esserne sopraffatte.
Le persone estremamente sensibili possono essere caratterizzate da grande emotività e sentirsi facilmente subissate dalle loro sensazioni. Il mondo gli dice costantemente che qualcosa non va in loro, che quella sensibilità è eccessiva, addirittura sbagliata. Esse tenderanno quindi a nascondere quelle caratteristiche ricacciandole nella mente inconscia o in una zona “d’ombra” da cui difficilmente le faranno venire fuori ma da dove agiscono spesso senza controllo provocando più danni che vantaggi.
Nascondere la nostra natura non è mai una buona scelta soprattutto in questi casi perché intacca anche le capacità empatiche che accompagnano la nostra sensibilità. In alternativa possiamo scegliere di ignorare la nostra natura senza imparare davvero a gestire la nostra empatia così da prevenire il “disagio” che scaturisce dall’essere troppo sensibili e promuovere il benessere creando un distacco dall’altro e da noi stessi.
Il dolore degli altri ci pervade, ci fa sentire svuotati, si manifesta dentro di noi anche in modo fisico provocandoci il classico nodo in gola, facendoci sentire come in gabbia, una sensazione di pressione al petto che non ci fa respirare, pesantezza sulle spalle, ecc. A volte diventa stancante anche trovare il linguaggio giusto per esprimere tutto perché il dolore profondo ed il pesante fardello sono un sentimento non una parola.
Le persone sensibili hanno una capacità naturale di mostrare gentilezza a causa della profonda empatia che permette loro di relazionarsi e connettersi con gli altri. Esse si preoccupano più sinceramente per la sofferenza altrui e sono in grado di capire un’altra persona in un modo che non tutte le persone sanno, e possono, fare. Sono in grado di stabilire un profondo senso di connessione con un altro essere umano grazie anche all’ottima conoscenza di se stessi, sentendo l’intensità del dolore della gioia di un’altra persona. Ma è importante per queste persone regolare le loro capacità empatiche per evitare che il flusso di emozioni le travolga impedendo loro di prendersi cura del proprio benessere.
Se ti riconosci in una persona estremamente sensibile e che tende ad assorbire il bagaglio emotivo degli altri, è bene che tu impari a gestire questa cosa perché a lungo andare sarà difficile da controllare. Tutto inizia focalizzandoti su te stesso, sulla cura dei tuoi bisogni fisici, sociali, mentali, emotivi e spirituali. Prenderti cura di te stesso fa sì che tu non diventi una spugna perfetta che assorbe emozioni.
Ad esempio quando senti che un’emozione altrui con cui hai a che fare è pesante focalizzati su ciò che stai provando. Questo ti aiuta a mettere in pausa quella tua tendenza a caricarti delle emozioni altrui e a prendere un po’ di distanza dall’esperienza emotiva.
Chiediti se quello che stai provando in quel momento è “tuo” o di qualcun altro o addirittura un “mix” di voi due. Non è sempre facile distinguere la differenza. Creare la giusta distanza tra te e l’altro ti aiuta a capire se quell’emozione è tua. Immagina che l’altra persona sia appagata. Ti senti allo stesso modo? O provi le stesse sensazioni di prima? Ecco questa può essere una buona strategia per capire se un’emozione è tua o di chi ti sta vicino. Se ti rendi conto che quelle emozioni non sono tue, è importante che tu ti focalizzi su ciò che sta accadendo dentro di te. Evita di farti sopraffare dalle emozioni, dando a te stesso la possibilità di provare compassione per l’altro e non caricandoti delle sue emozioni negative e di difficile gestione.
Impara a focalizzarti su te stesso. Concentrati con un respiro profondo su un punto del tuo corpo che ti fa sentire calmo, sereno, neutro in termini emotivi. Pian piano rilascia con il respiro i sentimenti che non ti appartengono e che potresti aver assorbito dal tuo interlocutore. A volte scegliere un posto calmo, nel nostro corpo può essere una risorsa quando ci sentiamo sopraffatti.
Non sei responsabile del disagio altrui né puoi caricarlo su di te, ma soprattutto non è di aiuto né a te né a loro. Quindi restituisci alle persone che hai vicino le loro emozioni. Questo atteggiamento è utile anche con tutte quelle persone che coscientemente o meno hanno la tendenza a scaricare sugli altri le proprie problematiche portando avanti monologhi in cui si lamentano solo e non ascoltano l’altro per poi andar via più leggeri ma con le stesse problematiche irrisolte avendo lasciato nell’altro preoccupazioni e pensieri di impotenza. Ricorda sempre che le altre persone devono seguire i propri processi per crescere.
Infine può essere utile focalizzarsi su qualcosa che ti faciliti la liberazione completa e totale delle emozioni. Il pensiero immaginativo può essere un buon metodo per rilasciare qualsiasi residuo di “sostanza emotiva” che non ti appartiene. Ad esempio immaginare una cascata che scorre attraverso il tuo corpo può aiutare molto.
Al centro di tutti i passaggi precedenti c’è la costruzione di un’autoconsapevolezza basata sul fatto che siamo noi che dobbiamo imparare a gestire la tendenza ad assorbire o lasciarci assorbire dalle emozioni altrui e solo noi possiamo adottare strumenti per ridurre questa propensione. La capacità empatica e la sensibilità sono strumenti utili ma non devono diventare delle armi con cui ci facciamo del male o permettiamo agli altri di farcene. Spetta ad ognuno di noi incanalare la nostra empatia affinché riusciamo a mantenerci forti.
© 𝗗𝗼𝘁𝘁. 𝗣𝗮𝘀𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗦𝗮𝘃𝗶𝗮𝗻𝗼
𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗼 – 𝗣𝘀𝗶𝗰𝗼𝘁𝗲𝗿𝗮𝗽𝗲𝘂𝘁𝗮