Qualche giorno fa, l’ennesima persona del paesino in cui sono cresciuta, si è tolta la vita.
Cosa ci stia dietro a questa morte, associata alla “depressione”, non lo può sapere nessuno, né i familiari, né gli amici, né tanto meno i giornali.
Una cosa è certa: la depressione porta alla morte. Non sempre alla morte fisica, per fortuna, ma ad una “morte interna”, sì.
Occorre distinguere fra lo stato depressivo, che tutti noi possiamo provare in un periodo difficile della nostra vita, ad esempio lavorativo o familiare e la depressione che, per essere diagnosticata, si colloca entro determinati parametri che lo psichiatra e lo psicologo (non il coach o il counselor) possono definire e sulla quale possono lavorare. Ma non voglio ora guardare alla depressione con occhi “clinici”, quanto piuttosto con occhi umani, con lo sguardo del cuore.
Cos’è la depressione.
La depressione è il male di vivere. È il dolore nel continuare a vivere perché in depressione, la vita non ha senso.
Anzi, ancor di più, la vita fa soffrire, provoca dolore, lacera lentamente dentro senza lasciare la possibilità di vedere spiragli di luce.
La depressione è arrovellarsi di pensieri negativi, è alimentarsi di sensi di colpa, è il pensare a modi per smettere di soffrire perché, se la vita è questo, è meglio non vivere.
La depressione è il sentirsi senza energie, senza forza né desiderio e interesse di uscire, di sorridere, di divertirsi.
La depressione può essere visibile, come un cappotto che tutti attorno possono notare. Altre volte, invece, rimane nascosta, senza volto.
Gli altri non se ne accorgono e chi la vive non le dà voce. Forse perché è una cosa troppo grande da buttare fuori. Forse perché non si sa su chi poter vomitare quel male nero e non si vuole far preoccupare le persone e i familiari. O, forse, perché è da così tanti anni che la si ha dentro, come compagna angosciante nella vita, che la si considera “normale”, come se facesse parte della persona. “Sono così”. “La vita è così”.
La depressione non fa baccano, c’è e sta lì.
Non c’è un momento in cui o c’è o non c’è: c’è sempre e lì rimane, a volte graffia di più al cuore, altre volte di meno, ma graffia, sempre.
La depressione non arriva “dall’oggi al domani”. La depressione ha un’origine, a volte può essere un singolo evento traumatico, altre volte un insieme di cause.
A volte si presenta subito, altre volte impiega del tempo per crescere e manifestarsi. A volte si risolve dopo qualche tempo, in maniera naturale perché nata da un fatto specifico che è stato elaborato con il passare dei mesi, altre volte rimane lì, anche per tutta vita, rovinandola.
La depressione deve essere svelata: non può rimanere silente perché, se rimane nascosta, uccide.
La depressione va raccontata.
La depressione richiede che le venga dato uno spazio, intimo, personale, prezioso, dove rivelarsi, dove buttare per terra il manto nero con cui si ricopre per conoscere il nome di quel dolore sotterraneo, un dolore così grande da strappare il motivo per cui siamo qui:
Vivere.
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