Come detto nella prima parte dell’articolo, il rapporto con il proprio corpo è spesso influenzato anche da vissuti relazionali importanti del passato soprattutto, nel caso delle donne, con la figura materna. Il rapporto madre-figlia è un rapporto a dir poco complesso che determina in modo pregnante la crescita personale di entrambe ma soprattutto della figlia. La costante presenza di una madre nella vita della figlia che pontifica e dirige la quotidianità della sua vita certamente non porta quest’ultima a sviluppare una relazione matura prima di tutto con se stessa, ma soprattutto tra loro due.
La continua ricerca di aderire a determinati canoni di bellezza, magari nel vano tentativo di imitare la figura materna nella sua femminilità e le sue caratteristiche come donna più che come persona capace di prendersi cura della famiglia, porta la donna/figlia a mettersi costantemente in discussione, a sviluppare una sorta di competitività con la madre piuttosto che un’alleanza. Ciò di rimbalzo porta anche alla nascita di un sentimento di inadeguatezza per non riuscire mai ad eguagliare quella donna che viene vista come prototipo della perfezione. Porta la nascita del senso di colpa per questi sentimenti di odio verso la persona che viene vista come un nemico da battere nell’affermazione della propria identità come donna. E fa sì che si tenti, per rimediare a tutto ciò e cercare una sorta di alleanza/redenzione, a creare un legame che sia fittizio nel vano tentativo di ricevere un complimento, un consiglio, sentirsi amata, sentirsi all’altezza, ecco che si portano regali, si cerca di essere accondiscendenti, assertive con la madre per creare un’alleanza che spesso, come detto, sarà fittizia.
Tutto ciò però non fa altro che di minare la propria autostima, La propria visione di se stessa come figlia che per sentirsi adeguata dovrà mettere in gioco tutta se stessa per arrivare a superare la donna per eccellenza che è la madre. Ma così facendo non farà altro che sviluppare relazioni (soprattutto col sesso opposto) non autentiche, ma basate sulla necessità di sentirsi “viva”, lodata, accettata, sentirsi in grado di raggiungere e superare quella figura presa a modello ma in modo errato. La donna/figlia si metterà in discussione in tutto e con tutti, prima con se stessa autocriticandosi, svalutandosi, perché solo così potrà non concretizzare l’attacco pianificato alla madre e per il quale si sente continuamente in colpa.
È importante mantenere un canale comunicativo con la propria madre, non smettere di cercare un contatto, questo anche quando sembra complicato. Non è funzionale evitare gli scontri perché può portare ad accumulare rancore ed incomprensioni. Il lavoro su se stessa, per la costruzione della propria identità passa attraverso la madre, ma in una sorta di avvicinamento, attraverso la nascita di un legame che produrrà un lento allontanamento, è un processo lungo ed assai delicato ma che darà i suoi frutti, non si può pretendere di attuarlo nel breve termine.
A parere di chi scrive la donna deve darsi la possibilità di sentirsi elegante, femminile, seducente accettandosi ed amandosi per come è, anche in un corpo sinuoso. Farsi accettare, ma soprattutto accettarsi ed amarsi per ciò che è deve essere il primo passo fondamentale per il proprio benessere.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta
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