L’aggressività maschile è visibile e manifesta. Il 90% dei reati è compiuto da uomini.
L’aggressività femminile, per quello che si può osservare fino ad oggi, è un’aggressività “indiretta” ed il bersaglio prediletto spesso sono proprio le altre donne.
Ad esempio, se si ha un problema con un’altra donna, non si cerca di parlare, di comunicare le proprie motivazioni e bisogni in modo manifesto, ma si tende a nascondere i propri vissuti ed a vendicarli in modo sottile.
Inoltre nell’aggressività indiretta si adotta un comportamento per danneggiare qualcuno/a senza essere individuati come aggressori e spesso la vittima non può dimostrare nemmeno di esserlo.
Dalle ricerche emerge che, non solo le donne sono le vittime preferite dalle altre donne, questo è vero tanto più la società in cui agiscono è di tipo patriarcale.
Lo scontro tra donne non è quasi mai diretto ed il rifiuto verso l’altra si può esprimere attraverso un’ampissima gamma di agiti:
diffondere voci false, tradire i segreti, criticare abbigliamento e personalità, complottare ai danni delle altre, insultare, ignorare o emarginare dal gruppo (ad esempio in una classe delle superiori una compagna può essere emarginata per oltre tre semestri), stringere amicizie per ripicca, cercare di rendere l’altra antipatica al gruppo, tramare di nascosto per infastidere l’altra e, soprattutto, attraverso il pettegolezzo.
Quest’ultimo serve “a dare la morte attraverso il linguaggio“*. Uno degli usi del pettegolezzo ad esempio tra le adolescenti ( ma non solo!) è quello di “criticare le coetanee più in vista” o, al contrario, percepite come molto diverse da sè.
Attraverso il pettegolezzo si cerca di distruggere la reputazione di una donna agli occhi degli altri ( e della società), cercando velatamente di farsi le altre alleate contro l’altra odiata.
Questo significa cercare, in modo indiretto e il più possibile innocente (apparentemente), di organizzare gli altri contro la persona disprezzata ma poi, al momento del confronto diretto, negare l’esistenza di qualsiasi complotto.
L’obiettivo è la morte ( simbolica) sociale dell’altra (sebbene magari in un ambito circoscritto).
Nella maggior parte dei casi si tratta quindi di insinuazioni mai seguite da accuse dirette.
L’aggressività indiretta femminile è spesso “ravvicinata e personale“, seguita da un sorriso e dal rassicurare la vittima che le proprie intenzioni non sono malevole. Spesso tutto ciò avviene anche tra madre e figlia, tra sorelle, tra suocera e nuora, tra amiche, colleghe oltre che ovviamente tra estranee.
Perchè quindi le donne ricorrono a forme più sottili di aggressione invece che agire l’aggressività in modo diretto?
Per le donne la competizione è tabù. Le donne vengono scoraggiate, sin da bambine, e mai premiate quando esprimono aggressività diretta. Inoltre le donne sono dotate di una maggiore complessità emozionale e di una intelligenza sociale più precoce rispetto ai coetanei maschi.
Anche se, verbalmente, le ragazze e le donne si mostrano più contrarie alle aggressioni dei ragazzi, nei fatti non lo è. Questa incoerenza aumenta il rischio di negare, anche a se stessa, qualsiasi cattiva intenzione e di adottare un atteggiamento più ambiguo nei rapporti.
Noi donne (chi più, chi meno) abbiamo imparato a sfogare alle spalle delle altre l’agressività. Abbiamo appreso a negare di essere mai state malevole in vita nostra (impossibile!) ed a fingere che il nostro comportamento fosse stato non voluto e quindi non contasse.
Le alleanze maschili per tutti questi motivi finiscono con l’essere più fruttuose, nella maggior parte dei casi, di quelle femminili (garantendo così agli uomini la detenzione di più potere sociale).
Anche quando gli uomini non si conoscono, o non provano particolare affinità/simpatia per un altro uomo, riescono a creare alleanze sul lavoro, a condurre un affare, a salvare vite umane, a scalare una società per azioni, spegnere incendi e dichiarare guerra.**
I maschi si legano a un gruppo e tendono ad essere, più o meno, leali; senza approfondire troppo la conoscenza reciproca.
Le femmine, se da una parte sono più abili a leggere la realtà emotiva altrui, sono meno capaci di legarsi ad un gruppo con la stessa leggerezza/spensieratezza maschile.
Il genere femminile tende a volersi conoscere meglio, ed in modo approfondito, e è oltremodo accorto nel non offendersi a vicenda per evitare l’esclusione dal gruppo, perdendo di spontaneità. Le donne sono molto senbibili sia all’accettazione che al giudizio negativo da parte delle altre.
Le donne creano sopratutto legami molto intimi e solidali all’interno di famiglie (spesso ristrette), con poche amiche intime. Sono impegnate in processi di conoscenza approfonditi; questo è anche frutto di una intelligenza sociale spiccata e complessa.
Ma la collaborazione sul posto di lavoro, con estranee, ed in gruppi estesi, è, ad oggi, più ardua per il genere femminile. Le donne risultano quindi più socialmente interattive con gli intimi, ed affini, ma molto meno con gli estranei e nei rapporti meno personali.
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