Nelle relazioni tra marito e moglie può capitare di soffrire, accusarsi a vicenda e attaccarsi. Spesso le motivazioni sono inconsce e legate al proprio passato, ai personali vissuti con le persone importanti della vita che vengono riversati sul partner. Si arriva in alcuni casi ad un vero e proprio “massacro”, facendo osservazioni negative su tutto: come l’altro o l’altra risponde ai figli, come si comporta nella cura della casa, come l’altro non sia sempre disponibile o addirittura come gestisca il lavoro ed i momenti liberi. La soddisfazione, il gusto che si prova nel far del male al partner porta a scontri violenti in cui ci si accusa a vicenda di essere eccessivamente critici, inaffidabili, che all’altro non va mai bene nulla, il tutto determinato da profonde ferite interne irrisolte che generano frustrazioni che non potendo essere scaricate su chi ci ha fatto del male vengono proiettate su chi ci è più vicino.
Questo atteggiamento di uno o di entrambi i partner associato all’incapacità di chiedere aiuto porta via via ad un allontanamento. Nella famiglia caratterizzata da queste dinamiche si fa a chi massacra chi e spesso nel massacro finiscono inevitabilmente anche i figli. È importante capire quanto nella relazione ci si mette da parte nel tentativo di non soffrire, ma allo stesso tempo si prova a reagire in modo sbagliato pensando che l’attacco sia l’unica e la migliore soluzione possibile.
In realtà l’errore sta proprio lì. Nella relazione di coppia si proiettano sull’altro parti di sé che il partner non sempre è capace di accogliere. Queste parti, a volte inaccettabili di noi stessi, vengono viste come deboli e quindi da attaccare e sconfiggere, in modo oculato, quasi con soddisfazione. Pensandoci bene però, si arriva a capire che ci si sta difendendo da qualcosa di interno proiettato sull’altro ed alla fine ci si sente cattivi e si tende a colpevolizzarsi. Ciò su cui è necessario soffermarsi insieme al partner è la dinamica che sottosta’ al rapporto: io attacco te, tu attacchi me, in un circolo vizioso che genera scontri continui che a nulla porteranno.
In questa situazione spesso, a pagarne le conseguenze maggiori sono i figli che confusi dagli atteggiamenti dei genitori tenderanno a dare ragione una volta all’uno, una volta all’altro genitore, sentendosi tirati dentro una dinamica che non riusciranno a gestire perché non gli appartiene e cercando solo una fuga da una situazione per loro troppo grande, pensando: “Non voglio finire così!”. Secondo la loro ottica una relazione di coppia sta in piedi solo finché dura. Come è possibile risolvere la situazione allora? Innanzitutto comunicando, perché alla base di tutto c’è la mancanza di comunicazione o una modalità comunicativa errata. In secondo luogo è necessario affidarsi all’altro, in un’ottica di crescita condivisa. “Io ci sono per te e tu ci sei per me”, deve essere questo il motore della relazione tra partner. Infine, modificare la modalità con cui ci si approccia a chi abbiamo al nostro fianco, rinunciando a difendersi con la stessa misura con cui ci attacca l’altro.
Non bisogna pensare che se l’altro ha una modalità aggressiva nei nostri confronti, dovrà essere ripagato con la stessa moneta o al contrario sentirsi succube del proprio partner o incapace di difendersi, inerme. Bisogna evitare di farsi trascinare nel “gioco del farsi male”. Non difendersi non implica non essere più forti. Al contrario, non difendersi attaccando implica una capacità di saper dosare le proprie forze, scegliere quali battaglie combattere e quali no. Scoprire che l’amore può vincere sul rancore è un’ottima strategia per cominciare a vivere meglio il rapporto di coppia.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
COME NON ROVINARE UNA STORIA D’AMORE