Supervisor: Antonino La Tona ©
Spesso abbiamo l’impressione che pur volendo passare al “livello successivo” nella nostra vita, ci sia qualcosa che continua ad intralciarci ma non riusciamo a capire cosa sia. E se ci rendessimo conto di essere noi stessi quel “qualcosa”?
In una certa misura tutti ci autosabotiamo; potremmo saltare una sessione di allenamento, ad esempio, o l’appuntamento dallo psicoterapeuta perché emergono nuove incombenze. A volte può essere difficile riuscire a superare certi atteggiamenti. Quando però l’autosabotaggio diventa un comportamento persistente, può capitare di dover affrontare sfide e difficoltà in tutte le aree della nostra vita, dalla famiglia alla scuola o al lavoro, passando per le relazioni di coppia e quelle amicali. Per sbloccare il nostro vero potenziale è necessario quindi capire a cosa è dovuto questo atteggiamento.
L’autosabotaggio può essere visto come un modello di pensieri e comportamenti in cui profondiamo il nostro impegno senza neanche rendercene conto. Ciò crea ostacoli al raggiungimento di obiettivi per noi validi. A discapito dell’accezione negativa, l’autosabotaggio in realtà è un meccanismo protettivo che la nostra psiche crea per tenerci al sicuro da un potenziale pericolo, danno o una situazione che essa non considera familiare e quindi non tranquilla.
La ricerca di cambiamenti in vari ambiti della nostra vita ci porta a muoverci in territori spesso sconosciuti; questo può far scattare i nostri campanelli interiori che ci mettono in allerta rispetto ai pericoli che potremmo incontrare. Mettiamo quindi in atto quel meccanismo inconscio che ci riporta a comportamenti familiari. I comportamenti di autosabotaggio variano da persona a persona e dipendono in larga parte dal contesto, ma alcuni segnali sono inequivocabili come: indugiare, evitare le responsabilità a causa di “dimenticanze”, infrangere le promesse o non mantenere gli impegni, disallineamento tra desideri ed azioni, ritardi ad appuntamenti o riunioni importanti, arrendersi quando le cose si fanno difficili.
Le motivazioni per cui le persone mettono in atto un comportamento di autosabotaggio sono diverse. Ad esempio, sentimenti di insicurezza o convinzione di non avere le capacità potrebbero portare a lasciar perdere il confronto o lo sviluppo di qualcosa che potrebbe portare a dimostrarsi di essere inadeguati. È la sindrome dell’impostore che instilla in noi la paura di sentirci una “frode” nel confronto con gli altri.
Sentire che tutto ciò che dobbiamo affrontare è una sfida e non sapere quale debba essere il passo successivo, la decisione da prendere, provoca sentimenti contrastanti e paura di prendere qualsiasi decisione. In questo caso l’autosabotaggio ci porta a non scegliere togliendoci, di fatto, l’incombenza di prendere una decisione così da ridurre sentimenti di sopraffazione emotiva o ansia riguardo al processo decisionale.
Sembrerà strano ma è molto comune la paura del successo. Avere successo comporta molta più responsabilità ed assunzione di rischi. Questo per alcune persone può essere ingestibile perché immaginano che si troveranno di fronte a molteplici cambiamenti, con cui arriveranno un senso di perdita e la paura dell’ignoto.
Molte persone vivono costantemente con il timore di quello che pensano gli altri. Ciò causa spesso un forte disagio. Inconsciamente una persona può temere il rifiuto o il sentirsi ridicolo rispetto ad amici o persone care se non raggiunge i propri obiettivi. Tale pressione può tradursi in comportamenti di autosabotaggio.
L’autosabotaggio riduce il rischio di affrontare il disagio. Può darci la possibilità di dire: “Non era il mio destino” piuttosto che rimanere con la spiacevole sensazione che non aver raggiunto i nostri obiettivi sia stata colpa nostra. È sicuramente più frustrante provare rimpianto, imbarazzo, vergogna.
Diventare più consapevoli di certe dinamiche che mettiamo in atto è un ottimo modo per cominciare ad agire per il proprio benessere. Sono importanti anche le strategie che riusciamo a mettere in atto; ad esempio cominciare ad attribuire a noi stessi certi comportamenti di autosabotaggio ridefinendoli come parte di noi che cercano di tenerci al sicuro. Tutto questo ci aiuterà a creare un’alleanza con queste parti timorose per un aiuto nel cambiamento invece che averle come nemiche.
Si dice che il modo in cui facciamo una cosa è il modo in cui facciamo tutto. Osservare i nostri comportamenti ci aiuta a trovare quegli schemi che contribuiscono alle nostre sconfitte, riflettere sugli scenari che si ripresentano sistematicamente. Trovarsi in situazioni simili con una certa sistematicità ci deve far riflettere sul fatto che stiamo mettendo in atto a più riprese l’autosabotaggio.
Dietro l’autosabotaggio c’è spesso un’emozione spiacevole che vorremmo non provare, come la paura del fallimento, dell’abbandono o dell’inadeguatezza. Una volta capito di cosa si tratti è necessario lavorare e mettersi in gioco su un piano di realtà creando un elenco dei comportamenti che mettiamo in atto e contrapponendo ad esso comportamenti di autoconservazione. Identificare, insomma quelle azioni che permettono di raggiungere gli obiettivi prefissati. Ad esempio modificare quelli che sono i nostri comuni comportamenti nelle situazioni difficili, quelle che richiedono impegno, quelle che prevedono il raggiungimento degli obiettivi, ecc. Affrontare con calma ogni cosa e mettere in atto cambiamenti anche piccoli; i grandi cambiamenti iniziano con piccole modificazioni comportamentali.
Un’altra strategia per contrastare gli schemi di autosabotaggio è quella di lavorare sul proprio dialogo interno, trasformandolo da qualcosa di negativo a qualcosa di più positivo. Molti pazienti spesso riportano una visione di sé come inadeguati, incapaci di fare qualcosa, di essere all’altezza; si sentono costantemente sotto la lente d’ingrandimento e del giudizio altrui. Ciò porta a continui, seppur inconsci, comportamenti di sabotaggio. Lavorare su questi pensieri, su questi sentimenti aiutandoli a trasformarli da “Questo è impossibile da gestire” a “Questo è nuovo e sto imparando a gestirlo” permette loro di spostare il focus negativo dall’interno all’esterno e riflettere sul cambiamento che possono mettere in atto.
Ricapitolando, l’autosabotaggio è insito in molte persone, è il modo in cui la nostra mente cerca di proteggerci dal dolore emotivo. Non è facile affrontarlo e superarlo da soli. Un professionista della salute mentale può essere un valido aiuto nello scoprire certi schemi e provare a modificarli. Molti sono i modi per cambiare le cose che non ti fanno stare più bene, come lavorare sull’autoconsapevolezza, sul volersi bene, sull’autoaccettazione. Le nostre azioni confermano le storie che ci raccontiamo di noi stessi. Avere interiorizzato storie di vita negative, dolorose e difficili ci porterà sempre a pensare di non essere capaci ed aver paura di osare tentando di ridurre al minimo il dolore futuro. Ma imparare a pensare diversamente da come abbiamo fatto per una vita intera ci porterà ad agire diversamente.