Nella differenziazione tra uomini e donne risultano salienti due dimensioni: il sesso e il genere. Il sesso è determinato da specifiche differenze biologiche, ormonali e anatomiche; il genere è riconducibile alle differenze socialmente stabilite che esistono fra i due sessi, in termini di comportamenti distintivi e appropriati.
Pertanto, la femminilità e la maschilità non sono rigidamente determinati dalla dimensione fisica e biologica, poiché bisogna anche tenere in considerazione gli effetti dell’educazione e della cultura.
Possiamo dire che le differenze biologiche e anatomiche tra maschio e femmina vengono poi riprodotte sul piano sociale attraverso il genere, in cui vengono delimitati e incentivati i comportamenti appropriati alle aspettative sociali legate allo status di uomo o donna. Essere donna o uomo è il frutto di definizioni socialmente costruite, apprese e non innate, che si acquisiscono a partire dalla propria morfologia sessuale.
Sulla base anatomica si va a strutturare il processo di apprendimento dell’identità di genere. Con identità di genere si intende la percezione di sé e del proprio comportamento come appartenente ad uno specifico genere sessuale, che si acquisisce attraverso l’esperienza personale e collettiva.
L’acquisizione dell’identità di genere è strettamente collegata alla definizione del ruolo di genere, cioè un modello che include comportamenti, doveri, responsabilità e aspettative connessi alla condizione femminile e maschile. Il ruolo di genere stabilisce come donne o uomini, per essere riconosciuti come tali, devono vestirsi, esprimersi, comportarsi, ecc…
Si tratta quindi di comportamenti attraverso cui si esprime a se stessi e agli altri il genere a cui si sente di appartenere.
Possiamo considerare l’identità di genere come una percezione precoce, profonda, matura e duratura che ci fa sentire di appartenere al genere maschile o a quello femminile.
Nella maggioranza statistica della popolazione tale percezione coincide con il sesso biologico e determina uno specifico ruolo di genere. Attributi sessuali femminili/maschili (sesso) fanno sì che l’individuo si senta donna/uomo (identità di genere) e venga percepita/o dagli altri come donna/uomo (ruolo di genere).
Tuttavia, alcune persone sperimentano una disarmonia tra la conformazione biologica e anatomica del proprio corpo e la propria identità di genere. Infatti, il processo di acquisizione dell’identità di genere non è un evento lineare e univoco, ma può rappresentare un momento doloroso e complesso nella vita di una persona, poiché si può sperimentare una scarsa concordanza con il sesso biologico e con le aspettative sociali a esso correlate.
L’individuo può vivere la non corrispondenza in modo ambivalente, può non riconoscersi come appartenente al proprio sesso biologico e desiderare di appartenere all’altro sesso, oppure può oscillare tra identità di genere diverse. La frattura che si crea spesso sfocia in profondi conflitti interiori, che possono anche raggiungere intensi stati d’ansia e di disorientamento. Si vive una condizione di disagio e malessere nei confronti del sesso biologico, considerato inadeguato ed estraneo alla percezione della propria identità di genere.
Inoltre, al disagio di questi vissuti si possono aggiungere difficoltà sociali e interpersonali, caratterizzate da discriminazione e isolamento. Si utilizza il termine di “transgenerista” (dall’inglese transgender) per connotare coloro che non vivono una corrispondenza perfetta tra sesso e identità di genere, non identificandosi pienamente come “uomo” o “donna”.
È importante inoltre slegare il concetto di identità di genere da quello di orientamento sessuale. È bene specificare che l’orientamento sessuale definisce l’identità della persona, ma non influenza l’identità di genere. Infatti, la persona omosessuale o bisessuale può vivere in modo soddisfacente la propria appartenenza al genere maschile o femminile, mantenendo i comportamenti tipici del genere di appartenenza e non desiderando alcuna modifica del proprio corpo.
L’orientamento sessuale rappresenta il modo con cui gli esseri umani intrecciano legami affettivi, stabilendo l’attrazione emozionale e sessuale che si può provare verso individui dello stesso sesso (omosessualità), di sesso opposto (eterosessualità) o di entrambi i sessi (bisessualità). La percezione del proprio orientamento sessuale, solitamente, inizia a svilupparsi già nell’infanzia raggiungendo una definizione abbastanza stabile alla fine dell’adolescenza, periodo in cui si costituisce l’identità della persona.
Tuttavia, anche la definizione dell’identità sessuale può essere un percorso travagliato e doloroso, in cui si può vivere una frattura tra ciò che è socialmente definito come “normale” e la naturale inclinazione del proprio desiderio. Sono numerosi i casi in cui la propria attrazione sessuale viene negata e rifiutata, con il conseguente risultato di vivere relazioni insoddisfacenti e frustrate.
Sentimenti di vergogna, inadeguatezza e ansia possono prevalere sul desiderio, mortificato anche dal timore di essere giudicati e discriminati in una società non sempre attenta all’altro e non sempre disponibile a riconoscergli libertà di scelta.
Dott.ssa Monia Crimaldi
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