Quest’anno il Premio Nobel per la medicina è stato vinto da tre psicologi.
L’inglese John O’Keefe e la coppia norvegese May-Britt e Edvard Moser hanno meritato il premio Nobel per le loro ricerche sul “GPS” mentale.
Le “cellule di posizionamento” e le “cellule griglia”, da loro scoperte e studiate, sarebbero infatti la base neurale capace di comunicare al nostro cervello dove siamo.
Il modello proposto dagli scienziati e premiato dalla giuria del Nobel è in grado di spiegare come il cervello riesca a creare delle mappe dell’ambiente circostante e ci renda capaci di navigarle.
Da dove arriva la consapevolezza del luogo in cui ci troviamo? Come riusciamo ad andare da un luogo a un altro? In che modo memorizziamo queste informazioni?
Secondo gli studi condotti da John O’Keefe, nell’ippocampo ci sono delle cellule che si attivano quando ci troviamo in un determinato luogo e altre che si attivano quando ci troviamo in un luogo diverso dal precedente. Queste cellule di posizionamento hanno il compito di indicare in quale punto dello spazio siamo.
Nel 2005, 34 anni più tardi rispetto agli studi di John O’Keefe, i coniugi Moser scoprono un altro gruppo di cellule, le cellule griglia, sarebbero in grado di tracciare una mappa dell’ambiente.
Seguendo la metafora del GPS, le cellule griglia sarebbero la mappa e le cellule di posizionamento il proprio punto di partenza, l’arrivo e il cursore che suggerisce la nostra posizione attuale.