Analizzando alcuni comportamenti degli adolescenti di oggi viene spesso da chiedersi quali siano i motivi che li spingono a metterli in atto, ma soprattutto dov’è finito quel senso di autocontrollo, di autoregolamentazione e spesso di moralità che dovrebbe caratterizzare un soggetto nella nostra società.
Non di rado i comportamenti messi in atto dagli adolescenti sono la conseguenza di una domanda che si pongono quasi quotidianamente milioni di ragazzi e ragazze alla quale non sanno dare risposta: “Chi sono io?”. Dubbio questo che in molti casi non è legato solo alla componente psicologica degli adolescenti ma risiede in qualcosa di più profondo, sconosciuto, quello che viene definito “Anima”, qualcosa che li attrae, facendoli sentire qualcuno, degli individui con dei valori che vanno rispettati.
Le caratteristiche comportamentali di alcuni adolescenti, che differiscono da quelle del gruppo, oggi vanno ricercate in qualcosa che è profondamente radicato in loro stessi, nella loro breve esperienza di vita; un senso di compartecipazione nei confronti di chi è più debole, una diversità che li rende incapaci di comportarsi come gli altri. Qualcosa di cui essi stessi si meravigliano, ma che fa provare loro dispiacere quando i compagni prendono in giro o maltrattano un’altra persona. Questo gioco non piace a questo tipo di giovani, ed è questo che li spinge ad intervenire, ad aiutare, a caricarsi farsi carico del dolore della vittima che ha l’unica colpa di essere diverso, di non vestire alla moda, di appartenere ad un’altra etnia.
Potremmo definirlo come l’ideale dell’Io, un insieme di aspirazioni che spingono un soggetto a comportarsi in un certo modo, partendo da regole che egli stesso si pone e che non sono frutto di imposizioni morali. Si tratta di un comportamento non propriamente voluto, messo in atto quando l’adolescente si rende conto di essere diverso dai suoi compagni, ma soprattutto di non voler essere come loro. È naturale rispettare gli altri, innaturale maltrattarli o umiliarli e per questo chi lo fa è diverso da lui.
In questo momento egli capisce cosa vuole diventare e come vuole essere da adulto, dandosi delle regole, degli obiettivi comportamentali e di vita, cioè una persona ideale da costruire nel corso della propria esistenza. Il tutto non è legato a norme, imposizioni, divieti, indicazioni della società o dei genitori, ma dipende da ciò che una persona sente dentro di sé, nel profondo e lo attira anche se implica solo essere più gradevole agli altri, quindi rappresenta un obiettivo da perseguire.
In questo suo comportamento, il ragazzo deve essere guidato da genitori, insegnanti, educatori. Va ascoltato, va considerato per quello che è: un adolescente che esce dall’infanzia e si sta avviando verso la giovane età adulta, non più un bambino che oggi fa questo e domani agisce in maniera diametralmente opposta a quello odierna.
È utile confrontarsi con lui capire quanto questo suo comportamento sia frutto di una scelta personale o sia solo dovuto al caso. Spesso si arriva a scoprire che quella scintilla di bene, di crescita positiva, di giustizia è già dentro di lui, in modo innato, una “moralità” che si sviluppa in un preciso momento della vita degli individui e che va assolutamente agevolata.
© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta