Quando si parla di violenza, fisica e/o psicologica, ad opera del partner, non sempre l’attenzione sul tema è così forte da farci soffermare… a meno che non siamo 1 di quelle 3 donne in Italia che la subiscono (dati ANSA 2017).
BIG LITTLE LIES
Una serie televisiva spettacolare che ho avuto modo di vedere recentemente è BIG LITTLE LIES (“Piccole grandi bugie”), ritenuta tra i dieci migliori programmi televisivi del 2017 e vincitrice nel 2017 del Premio Emmy per miglior serie tv, miglior regia e miglior attrice a Nicole Kidman.
Big Little Lies è una storia in 7 episodi che inizia con un omicidio di cui non si conoscono né la vittima né il colpevole. Il film prende forma quindi sulla narrazione degli interrogatori, nei quali si delinea la storia di tre donne di Monterey, in California, accomunate dall’avere i figli nella stessa classe elementare.
I PERSONAGGI
- MADELINE (Reese Witherspoon), rimasta incinta molto giovane, ha accantonato la sua realizzazione personale per dedicarsi alla figlia. Si è risposata poi con un uomo innamoratissimo di lei, l’unico elemento che sembra “sufficientemente equilibrato” nel film, da cui ha avuto una figlia. Nel film si susseguono le vicende relative agli scontri con l’ex compagno, dalla quale è nata la prima figlia, le crisi con questa figlia adolescente, e la fatica a perdonarsi un tradimento perpetuato di recente.
- JANE, sembra catapultata da un’altra serie tv. La giovane donna, infatti, ha i tratti di una donna “comune”, quella che potremmo incontrare al supermercato, e non ha nulla a che vedere con la perfezione delle altre donne. Vittima di una violenza sessuale brutale, da quella notte da incubo rimase incinta di Ziggy, 6 anni, che quindi del padre non conosce nemmeno il nome e che abbandonò la mamma straziata sul letto dopo averla consumata. Il passato di Jane, estremamente traumatico e non elaborato, si ripropone nel corso della serie con flash, incubi e allucinazioni sulla violenza di quell’uomo, del quale si scoprirà l’identità alla fine della serie. Le accuse di bullismo ad opera del figlio Zigghy sembrano plausibili perché siamo consapevoli che la violenza vissuta direttamente (nei gesti) o indirettamente (nella mente e nell’esperienza dei genitori) si ripercuote nei vissuti dei figli con evidenti e gravi conseguenze.
- CELESTE, di una bellezza indiscutibile (Nicole Kidman), avvocato di successo che ha abbandonato la carriera una volta avuti i figli gemelli. Il marito di lei, Perry, giovane ricco e affascinante, ricopre perfettamente il ruolo di padre, attento, presente, giocoso. Sembrano la coppia perfetta, da “Mulino Bianco”. “Sembrano” perché questa coppia, infatti, nasconde uo “sporco segreto“, così lo definisce Celeste. Perry, infatti, è un uomo estremamente violento, psicologicamente e fisicamente, possessivo e paranoico. Le discussioni fra i due coniugi terminano sempre in rapporti sessuali aggressivi, “folli e rabbiosi”, che la stessa Celeste a volte richiede.
Alla settima puntata la sensazione è che tutti i personaggi abbiano le carte in regola per diventare potenziali assassini.
Molto interessante come lettura, perché questo ci comunica che tutti potenzialmente, nella rabbia non gestita, rischiamo di scivolare non tanto nell’omicidio ma nella violenza, sì.
Alcune tematiche alla base del film sono la competizione e allo stesso tempo l’unione femminile, il bullismo (argomento attualissimo) e soprattutto la violenza domestica.
E’ proprio su quest’ultimo aspetto che ci soffermeremo.
Quali sono le caratteristiche dell’uomo violento e della vittima?
Perry, marito di Celeste, è un uomo profondamente disturbato che usa la violenza come strumento di controllo verso la moglie. Come si possono a grandi linee definire le caratteristiche dell’uomo violento, occorre ricordare che una donna che per anni subisce le violenze da parte del compagno, senza denunciarle e senza chiedere aiuto, presenta lei stessa delle fragilità e delle problematiche psicologiche da affrontare e risolvere.
IDENTIKIT DELL’UOMO VIOLENTO
- Disturbo narcisistico di personalità
- Ossessività e gelosia
- Necessità di controllo (quasi persecuzione) sulla vita della partner, le sue uscite, i suoi impegni, le sue relazioni
- Paranoia
- Sete di potere e di dominio: è lui che comanda e che ha tutto in pugno, compreso la partner e il suo “amore”
- Incapacità di gestire la frustrazione
- Manipolazione
- Impulso sessuale oltre i limiti, sempre connotato da egoismo e aggressività
- Bisogno di compensare la violenza con attenzioni e tenerezze.
IDENTIKIT DELLA DONNA VITTIMA DI VIOLENZA
- Personalità dipendente (almeno con il partner): ci sono elementi nella coppia che possono essere riconosciuti come problematici (ma non “malati” e gravi quanto invece sono) ma ce ne sono “di più” per cui vale la pena stare insieme e per cui il partner e la relazione vengono avvalorati
- Paura di perdere il legame e della separazione
- Negazione della gravità del problema
- Auto-colpevolizzazione
- Incapacità di chiedere aiuto
- Bisogno di approvazione
- Scarsa autostima e considerazione di sé
- Anamnesi familiare di abusi o violenze’
LA PSICOTERAPIA
Celeste e il marito Perry in una delle prime puntate della serie, affrontano insieme in psicoterapia la questione della violenza, ma senza definirla in maniera precisa.
Tra i vari film in cui vengono rappresentati momenti di psicoterapia, inclusa la serie “IN TREATMENT”, in “BIG LITTLE LIES” c’è una reale similarità con l’ambiente psicoterapico. Nel film, la psicoterapeuta spinge Celeste ad ammettere a se stessa la gravità della violenza subìta e a riflettere sulla sua non-normalità di questa, di fronte invece a una lettura minimizzante che la protagonista fa, anche auto-colpevolizzandosi.
Solo in un’occasione la psicoterapia è di coppia. In quell’incontro Celeste nega immediatamente la presenza di espressione fisica della rabbia, definita da Celeste “solo emotiva, verbale”. E’ il marito, invece, a sottolineare come dietro il sesso ci sia una forma di collera che supera la soglia. Lui ammette di aver paura di perdere Celeste perché è una donna che “può avere qualunque uomo voglia”. Lui si rende conto che negli ultimi tempi lei non sembra felice e questo lo spaventa. Lo terrorizza l’idea che la moglie possa “superarlo”, che diventi troppo grande per lui. Perry ha sempre avuto la sensazione che lei un giorno possa non amarlo più e lui crede di cercare costantemente prove… del fatto che lei non lo ama. Celeste ha lasciato la carriera e la sua famiglia, trasferendosi con il marito per amore.
Verso la fine di questo primo colloquio la psicoterapeuta riesce a far emergere il tema della violenza, non solo verbale ma anche e soprattutto fisica, inizialmente negata da Celeste.
In tutte le altre puntate, la psicoterapia è sempre individuale, solo con Celeste.
DINAMICA PSICOLOGICA DELLE VIOLENZE
Celeste descrive quello fa scattare la violenza brutale del marito Perry.
C (Celeste): Quello che preoccupa di più è la sua reazione. P (psicoterapeuta): Alla scelta di tornare a lavorare? C: Aspetti, che cosa ha detto esattamente... "lui temeva... che potessi.. sì, superarlo". Già... Sono preoccupata. Forse lui teme che io lo stia respingendo. P: Lei lavorava quando vi siete conosciuti, e lui si è innamorato, vero? C: Sì, ma lui vorrebbe che io stessi in casa con i nostri figli. Abbiamo due gemelli e... non ama l'idea che io abbia molti amici. E' possessivo, eccola cosa è. E speravo che lei avesse qualche idea sul modo migliore per comunicargli che io voglio tornare a lavorare. P: Potrei fornire strumenti comunicativi ma il problema non è "come" rivolgersi a suo marito bensì capire "perché" farlo la spaventa. C: Non penso che... non mi spaventa. E' solo che... che voglio avere...suppongo di voler comunicare con lui nel modo migliore.
Quando Celeste giunge in seduta da sola, la psicoterapeuta, in maniera molto diretta, va al fulcro del problema accennato e non delineato nella seduta di coppia. Nel dialogo che segue sono evidenti le negazioni del problema da parte di Celeste.
C (Celeste): Lui è a Chicago. E' partito stamattina e io ho deciso di venire qui da sola. P (psicoterapeuta): Ok. C: E' stato Perry a decidere di incontrarci fin dal principio. Immagino che sia in positivo come segnale. Non trova positivo il fatto che volesse venire? P: Lei perché è venuta? C: Beh perché... per lo stesso motivo... E' turbato. Lo siamo entrambi. E fare l'amore in realtà nasconde tanto.. tanto rancore. P: Perché ha deciso di venire oggi? C: [ripensa a quando il marito le ha lanciato i giochi dei bambini sulla testa] Non lo so. P: E' successo qualcosa? C: Ehm... [ripensa ancora a quella scena] No... niente di nuovo. Prima che lui partisse stamattina lo abbiamo fatto [ripensa a lui che la picchia sul divano e poi al rapporto sessuale in cui lei grida]. Sì... e tutte le volte è come se fosse una forte ira reciproca a eccitarci [NEGAZIONE DEL PROBLEMA DEL PARTNER]. E questo è un problema credo. Secondo lei è un problema [STA CHIEDENDO CONFERMA, PIU' CHE UN PARERE]. P: Beh mi incoraggia che questo lei lo chiami "fare l'amore", perché il sesso non è sempre questo. Il sesso che pratica con Perry le è mai sembrato violento? C: [pensa a quando lei lo ha abbracciato mentre piangeva dopo averla picchiata] No. P: Non ha segni visibili? C: Probabile, non ricordo molto bene [nelle scene precedenti lei si stava mettendo il fondotinta sui lividi, coprendosi apposta con i vestiti]. P: Ha mai riportato lesioni non causate dal sesso? C: Non la seguo...[CELESTE SI SENTE SCOPERTA] P: Suo marito sostiene di averla afferrata con troppo vigore in passato. Le ha mai lasciato dei segni facendolo? C: Ah...Insomma... diventiamo molto passionali e capita che... che anche io gli lasci dei segni sul corpo, sì. P: Lo percuote? C: Sì. P: Lo fa per prima o per respingerlo?
Da questo momento in poi, Celeste è palesemente in difficoltà e cerca di scappare da questo dialogo che è troppo doloroso e troppo vero per essere pronta ad ammetterlo, prima di tutto a se stessa. Attacca quindi la psicoterapeuta dicendole che “non è etico” questo modo di condurre il colloquio. Dal canto suo la psicoterapeuta afferma: “Metto l’etica da parte quando percepisco che un paziente è in pericolo” (** quando uno psicologo capisce che c’è un rischio del paziente di fare del male a se stesso o agli altri o di subire atti violenti, ha l’obbligo di segnalarlo e di uscire dai rigidi schemi che il proprio orientamento psicoterapeutico impone).
Celeste non riesce ad ammettere che il marito le fa del male, ribadisce che “entrambi” hanno reazioni violente e che anche lei ha la sua parte di colpa. Afferma di non essere una vittima, che lei lo colpisce, gli lancia degli oggetti. La terapeuta chiede a Celeste quale è la richiesta verso la psicoterapeuta e lei risponde “aiuto”. Dice che la relazione con il marito è intossicante e che loro lo sanno e vogliono “apprendere delle tecniche, delle strategie” e che entrambi la devono smettere.
Torna la dinamica dell’auto-colpevolizzazione, e della co-responsabilità, come a dire “Se le prendo c’è un motivo, sono anche io causa di queste reazioni aggressive” ed è anche questo uno dei motivi che blocca le vittime di violenza a chiedere aiuto.
Celeste, di fronte alle domande incalzanti della psicoterapeuta (come se ha paura del marito, se gli ha detto che era andata in seduta da sola), comincia a irrigidirsi andando su una posizione difensiva.
P (psicoterapeuta): Perry ha mai picchiato i bambini? C (Celeste): No! Oddio, no! Non farebbe mai del male ai gemelli! Lui è un padre meraviglioso! Insomma, è il migliore! Non potrei immaginare un padre più amorevole! E' una delle ragioni per cui io... P: Non riesce a lasciarlo? C: Ci sono altre ragioni. P: Certo, per esempio? C: Lo amo alla follia, per esempio. Lui è adorabile. Lui mi tratta come se fossi una dea. P: Quando non le fa del male. C: Ascolti, è un padre fantastico. Il sesso, è grandioso! Noi non facciamo che ridere, lo sa? Noi... c'è violenza sì, nella relazione, ecco perché siamo venuti qui ed è un problema ma insomma... Tutti i matrimoni sono complicati. P: Trova la violenza normale in una coppia? C: No... (sospira) P: Chiedo scusa, ho mal interpretato [GIUSTO COLLEGAMENTO DELLA PSICOTERAPEUTA MA VEDE CHE LA PAZIENTE NON E' PRONTA A FARE QUESTO PASSAGGIO DI RIFLESSIONE. QUINDI RIFORMULA] Quando si verificano questi episodi di violenza, ha mai avuto paura di morire? C: No mai [NEGAZIONE] P: Mai? C: [pensa a quando il marito la stava soffocando.... piange] P: Deve essere stato terrificante... Ha intenzione di lasciarlo allora? C: C'ho pensato spesso in passato... ma... poi pensavo a quello che abbiamo, e noi abbiamo tanto. [...] C: Immagino che lei segua molte coppie che hanno gravi problemi... e col passare del tempo forse è tutto quello che vede. Si è mai fermata a considerare cosa c'è di edificante e profondamente giusto in un matrimonio? P: Certo... mi dica, cosa c'è di "profondamente giusto" nel suo. C: Ne abbiamo passate tante insieme. Ho avuto molte difficoltà a rimanere incinta e... e ho superato quattro aborti. Quando sono nati i gemelli il parto è stato prematuro e sono rimasti a lungo in ospedale e questo è stato (piange) frustrante. E ricordo che lui mi è rimasto accanto sempre, in ogni singolo momento, senza arrendersi. E' stato così buono. [...] Questo è speciale. Le esperienze che abbiamo condiviso ci hanno uniti nel profondo e ora anche solo l'idea di dire a mio marito che è finita è devastante. [COLLUSIONE DI COPPIA] P: E secondo lei gli abusi hanno un impatto sui vostri figli? C: Non hanno alcun impatto su di loro, glielo assicuro. Niente di tutto ciò influenza i gemelli. Di fronte a loro non litighiamo mai. Non assistono a scenate. Vivono in un ambiente sereno. Loro non ne hanno idea*. [...] P: La seduta è quasi finita. Fissiamo un appuntamento per.. per elaborare un piano. C: Un piano? P: Sì, per quando la colpirà.
* Fino a quel momento, nelle varie scene del film non erano mai stati inquadrati i figli della coppia nelle situazioni di atroce violenza . Solo verso la fine viene mostrato che i figli tenevano spesso le cuffie alle orecchie per non sentire le grida della mamma e uno dei due gemelli si scoprirà avere atteggiamenti estremamente aggressivi verso una compagna di classe.
I BAMBINI SENTONO, VEDONO, CAPISCONO, RESPIRANO E PERCEPISCONO LA VIOLENZA IN CASA.
In una seduta successiva, in cui ancora Celeste si rivolge individualmente, emerge la dinamica che scatta alla base della violenza, ovvero quella dell’altalena del controllo e del potere, del vantaggio e dello svantaggio.
C (Celeste): Ultimamente è molto affettuoso, molto appiccicoso, di solito significa che si sente insicuro o...[...] o che io ho il potere. A volte ce l'ho io, a volte ce l'ho io. E' come un'altalena. P (psicoterapeuta): Quand'è che ha il potere... dopo che lui la colpisce? C: Sì, quando mi fa male, io passo in vantaggio. Più mi fa male, più potere acquisto. E allora resto finché... è stato molto affettuoso negli ultimi giorni [QUI SI NOTA IL MECCANISMO DI NEGAZIONE DEL PROBLEMA]. P: ...ma ad un certo punto lui riprende il potere... C: In genere quando, quando i miei lividi svaniscono e.... e non si sente più in colpo, e poi di nuovo si sente insicuro, e poi di nuovo tutto si ripete.
AGIRE PER PROTEGGERSI
In questi casi non si può più aspettare. Ragionare sul “perché, per come e per quando”, non ha senso. L’obiettivo da tenere a mente è quella di proteggersi uscendo quanto prima da questa situazione di violenza.
La psicoterapeuta diventa molto direttiva nel seguito del colloquio, domandando a Celeste quando lascerà il marito. Le consiglia di affittare un’appartamento per quando lui la picchierà al limite e lei sentirà la necessità di salvarsi. Le consiglia di riempire già il frigorifero di provviste e di preparare i lettini per i bambini. “Sappiamo che le servirà” [La terapeuta ha colto l’imminenza del rischio].
PARLARE CON QUALCUNO: L’IMPORTANZA DEL TESTIMONE
Inoltre la terapeuta consiglia caldamente a Celeste di fare una cosa:
P: Inizi a documentare l'abuso. Scriva tutto. Fotografi le ferite. Conservi i referti. Saranno importanti per la custodia... e gli uomini come suo marito in genere provano ad ottenerla. Le risorse, i soldi, i contanti. E soprattutto, lui ha l'Ego per andare fino in fondo. C: Non capisco perché si allarma in questo modo, niente di quello che.. P: Perché sono allarmata. Ha parlato con qualcun altro dell'abuso? C: No. P: Perché no. C: Non lo so. P: Se dovesse fare un'ipotesi? C: Molto probabilmente la mia autostima si basa su come mi vedono le altre persone P: Mi dispiace.... mi meravigliano i pazienti che nascondono una così profonda auto-consapevolezza sotto la corazza della negazione. Trovi un'amica con cui confidarsi. Lo faccia oggi. C: (sospira) Perché se no... P: Se ci sarà una battaglia per la custodia, sa cosa chiederà l'avvocato di Perry? "Lei l'ha mai chiesto a nessuno, signora Wright? Davvero non l'ha detto proprio a nessuno? Forse perché non è mai successo... e lo sta inventando per avere la custodia. Anzi, ha sostenuto più volte che Perry era un marito e padre meraviglioso. Nessuno ha mai assistito al presunto abuso. Mai. Non è vero sig.a Wright? Abbiamo solo la sua parola. Diceva che era 'meraviglioso'. Ora dice che è un mostro. Mentiva allora o mente adesso?". Lei è un'avvocato. Sa quanto sia importante avere un testimone.
LA COLLUSIONE DI COPPIA
Dove c’è un uomo violento, lì c’è una donna che “si fa” violentare.
In una delle ultime puntate Celeste arriva in studio, dopo l’ennesima brutale violenza. Si stringe a sé e non vuole essere toccata dalla psicoterapeuta. Confida alla psicoterapeuta di aver trovato una casa e la psicoterapeuta le domanda se si è trasferita, se il frigo è pieno di cibo e se vuole lasciare il marito e Celeste le risponde che lui ha un volo e che la sera sarebbero andati ad un evento scolastico. La psicoterapeuta commenta sconvolta:
P (psicoterapeuta): Oh Signore. Può ucciderla ma dio non voglia che manchiate ad un party. Celeste, suo marito ha evidenti disturbi ma li ha anche lei!
Qui c’è la collusione di coppia, ovvero quando si incastrano aspetti fragili di uno con aspetti fragili dell’altro, senza possibilità di sganciarsi.
Non è raro che le famiglie in cui avvengono violenze siano quelle apparentemente “perfette”. E’ proprio vero: i panni sporchi si lavano in casa, al sicuro da sguardi indiscreti. Pur di dar conferma alla società, all’esterno, di essere una coppia e una famiglia perfetta, Celeste stessa è disposta a passare altro tempo con il compagno, pur sapendo di rischiare ormai la vita. E infatti, con la fine di quella stessa puntata, il film si concluderà con l’omicidio da cui il film si era originato.
Vi consiglio davvero di guardare questa serie perché, oltre che essere strutturalmente ben fatta e ben recitata, offre un momento di riflessione davvero importante.
Fatemi sapere cosa ne pensate commentando qui sotto.
© DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
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