L’adolescenza rappresenta un periodo della vita in cui tutto ciò che ci gira intorno è estremamente amplificato e genera confusione, complici anche tutti quei cambiamenti fisici e quelle produzioni ormonali che portano ragazzi e ragazze ad interagire tra loro e con il mondo esterno in modi sempre diversi e mai costanti.
Ecco che alcune passioni adolescenziali, diventando totalizzanti, intese come qualcosa che non si potrà mai più verificare nella vita (un’amicizia, un interesse, una relazione), spesso spingono i giovani a trascurare tutto il resto per seguirle.
Nutrire una passione è una cosa bella, utile, non quando però diventa un pensiero unico, qualcosa che domina la mente portando a lasciar andare gli obblighi e gli impegni che caratterizzano quell’età intromettendosi nella quotidianità ed ostacolando o addirittura impedendo la normalità della vita di tutti i giorni.
Le passioni e gli interessi spesso rappresentano dei rifugi mentali grazie ai quali si riesce a far fronte ai momenti di difficoltà, spazi in cui rifugiarsi quando non si riesce a stare dietro alla vita di tutti i gironi con le sue problematicità. Tuttavia la ricerca continua e spasmodica di questo spazio può portare alla ricerca dell’isola di Peter Pan, che non c’è e quindi ci si trova di fronte un adolescente che rifiutandosi di crescere spera sempre di poter volare, perché solo così riuscirà a far fronte alle proprie incapacità, evitando cioè di mettersi in gioco. L’attenzione viene spostata solo su ciò che si vuole fare ed il piacere di fare ciò che da soddisfazione caratterizzando così quell’atteggiamento onnipotente e narcisistico del bambino che si rifiuta di crescere per vivere nello spazio mentale che si è creato.
Diventare adulti significa però uscire da questa dimensione e affrontare le asperità della vita, incominciare a progettare il proprio futuro non più in un’ottica di ricerca del piacere, ma nella consapevolezza che le cose potranno andare bene o male a seconda delle decisioni che prenderemo e dei comportamenti che metteremo in atto.
È necessario che gli adolescenti man mano che crescono vengano guidati verso una scelta più consapevole del proprio futuro affinché siano in grado di programmare e progettare la loro vita. In ciò sono i genitori a dover indirizzare i figli verso un’autonomia nel porsi degli obiettivi, cercando di rispettare le loro scelte e fornendo un supporto, una vicinanza, una guida mai invasiva e che mai prenda il loro posto. Supportandoli quando possibile nel definire quali sono le condizioni per raggiungere gli obiettivi e programmando insieme a loro le tappe della realizzazione.
È utile quanto necessario parlare con i figli, ascoltarli e valutare il loro punto di vista, cercando l’incontro invece dello scontro, un rapporto di crescita reciproca, un confronto basato sulla chiarificazione cercando di tenere i toni contenuti senza farsi prendere dall’emotività. Non è consigliabile accettare ulteriori evasioni dal discorso da parte dei figli con un “No so!” o con silenzi, ma bisogna accompagnarli attraverso l’ascolto ad una decisione chiara e condivisa. Focalizzarsi dunque concretamente sul presente per programmare attivamente il futuro.
La riflessione insieme probabilmente non sarà definitiva e risolutiva, ci sarà la necessità di riproporla altre volte, ma sicuramente rappresenta uno dei modi migliori per aiutare un figlio adolescente ad uscire dalla stagnazione in un mondo magico e spesso pieno di illusioni che lo tiene legato ad una condizione infantile in cui non è più funzionale rimanere.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta