Al tempo della crisi, la ri-costruzione del benessere viene effettuata da diversi punti di vista. Sociologia, Psicologia, Economia si approcciano ognuna secondo le proprie competenze verso un intervento che mira ad essere multidisciplinare agendo da osservatori differenti, ma cercando di trovare una linea comune d’azione.
La psicologia, che per anni ha fatto dell’intervento sul soggetto il suo baluardo, si trova oggi ad intervenire sulla base della stretta relazione che intercorre tra evoluzione socio-economica e politica con il benessere del soggetto. Nasce quindi la necessità di correlare in modo trasversale le diverse esigenze e mettere in gioco le diverse competenze territoriali e globali per un intervento complesso e completo.
Oggi infatti, secondo i canoni dell’organizzazione mondiale della sanità, la salute non si configura come assenza di malattia ma è legata al benessere, che rappresenta il miglior livello di adattamento possibile tra persona ed ambiente. Oggi “lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale di ben-essere consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società” (WHO, 1986 – Ottawa e WHO, 2005 – Bangkok). Pertanto, il benessere personale risulta strettamente legato all’ambiente, ma anche alla percezione che ha l’individuo di se stesso nell’ambiente secondo l’azione che l’ambiente, la società esercita su di lui, iscrivendo lo stesso benessere in una cornice socio-relazionale.
La complessa e continua costruzione di teorie ed interventi di libertà ed uguaglianza tende a favorire questa nuova visione di benessere e relazionalità. Ed è in quest’ottica che nasce anche la correlazione tra benessere ed opportunità, intesa questa come la possibilità garantita dagli Stati di accesso alle possibilità di costruzione del proprio status di individuo prima e cittadino poi. L’ottica è quella di mediazione tra i bisogni del singolo e quelli della collettività attraverso la dimensione relazionale e del contesto. La costruzione del proprio benessere viene pertanto ad essere considerato un diritto inalienabile da inserire tra le opportunità, appunto, come il salario, il diritto alle cure mediche o all’assistenza previdenziale.
Gli studi sociologici si soffermano sempre più sulla discrepanza tra la tendenza all’individualismo e la necessità di creare relazioni, reti che permettano l’interazione continua e lo sviluppo di un capitale sociale. E così, allo stesso modo la psicologia sposta il focus dall’individuo singolo ed unico all’individuo inserito nella società, capace di intessere relazioni e co-costruire opportunità.
Gli approcci economici entrano in campo interrogandosi sulla reale convinzione che l’accrescersi del reddito sia l’unico parametro per valutare il benessere. Pertanto non è necessariamente il benessere economico ad aumentare la felicità (Easterlin, 1974). La dimensione del benessere, e conseguentemente della felicità, va ricercata nelle dimensioni socio-relazionali e non più solo in quelle soggettive del fare o dell’essere individuale. Si pensi a tutte quelle dinamiche di benessere che nascono a seguito dell’impegno sociale e del volontariato. A ciò vanno aggiunti anche tutti i concetti di uguaglianza ed equità. Infatti secondo gli studi attuali anche i tassi di mortalità sono profondamente influenzati da condizioni di uguaglianza sociale che favoriscono l’aumento delle aspettative di vita. In conclusione, oggi la psicologia tende a fungere da partner in una sinergia d’intervento tra diverse discipline che possono favorire la costruzione di un benessere soggettivo e sociale finalizzato alla promozione di opportunità.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta