FLOW EXPERIENCE: QUANDO SIAMO IN AZIONE E TUTTO IL RESTO SCOMPARE

Vi è mai capitato di fare qualcosa e di sentirvi, per così dire, “realizzati”? v? Bene, avete vissuto una flow experience.

flow experience

Mihaly Csikszentmihalyi è uno psicologo americano che, negli anni ’70, per primo si è dedicato a indagare uno stato psicologico di puro godimento dovuto allo svolgimento di un’attività appagante di per sé. Con il termine flow egli indica, infatti, uno stato di coscienza definibile come “totale assorbimento nel compito” che si sta eseguendo, che comporterebbe massime sensazioni di piacere e soddisfazione derivanti dall’agire stesso, che non dipendono cioè dal risultato o da altri fattori estrinseci (Csikszentmihalyi, 1975). Perché sia possibile entrare in questa condizione, è necessario che l’individuo colga opportunità di azione (sfide) nell’ambiente, valutandole sufficientemente competitive rispetto alla percezione che ha delle sue capacità (abilità). Nel caso in cui egli avverta un equilibrio tra sfide e abilità, può vivere la cosiddetta flow experience, o esperienza ottimale, che è appunto la realizzazione di sé stessi tramite l’azione. La valutazione soggettiva del rapporto tra ambiente e individuo è alla base della possibilità di entrare in flow: se, infatti, la persona percepisce le sfide come troppo alte entrerà in uno stato di ansia, mentre se le percepisce di livello troppo basso subentrerà la noia.

Csikszentmihalyi afferma che le flow experiences possano verificarsi relativamente ai più svariati ambiti di vita quotidiana, ad esempio nello sport o nelle attività creative e artistiche, ma anche nella lettura di un libro o nell’ascolto di musica. Oltre che dal contesto culturale in cui ci si trova, infatti, molto dipende dalla tendenza delle persone stesse a cogliere le sfide dell’ambiente e a mettersi in rapporto con esse. L’autore ha perfino ipotizzato l’esistenza di un tipo di personalità, chiamata autotelica, che favorirebbe l’accesso allo stato di flow, caratterizzata dalla propensione ad “apprezzare ciò che la vita offre” e alla curiosità (Csikszentmihalyi, 2000). Indipendentemente dall’ambito in cui avviene, la flow experience, per chiamarsi tale, è sempre connotata, oltre che dall’equilibrio tra sfide e abilità e dal piacere intrinseco, da una totale concentrazione sul compito che porta la persona a mutare momentaneamente la percezione normale del tempo e di se stesso, da obiettivi chiari e feedback immediati, dalla fusione tra l’azione e la coscienza e dalla sensazione di avere pieno controllo (Nakamura e Csikszentmihalyi, 2002). Durante questo stato, infatti, ci si sente forti, vigili, in azione ma senza sforzo, al culmine delle proprie capacità. A titolo esemplificativo, a tal proposito, riportiamo le parole del calciatore Pelè che, nei momenti di piena performance, riferiva di provare “una strana calma… una specie di euforia”. Csikszentmihalyi aggiunge anche un altro aspetto interessante: stimolati dalla condizione di flow, infatti, le persone si spingono oltre i propri limiti e si aprono al potenziamento e all’acquisizione di capacità personali.

Queste scoperte, afferma l’autore, hanno notevoli implicazioni riguardo al benessere psicologico se non al concetto di felicità. Egli sostiene che i momenti migliori che una persona vive non sono quelli che arrivano e che subisce passivamente, ma sono quelli che si verificano quando ella porta, con uno sforzo volontario e consapevole, mente e corpo ai loro limiti per realizzare qualcosa di difficile e al contempo per cui ne valga la pena (Csikszentmihalyi, 1990). Csikszentmihalyi sostiene che l’esperienza ottimale è qualcosa che facciamo accadere. Il godimento, il piacere, il senso di efficacia personale e l’autostima che ne ricaviamo sono aspetti che incidono fortemente sul nostro benessere. Per l’autore, quindi, noi personalmente possiamo avere un ruolo cruciale nel costruire la nostra felicità, essendo noi stessi a dover creare le possibilità di flow experience.

Al di là delle ipotesi più avanzate, è evidente che vivere una flow experience sia un vero toccasana per una persona, che influisce positivamente sugli aspetti cognitivi, emotivi e comportamentali messi completamente in gioco nello svolgimento dell’attività in questione. Lo stato particolare in cui ci si trova permette un contatto molto più intimo sia con sé stessi sia con la realtà, creando una sorta di “bolla” in cui il valore personale e quello attribuito al momento presente che si sta vivendo aumentano esponenzialmente.

 

Bibliografia

Csikszentmihalyi, M. (1975). Beyond boredom and anxiety. San Francisco, CA: Jossey-Bass.

Csikszentmihalyi, Mihaly (1990). Flow: The Psychology of Optimal Experience. New York, NY: Harper and Row.

Csikszentmihalyi, M. (2000). Beyond boredom and anxiety. San Francisco: Jossey-Bass.

Nakamura, J., & Csikszentmihalyi, M. (2002). The Concept of Flow. Handbook of positive psychology, 89-105.