Credo di capire la rabbia di quel ragazzo. Pur non contestando il fatto che il corpo esprima a modo suo ciò che non riusciamo a formulare – e che quindi una lombaggine significa che ne ho abbastanza di piegare la schiena, le coliche di Fanny dicono il suo terrore per la matematica – mi rendo conto di come possa essere irritante la lettura univocamente psicosomatica per la generazione del giovane P. Lui stigmatizza la stessa pudibonderia che mi disgustava alla sua età. Quando ero giovane, il corpo semplicemente non esisteva come argomento di conversazione; non era ammesso a tavola. Oggi viene tollerato, a patto che parli solo della sua anima! Dietro la lettura univocamente psicosomatica si scorge in filigrana un’idea vecchia come il cucco: i mali del corpo come espressione delle tare del carattere. La vescica biliare del collerico, le coronarie esplosive dell’intemperante, l’Alzheimer inevitabile del misantropo… Non soltanto malati, ma colpevoli d’esserlo! Di che cosa muori, buon’uomo? Del male che ti sei inflitto, dei tuoi piccoli comprmessi con ciò che è nocivo, dei benefici momentanei che hai tratto da pratiche malsane, del tuo carattere, insomma, così debole, così poco rispettoso di te! È il tuo super-io a ucciderti. (Niente di nuovo insomma, da quando il vaiolo faceva leggere l’anima della Merteuil sul viso devastato.) Muori, colpevole di averti inquinato il pianeta, mangiato procherie, subìto i tempo senza cambiarli, chiuso a tal punti gli occhi davanti al problema della salute universale da trascurare persino la tua, di salute! Tutto questo sistema che la tua pigrizia ha mollemente avallato si è accanito sul tuo corpo innocente, e lo uccide.
Poiché, se la lettura psicosomatica indica il colpevole, è per meglio esaltare l’innocente. Il corpo è innocente, signore e signori, il corpo è l’innocenza stessa, ecco quel che proclama la lettura psicosomatica! Se solo fossimo bravi, se ci comportassimo bene, se conducessimo una vita sana in un ambiente controllato, non soltanto l’anima, ma anche il nostro corpo accederebbe all’immortalità!
Daniel Pennac – Storia di un corpo.
ATTENZIONE: NON SEMPRE E’ DEPRESSIONE