1.1 Esistono differenti tipi di attenzione; sarebbe scorretto tentare di dare all’attenzione un significato unitario che non consideri i diversi compiti a cui essa adempie.
Le funzioni attentive sono molteplici: attenzione selettiva, funzioni esecutive, attenzione sostenuta, vigilanza.
Anatomicamente distinguiamo tre sistemi attentivi:
- Sistema attentivo anteriore (AAS; corteccia prefrontale): elaborazione conscia e monitoraggio
- Sistema attentivo posteriore (PAS; corteccia parietale): orientamento agli stimoli, elaborazione oggetti, attenzione a specifici punti spaziali
- Sistema di allerta e di vigilanza (locus coeruleus, sistema noradrenergico): responsabile dello stato d’allerta e vigilanza
1.2 La prestazione attentiva è influenzata da:
- Organizzazione del cervello e le caratteristiche dell’attività neurale
- Caratteristiche dei processi di memoria
- L’ambiente
1.3 Escursus tra gli approcci teorici che indagarono l’attenzione.
Tra il 1880 e il 1920 esistevano due scuole:
- strutturalismo: descrive i fenonemi di cui siano consapevoli, i cosidetti prodotti dell’attenzione. Il metodo d’indagine è l’introspezione.
- funzionalismo: insistono sull’attenzione come processo di selezione attiva, unitario, che può influenzare tutte le attività mentali.
1920 – Comportamentismo: la psicologia dovrebbe spiegare il comportamento in termini di stimolo risposta. Non studia l’attenzione.
1920 – Gestalt: cerca di comprendere le leggi di organizzazione della nostra esperienza fenomenica. Non studia l’attenzione.
Sono tre le cause del ritorno in auge degli studi sull’attenzione:
- la risposta dipende dalla modalità di elaborazione e non solo dalle caratteristiche dello stimolo
- sviluppo informatico: analogie con i computer e strumenti di misurazione più affidabili
- domanda sociale di ricerca sull’attenzione
La ricerca moderna sull’attenzione si articola in tre fasi storiche:
- 1950-1970: studio delle prestazioni umane alla ricerca di quali ne siano i limiti
- 1970-1980: analisi degli aspetti cognitivi
- 1980 ad oggi: relazione fra processi cognitivi e substrato neurale
1.4 Elaborazione delle informazioni per l’attenzione: possiamo descrivere cosa avviene nella mente fra la presentazione di uno stimolo e la sua risposta; lo scopo finale è di individuare come la mente elabori l’informazione.
1.5.1 Il tempo di reazione (TR) è la quantità di tempo che intercorre tra la presentazione di uno stimolo e l’emissione di una risposta.
Donders, il metodo sottrattivo, assunti:
– Elaborazione seriale: tra stimolo e risposta si verificano una serie di processi; l’ordine è rigido e il processo successivo inizia solo dopo la conclusione del precedente.
– Additività: più è complesso il compito più operazioni devo eseguire.
Esempio Donders:
Ho tre condizioni di compito:
- A) devo leggere la sillaba KI (TR semplice)
- B) devo rispondere in maniera differente in base al tipo di stimolo che può essere un diverso tipo di sillaba: KA, KE, KI, KO, KU (TR di scelta)
- C) devo rispondere ad un unico tipo di stimolo tra varie possibilità: KA, KE, KI, KO, KU ma rispondo solo alla sillaba KI (metodo go/nogo)
Se definiamo quali siano le operazioni che sottendono a ciascun compito →
- A) registrazione stimolo; esecuzione risposta
- B) registrazione stimolo; identificazione stimolo; scelta risposta; esecuzione risposta
- C) registrazione stimolo; identificazione stimolo; esecuzione risposta
Possiamo calcolare i tempi che occorrono per lo svolgersi delle singole operazioni attraverso il metodo sottrattivo →
C – A = identificazione stimolo
B – C = scelta risposta
Questo approccio viene criticato poiché le strategie di elaborazione possono mutare.
Sternberg, il metodo dei fattori additivi: aggiungo variabili al compito e osservo se i TR aumentano assumendo che l’elaborazione sia seriale.
Esempio Sternberg:
memorizzare una lista di stimoli; confrontare uno stimolo con quelli memorizzati.
Processi mentali coinvolti: registrazione, riconoscimento, ricerca in memoria, verifica e selezione della risposta.
La numerosità della lista e la nitidezza dello stimolo influenzano in maniera diversa i TR.
La metodologia dei TR limita le possibilità di esplorazione del comportamento attentivo; non possono essere prese in considerazione situazioni di vita reale ma solo paradigmi di ricerca semplici e immediatamente ineterpretabili.
1.5.2 Thinking Aloud: consiste nello fare svolgere un’attività e chiedere su cosa si basano le scelte; rappresenta un’approssimazione di descrizione in tempo reale dei processi mentali.
Questa tecnica ha due assunti:
- la verbalizzazione può costituire un indice dei processi posti in essere
- descrivere ad alta voce i processi non altera i processi stessi (la validità di questo assunto varia in base al compito considerato)
Talking Aloud: riferisco i processi mentali dopo aver svolto un’azione; implica un processo di memoria.
La consapevolezza dei processi mentali è diretta e completa ma non tutta l’informazione è stata immagazzinata in memoria. Pur non avendo consapevolezza di quelli che è avvenuto nella nostra mente crediamo invece di averla e di conseguenza forniamo un resoconto improntato sulle credenze comuni. È necessario ridurre le possibilità di distorsione del ricordo.
In generale la verbalizzazione può essere considerato un meccanismo di mantenimento che focalizza l’attenzione su caratteristiche critiche del compito. È utile per lo studio di alcuni processi di controllo volontari.
1.5.3 Un questionario permette di analizzare aspetti consapevoli dell’elaborazione mentale; vengono utilizzati soprattutto in ambito clinico.
– Cognitive Failures Questionnaire: 25 domande che indagano la frequenza degli errori d’atttenzione che si possono manifestare nella vita quotidiana. Errori che possono essere prodotti dall’inefficienza delle funzioni esecutive.
1.5.4 I test forniscono misure obiettive e standardizzate di una variabile e sono un valido strumento per individuare deficit cognitivi.
Il test deve essere:
- standardizzato: uguali condizioni per tutti
- attendibile: deve fornire risultati coerenti a parità di condizioni costanti
- valido: deve misurare effettivamente la variabile indagata
Esempio: l’attenzione selettiva è valutata con il test delle matrici di Raven.
1.5.5 Si può studiare il substrato neurale solo in concomitanza con la disponibilità di adeguate procedure. Inizialmente si correlavano le lesioni e le disfunzioni cognitive; determinata area lesa corrispondeva a determinato deficit.
Potenziali evocati, magneto-encefalografia: tecniche che seguono l’andamento temporale dell’attività cerebrale.
Tomogafia a emissione di positroni (PET), risonanza magnetica funzionale (fMRI): localizzano spazialmente i processi mentali.
Stimolazione magnetica transcranica (TMS): stimolazione o inibizione dell’attività cerebrale in determinate aree.
2 L’attenzione selettiva è la capacità di selezionare una o più fonti della stimolazione interna o esterna, alla presenza di informazioni in competizione. La percezione conscia è sempre selettiva e la selettività influenza il nostro comportamento.
L’attenzione selettiva riguarda differenti aspetti:
- specifica modalità sensoriale
- specifica area spaziale
- specifiche caratteristiche
- specifiche categorie
- specifici movimenti
Numerosi studi hanno dimostrato l’efficacia degli attributi fisici nel guidare le selezione.
Selezioniamo ed elaboriamo più velocemente le informazioni a cui prestiamo attenzione.
2.1 Ci sono due differenti approcci:
- la funzione dell’attenzione selettiva è di proteggere il sistema cognitivo umano dal sovraccarico di informazioni
- l’attenzione selettiva è motivata dalla necessità di manifestare un comportamento coerente e flessibile
2.1.1 Si afferma con certezza che l’attenzione sia limitata e/o selettiva; questo assunto pur non essendo dimostrato raramente è opinato.
2.2 Ipotizzando che l’azione selettiva dell’uomo sia basata sul filtraggio delle informazioni, inizia una ricerca sul livello a cui questa selezione viene operata.
– Selezione precoce (Broadbent): la selezione si basa sulle caratteristiche fisiche dello stimolo che quindi non viene elaborato fino alla sua identificazione; Esempio: ascolto dicotico: del messaggio ignorato posso riportare solo alcune caratteristiche fisiche.
– Selezione tardiva (Deutsch & Deutsch): tutti i messaggi rilevanti o meno sono elaborati fino al significato semantico; Esempio: ascolto dicotico: chi sente il pronunciare il proprio nome si gira
Esempio di Eriksen e Eriksen: in un compito devo rispondere premendo un certo tasto alla lettera H e K e premendo un tasto diverso alla lettera S. La mia risposta deve essere basata sulla lettera centrale di uno stimolo formato da 5 lettere. Rispondo più efficacemente quando alla sequenza KKHKK che alla sequenza SSHSS. Questo significa che l’identità degli stimoli ignorati è disponibile al sistema d elaborazione e il rallentamento è dovuto al limite di poter evocare una sola risposta alla volta e quindi ai tempi di scelta.
L’attenzione selettiva è come un fascio di luce, se gli stimoli si trovano sotto questo fascio vengono elaborati fino in fondo.
Priming Negativo: l’influenza di una dimensione rilevante per lo stimolo influisce sull’elaborazione dello stimolo successivo. Alla presentazione del primo stimolo attivo dei meccanismi inibitori che rallentano la risposta ad un secondo stimolo semanticamente legato a ciò che ho inibito.
Treisman: ritiene che l’elaborazione non venga bloccata bensì che il filtro attentivo riduca o atteuni la forza delle informazioni a cui non si presta più attenzione. Le informazioni più rilevanti raggiungono più facilmente la soglia della consapevolezza.
Area occipito-parietale: codifica spaziale
Area occipito temporale: codifica semantica
2.3 L’attenzione selettiva agisce sia sull’informazione rilevante che su quella da ignorare, attivando e facilitando i meccanismi di analisi e consolidamento della prima e inibendo quelli della seconda.
Per prima cosa un meccanismo attiva la codifica degli stimoli e successivamente quelli non rilevanti vengono inibiti.
Attivazione: meccanismo stabile e scarsamente influenzabile.
Inibizione: meccanismo attivo influenzato dal compito e dalle strategie, decade rapidamente.
Le informazioni rilevanti ci permettono di agire coerentemente mentre le informazioni irrilevanti servono a monitorare l’ambiente.
2.4 Separabilità dei codici di posizione e identità.
Shallice e Warrington: pazienti con tumore al lobo parietale leggono correttamente le parole ma sono imprecisi nel riportare la posizione delle singole lettere.
Via ventrale: area V1 → Area temporale inferiore (IT): analizza l’identità dell’oggetto
Via dorsale: area V1 → Lobo parietale: analizza la posizione nello spazio
2.5 Teoria dell’integrazione (Treisman)
Prevede due stadi di elaborazione:
– Preattentivo: rileva le caratteristiche dello stimolo
– Attentivo: elabora le caratteristiche dello stimolo
Le caratteristiche sono codificate in parallelo senza bisogno di attenzione focale e poi vengono integrate secondo tre modalità:
- Sulla base delle conoscenze immagazzinate (object frames)
- Recuperando le informazioni attiva in una determinata posizione e creando una rappresentazione temporanea dell’oggetto (object file) da confrontare con le conoscenze immagazzinate
- Integrando casualmente, congiunzioni illusorie: Ad esempio immaginiamo di avere tre lettere colorate inserite fra due numeri; devo riportare i numeri e poi attribuisco il colore sbagliato alle lettere poiché nel breve tempo di esposizione combino il colore e le lettere in modo casuale.
Un esempio a conferma di questo sono i compiti di ricerca visiva.
Trovare una lettera rossa fra tante lettere blu è molto veloce e la velocità non dipende dal numero di distrattori (pop-aut effect). Se gli stimoli bersaglio sono invece definiti da più caratteristiche allora la ricerca seriale è influenzata dal numero di distrattori.
3 L’attenzione visiva spaziale: è la capacità di orientare l’attenzione in determinate porzioni dell’ambiente esterno; può essere orientata in modo esplicito (con movimenti oculari o del corpo) o in modo implicito. La funzione è quella di assegnare priorità allo spazio da elaborare.
- Può essere diffusa o focale a seconda che si concentri su tutta l’informazione visiva o su una parte di essa
- Accelera la velocità di risposta
- L’ampiezza del focus attentivo varia a seconda delle richieste del compito
- All’aumentare dell’ampiezza diminuisce l’efficienza
- Può essere automatica o volontaria: l’orientamento automatico non dipende dal soggetto ed è un fondamentale meccanismo di adattamento ambientale; l’orientamento volontario ci permette di scegliere gli eventi che ci interessano
3.1 metodi d’indagine dell’attenzione visiva spaziale.
Si chiede di fissare un punto al centro di un monitor e di rispondere alla comparsa di un target. Il punto in cui apparirà il target viene segnalato con stimoli esogeni o endogeni e viene misurato il TR di risposta. Il target può apparire nel punto segnalato (prova valida), in un punto diverso da quello segnalato (prova invalida) o le posizioni possono essere ugualmente probabili (prova neutra). Si confrontano la prova valida, la prova invalida e la prova neutra.
Valida – Neutra = benefici attentivi
Neutra – Invalida = costi
3.2 Sembra che il compiti descritto sopra implichi che l’attenzione debba essere DISANCORATA – SPOSTATA – ANCORATA.
Con lesioni a destra l’attenzione ancorata a destra difficilmente viene spostata sullo stimolo che compare a sinistra.
Segnali esogeni: predicono un beneficio se lo stimolo è presentato circa 100ms dopo e sono soggetti al fenomeno dell’inibizione di ritorno. Se invece tra il segnale e lo stimolo passano tra i 200 e i 1500ms vie è un generale rallentamento della risposta.
Segnali endogeni: il beneficio massimo è intorno ai 400ms e non sono soggetti al fenomeno dell’inibizione di ritorno.
3.3 Basi anatomiche.
Lobo frontale/lobo parietale.
Gli studi con fMRI mostrano che le aree attivate dall’attenzione visiva implicita sono le stesse attivate dalle saccadi solo che l’attivazione è meno intensa.
Lobo parietale inferiore: disancoraggio.
Mesencefalo: spostamento.
Pulvinar: disancoraggio.
3.4 Neglet: lesioni al lobo parietale destro.
Il talamo sembra essere l’area in cui si intersecano la via centrale e la via dorsale, sembra quindi che si producano deficit nel mantenere l’attenzione sugli oggetti.
Alzheimer: la PET ha mostrato una bassa attivazione metabolica della corteccia parietale (movimenti oculari lenti). Questi pazienti presentano un deficit per l’attenzione visiva spaziale ma non nel selezionare oggetti in base alle loro caratteristiche. Il sistema attentivo posteriore sembra specializzato nella selezione della posizione.
3.5 Space based view: l’attenzione può essere rivolta verso specifiche porzioni del campo visivo.
Object based view: l’attenzione può essere rivolta verso specifici oggetti del campo visivo; è difficile ignorare i distruttori contenuti nello stesso oggetto (effetto STROOP).
Esempio di Duncan: ho due rettangoli posti nella stessa regione dello spazio su cui il soggetto deve operare dei giudizi; i partecipanti riescono bene ad operare dei giudizi su un oggetto alla volta ma non su entrambi. L’attenzione seleziona solo un oggetto.
3.6 Teoria premotoria dell’attenzione: l’attenzione dipende dagli stessi meccanismi che determinano la percezione e le azioni. L’attenzione spaziale origina dagli stessi circuiti che trasformano l’informazione spaziale in azioni; il momento in cui i programmi motori sono attivati ma non eseguiti è definito attenzione spaziale e in questo stato accadono due cose:
- aumento la prontezza motoria verso la direzione voluta.
- viene preattivata l’elaborazione che origina da tale regione.
Effetto meridiana: tempi di reazione più lunghi per le prove invalide che sono nell’emicampo non segnalato.
Effetto distanza: nelle prove invalide i tempo di reazione aumentano all’aumentare della distanza dall’area in cui è fissata l’attenzione.
Il segnale produce l’attivazione di un programma che specifica direzione e ampiezza del movimento oculare e anche se questo non viene eseguito occorre comunque del tempo per riorganizzarlo. Maggiore è l’aggiustamento maggiore è il tempo speso.
4 Le funzioni esecutive consistono nel controllo volontario del comportamento cognitivo e motorio. Un sistema neurale che coinvolge soprattutto i lobi frontali si occupa di organizzare il comportamento in modo coerente con la stimolazione esterna attivando o inibendo sequenze di risposte.
4.1 Per studiarle sono utilizzati principalmente due metodi: l’analisi dei tempi di reazione e i teste eseguiti su pazienti con deficit o lesioni.
4.1.1 Doppio compito.
Sembra che non esiste un solo canale di elaborazione e che compiti che richiedeono lo svolgimento di due azioni possano essere portati a termine con efficienza.
Esistono canali di elaborazione separata solo se:
- gli strumenti che uso per misurare i compiti sono sufficientemente sensibili
- i compiti svolti necessitano costantemente di elaborazione attentiva
Welford (periodo psicologico refrattario): se vengono presentati 2 stimoli a cui fornire una risposta i TR dipendono dal periodo che intercorre fra i due (SOA, Stimulus Onset Asyncrhony). Minore è il SOA, maggiore è il tempo di elaborazione del secondo stimolo. L’elaborazione del primo stimolo deve essere completata prima di elaborare il secondo. Il limite è a livello dello stadio decisionale della risposta e non a livello dell’elaborazione sensoriale.
Altri studi sostengono che la capacità di svolgere due o più compiti contemporaneamente dipende dalla quantità di risorse (Teoria delle Risorse) disponibili.
Mentre per le teorie strutturali è possibile rivolgere l’attenzione ad un solo compito per volta, per la teoria delle risorse l’attenzione può essere divisa in modo graduale e ciò permette una gestione del comportamento più flessibile.
Bisogna distinguere tra elaborazione limitata dei dati e delle risorse. Nel primo caso la prestazione non cambia e il limite è stabilito, invece nel secondo investendo maggiori risorse la prestazione migliora.
Cambio di Compito.
È richiesta l’esecuzione di 2 compiti, si misurano i TR di risposta al compito e si evidenzia come il primo compito della serie sia soggetto a TR più lunghi.
Nel costo del cambio di compito rintracciamo:
- Costo endogeno: interno all’organismo, sensibile al tempo concesso per prepararsi al compito e alla prevedibilità del cambio.
- Costo esogeno: determinato dalla comparsa dello stimolo e quindi fisso.
Il costo totale è dato dal recupero delle conoscenze necessarie al compito nuovo: può iniziare endogeno prevedendo l’esecuzione ma viene completato dopo la percezione dello stimolo.
4.1.2 Wisconsin Card Sorting Test: valuta la capacità di formulare concetti adatti e di cambiare le strategie in risposta a modifiche del contesto.
Torre di Londra: necessita di pianificare le configurazioni intermedie per giungere al risultato finale.
4.2 Norman e Shallice.
Controllo automatico: comportamenti ben appresi; situazioni abituali.
Controllo volontario: situazioni nuove; temporanei, modificabili, attenzione volontaria, limitati dalla capacità attentiva.
La capacità attentiva è determinata da fattori strutturali ed energetici.
Errori di cattura: attivazione erronea di uno schema; uno schema familiare cattura il comportamento sostituendosi a quello corretto per la situazione.
Lesionati frontali: disturbi di pianificazione, regolazione e correzione della condotta dell’attività cognitiva; intatte le azioni abituali.
Il controllo sulla realizzazione di azioni è mediato da schemi gerarchicamente organizzati; gli schemi più alti controllano programmi subordinati e subroutine. Possiamo in molte situazioni funzionare come un pilota automatico, utilizzando schemi prestabiliti che ne inibiscono altri potenzialmente interferenti. La forza inibitoria è correlata con l’attivazione.
Sistema Attentivo Superiore: media il controllo volontario necessario in situazioni nuove, aumentando il livello di attivazione di determinati schemi.
4.2.2 West: la corteccia prefrontale svolge primariamente una funzione d’organizzazione temporale del comportamento. Per esempio il comportamento di certi lesionati frontali è disorganizzato pur riuscendo a eseguire correttamente le singole azioni manca la struttura complessiva.
La funzione di integrazione temporale è supportata da 4 componenti:
- Memoria retrospettiva: mentene attive le rappresentazioni necessarie all’esecuzione. La corteccia prefrontale dorso laterale eccita le rappresentazioni contenute nelle aree associate temporali e parietali.
- Memoria prospettica: consente di eseguire le azioni nei tempi previsti. Mentre la memoria prospettica dipende dalle aree frontali dorso laterali.
- Controllo dell’interferenza: inibire le informazioni non necessarie per il compito; lesioni frontali, corteccia orbitale.
- Inibizione risposte dominanti: evita che risposte salienti ma inappropriate ottengano il controllo della sequenza d’azione. Corteccia frontale dorso laterale.
4.3 Non solo il lobo frontale è deputato alle funzioni esecutive; esso è ricco di connessioni e verosimilmente aree ad esso connesse possono vicariare i suoi compiti.
Giro del cingolo: (stroop) informazioni in conflitto; area ventrale informazione emotiva; aree ventrali informazione cognitiva.
5 L’attenzione sostenuta: capacità di focalizzare l’attenzione su eventi critici per considerevoli periodi di tempo.
Vigilanza: capacità di monitorare eventi a bassa frequenza di accadimento; sono coinvolte le vie ascendenti reticolo talamiche e la corteccia frontale e parietale destre.
5.1 L’attenzione sostenuta viene misurata con prove che richiedono risposte veloci per almeno 2 minuti o alti livelli di vigilanza ma poche risposte.
Esempio: monitoro uno stimolo con probabilità di comparsa del 3-5%. Evidenzio un declino della prestazione con il passare del tempo (+ TR; + falsi allarmi; + omissioni).
Stimoli visivi o tattili hanno decrementi maggiori rispetto agli stimoli acustici.
La prestazione è peggiore nel complesso per stimoli poco salienti, rari o complessi.
Le prestazioni in assoluto peggiori si riscontrano nei compiti di lunga durata e con intervalli brevi fra gli stimoli.
Dopo 500-1000ms da uno stimolo di allarme raggiungo uno stato di allerta ottimale (allerta fasica) che successivamente decade per la difficoltà di mantenere lo stato di allerta.
Se automatica: allerta esogena. Se volontaria: allerta endogena.
Valuto la differenza fra stimoli preceduti da un segnale di avviso da quelli senza.
Compiti brevi e lunghi non misurano le stesse cose. Brevi: allerta fasica. Lunghi: vigilanza.
5.2 Come funziona l’attenzione sostenuta?
Le risposte tendono ad essere via via più imprecise, forse perché la ripetitività attiva meccanismi inibitori.
L’aspettativa correla con la prestazione: bassa probabilità richiede maggiori risorse.
Teoria aspettative: l’evento probabile migliora le prestazioni.
Teoria attivazione: l’arousal migliora la prestazione; l’arousal è debole in condizione di bassa stimolazione sensoriale.
L’attenzione può decrescere perché la orientiamo verso stimoli nuovi.
Decremento vigilanza: aumenta il numero di errori e i TR con il passare del tempo. Il livello generale correla con l’arousal; l’arousal è basso in qualsiasi contesto monotono e prolungato.
Il decremento dell’attenzione dipende da una diminuzione della sensibilità o un cambio dei criteri di risposta?
Con l’esperienza sviluppo aspettative riguardo al compito che influiscono sulle risposte.
Esempio: ritmo elevato: buona accuratezza e stabilità; ritmo sostenuto ed eventi poco frequenti: inizio buono, massimo decadimento; ritmo lento: inizio scarso ma non c’è decadimento.
Esempio decremento sensibilità: compito difficile, rapida presentazione, bassa salienza.
L’arousal influenza il livello di prestazione generale e la sensibilità mentre ritmo e cambio di strategie influenzano il decadere della prestazione.
2 fattori psicofisici di influenza: proprietà fisiche dello stimolo; proprietà dello stimolo inferibili con lo svolgimento del compito.
5.3.1 L’arousal dipende soprattutto dalla formazione reticolare.
EEG: decremento vigilanza accompagnato da meno onde alfa e più onde teta.
ERP: il declino si evidenzia nelle componenti tardive 250, 650ms dopo la presentazione dello stimolo.
Aree più coinvolte: formazione reticolare, nuclei talamici, sistema colinergico dei gangli della base, corteccia prefrontale destra.
5.3.2 Molti processi percettivi e cognitivi sono mediati da regioni cerebrali multiple. Formazione reticolare, lobo frontale e parietale destro sono per ottenere e sostenere l’attenzione.
Lo stato di vigilanza aumenta l’attivazione del sistema fronto parietale destro anche se non appare nessuno stimolo indipendentemente dall’area che deve essere monitorata.
L’attivazione di queste aree diminuisce in funzione del tempo.
5.4 Lesione frontale destra: limitata capacità di sostenere l’attenzione nel tempo. Il lobo frontale sembra essere il generatore dei segnali d’allerta endogeni mentre i segnali esogeni agiscono sulle proiezioni talamiche ascendenti. Entrambi agiscono sul lobo parietale destro per orientare nello spazio l’attenzione. Sembra che la noradrenalina sia il neurotrasmettitore che media l’effetto di allerta a la capacità di sostenere l’attenzione nel tempo.
6.1 Qual è il ruolo della coscienza? Come posso studiarla?
I primi studi riguardano la percezione subliminale: ascolto dicotico, presentazione parafoveale, mascheramento visivo.
Ascolto dicotico: bisogna assicurarsi che il messaggio a cui non viene prestata attenzione non divenga mai consapevole.
Presentazione parafoveale: chiede di focalizzarsi su stimoli foveali e ignorare gli altri. Vengono presentate delle parole fovealmente e parafovealmente. Le parole parafoveali disambiguano il significato delle parole foveali. Anche qui non c’è certezza dell’inconsapevolezza dei distrattori.
Mascheramento visivo: uno stimolo visivo mascherato da una configurazione successiva non è percepito a causa di limitazioni dei dati disponibili e non per scelta volontaria. L’elaborazione non consapevole del prime mascherato influenza l’elaborazione consapevole successiva.
6.1.1 La logica dei tre paradigmi succitati è che uno stimolo non consapevole influenzi lo stimolo consapevole. Un problema è che spesso la non consapevolezza è garantita dal soggetto e questo non è una garanzia sufficiente di non consapevolezza.
Si divide in soglia soggettiva e oggettiva di consapevolezza.
Soggettiva: i soggetti riferiscono di non aver visto gli stimoli ma possono formulare giudizi circa la loro presenza o assenza.
Oggettiva: i soggetti non riescono a discriminare la presenza o assenza dello stimolo.
6.2 Ci sono sindromi che evidenziano dissociazioni fra conoscenze inconsce (implicite) e consce (esplicite).
Le implicite sono testimoniate dalle prestazioni nei compiti mentre le esplicite si basano su esperienze consapevoli.
Si usano due tipi di compito per valutare queste conoscenze:
- Diretti: richiedono in modo esplicito un’abilità
- Indiretti: valutano un’abilità in modo incidentale
6.2.1 Cecità corticale: danni in V1 causano cecità per parti del campo visivo (scotomi). Alcuni pazienti sembrano avere conoscenze implicite per gli stimoli presenti nell’area dello scotoma (blindsight). Valutiamo il blindsight tramite compiti diretti: identificare dopo la presentazione di un segnale uditivo dove si trova il target visivo. Compiti indiretti: i soggetti sani rispondono con TR più lunghi al secondo di due flash in successione presentati in un punto del campo visivo. Lo stesso accade a soggetti affetti da scotoma anche se riferiscono di non percepire il primo flash.
Tutti i pazienti con blindsight hanno perso la capacità di eseguire azioni volontarie sulla base delle conoscenze relative allo scotoma.
6.2.2 Lesioni bilaterali della porzione occipito temporale: prosopagnosia, il paziente riesce discriminare le facce dalla non facce ma non a riconoscere le persone note.
Esempio: leggere un nome che appartiene o ad un attore o ad un politico. Insieme viene presentata una foto (da ignorare), se congruente il compito va bene mentre se è incongruente la prestazione peggiora (più lento). Stesso effetto per il prosopagnosico.
6.2.3 Lesioni parietali posteriori destre (lobulo parietale inferiore): Neglet, si ipotizzano tre cause:
Ipotesi sensoriale percettiva; ipotesi rappresentazionale; ipotesi attentiva.
Esempio: il paziente non aveva consapevolezza di una parola presentata nel campo visivo sinistro ma ne subiva l’effetto priming semantico.
6.2.4 Pazienti amnesici a causa di lesioni cerebrali focali nel lobo temporale mediale o per disordini degenerativi dimostrano di aver ritenzione di informazioni di cui sostengono di non aver più memoria. Difficoltà in compiti diretti che richiedono l’abilità in modo esplicito e invece prestazione quasi normale in compiti indiretti.
Esempio: si presentano delle parole da studiare. Poi si presentano delle prime sillabe e si osserva se completano la parola con una dell’elenco. Negli amnesici c’è comunque il priming.
Process Dissociation Procedure: creare una condizione dove processi consapevoli e inconsapevoli producono uno stesso effetto sulla prestazione. Una seconda condizione dove producono effetti diversi. Combino i risultati in modo da avere il peso delle due conoscenze.
6.3 Tre spiegazioni della dissociazione tra attenzione esplicita e implicita.
- Meccanismi specializzati sono disconnessi dai sistemi neurali della consapevolezza (disconnessione tra i meccanismi); prestazioni nei compiti diretti simili ai soggetti sani.
- Meccanismi di elaborazione danneggiati danno dati degradati che non attivano la consapevolezza (si manifesta nei compiti indiretti); prestazione quantitativamente peggiore.
- Sono lesionati i meccanismi che inviano il prodotto della loro elaborazione alla consapevolezza; differenze qualitative.
Esempio: tre stringhe di lettere, devo decidere se la prima e la terza sono parole o non parole. In alcune prove la prima stringa fornisce il contesto per interpretare la seconda stringa ambigua. Quando il primo è presentato senza mascheramento per 500ms influisce la risposta alla terza parola. Quando il prime è presentato per 10ms ed è mascherato si ottiene un priming non selettivo e tutti i significati delle parole ambigue sono attivati.
Attenzione focale: consapevolezza di una determinata porzione dello spazio.
6.4 Gray: la coscienza si trova nell’ippocampo. Le dissociazioni esplicito/implicito sono dominio specifiche, sistemi di consapevolezza indipendenti.
Capacità di avere esperienze consapevoli: tronco encefalico superiore e aree associate del talamo (formazione reticolare).
Contenuto coscienza: attività corticale.
Coma: stati di incoscienza senza sonno veglia.
Stato vegetativo: la formazione reticolare funziona ma non c’è attività corticale.
Franca Stablum – L’attenzione