Non guardo mai la televisione ma, stranamente, l’altro giorno l’ho accesa sedendomi sul divano e sono capitata involontariamente nel programma di Bebe Vio “La vita è una figata!”.
In questo programma Bebe accoglie persone comuni e personaggi noti che condividono la loro storia e la loro vita, con in sottofondo lo slogan “La vita è una figata!”.
Chi sia Beatrice Vio non credo si debba precisare ma, per chi non lo sapesse, è una ragazza di 20 anni, schermitrice italiana, campionessa paralimpica e mondiale che a 11 anni, a causa di una meningite fulminante, le vennero amputati avambracci e gambe. Bebe è diventata famosa per l’atteggiamento vincente verso la vita e per un entusiasmo fuori dal comune.
Nel programma “La vita è una figata!” ad un certo punto prende parola Alex Zanardi, altro grande uomo, per raccontare la storia di Paolo. È proprio per questa che ho deciso di scrivere ora e condividere anche con voi un grandissimo insegnamento.
CHI E’ PAOLO PALUMBO?
Subito viene mostrata una foto di questo ragazzo con Barak Obama e ci si può chiedere cosa mai abbia fatto per arrivare a fare una foto con Obama!
Paolo Palumbo ha 19 anni. Da quando aveva 11 anni ha cominciato ad appassionarsi alla cucina e a desiderare di diventare chef, come lo è il papà, e di frequentare in futuro l’Accademia di Gualtiero Marchesi.
Il fratello Rosario, di due anni più grande, e da sempre legato a Paolo, racconta che quando Paolo aveva 17 anni (nel 2015) è caduto per terra mentre giocavano a calcio, come se gli fossero crollate le gambe. Paolo si rendeva conto che perdeva il controllo di intere parti del corpo: gli cadevano le padelle dalle mani, non riusciva a tenere le posate quando mangiava, a sollevare un bicchiere, anche camminare divenne un problema…
Cominciarono le visite in ospedale e dopo poco emerse la tragica diagnosi: Paolo è affetto da SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, una malattia degenerativa che colpisce le cellule cerebrali preposte al controllo dei muscoli, compromettendo progressivamente i movimenti della muscolatura volontaria.
Una volta ricoverato, Paolo cominciò a peggiorare sempre di più e ora, dopo due anni, è in carrozzella. Tutte le funzioni più semplici divennero complesse… impossibili.
Che gusto ha, la vita, quando capitano situazioni così destabilizzanti….?
Il suo sogno, però, è rimasto quello di diventare chef.
Come fare però, non riuscendo più ad avere il controllo sul corpo?
CHEF NONOSTANTE TUTTO
A trovare la soluzione fu il fratello Rosario che cominciò a dedicarsi completamente al fratello, diventandone le mani e le braccia. Paolo “comanda” e Rosario esegue! Nel programma si vede il fratello che con il padre cucina, mentre Paolo dà le indicazioni degli ingredienti, del tempo di cottura e il giudizio finale all’assaggio del piatto!
Già qui potrei concludere l’articolo riflettendo sulla grandezza dell’amore e sulla forza di realizzare i propri sogni, nonostante tutte le difficoltà… ma il bello deve ancora venire.
UN PROGETTO FUORI DAL COMUNE…
A Milano, in un centro specializzato, Paolo ha incontrato tanti altri malati di SLA che, ad uno stadio avanzato, possono essere alimentati solo con un sondino sullo stomaco. Paolo stesso racconta che ad Antonio, un uomo malato di SLA da anni, allettato e tracheotomizzato, domandò quale fosse la cosa che più gli mancava e la sua risposta fu
il sentire il piacere del gusto dei cibi.
Questo gli risuonò particolarmente perché il cibo era da sempre la sua passione e lui, rispetto ad altri malati, riesce ancora a sentire i vari sapori!
In collaborazione con uno chef, Luigi Pomata, scrisse un libro di ricette per aiutare le persone a cucinare e poi omogeneizzare i cibi per i familiari con problemi di deglutizione, problemi dell’apparato digerente o malati alimentati con sondino. A Montecitorio Paolo presentò il suo libro “Sapori a colori. Sconfiggere la malattia con la buona cucina”.
Oltre a questo, però, Paolo si è ingegnato in un progetto con il fine di far sentire i sapori a chi non può più introdurre cibi solidi e liquidi in bocca.
UN TAMPONE MAGICO
Con l’aiuto del papà cuoco, convinse i medici del Centro Clinico Nemo di Milano (un centro specializzato in malattie neuromuscolari come la SLA, la SMA, Atrofia Muscolare Spinale, e le distrofie muscolari) a fare un esperimento molto particolare…
Vennero create delle essenze con il sapore degli ingredienti delle ricette che Paolo aveva pensato (carbonara, tiramisù, risotto al Prosecco e crescenza, e altri piatti tipici!) e venne utilizzato un tampone nel quale furono spruzzate, sulle sue 4 facce, le varie essenze degli ingredienti che compongono un piatto così da permettere a chi non può mangiare e a chi non sente più il gusto dei cibi, di sentirlo mettendo in bocca questo tampone!
Il tampone infatti sprigiona i sapori del piatto, essendone una sintesi chimica, ridando gioia ed estasi a chi non sa più cosa voglia dire assaporare il cibo.
Nel video conosciamo Anna, una signora affetta da SLA che non sente il gusto dei cibi da più di 7 anni. I suoi occhi parlavano da soli. Una volta “assaggiato” il tampone” il suo viso si illuminò e cominciò a sorridere ogni sua cellula! Le reazioni di altre persone sono sconvolgenti ed emozionanti.
Finora il tampone è stato testato su una decina di pazienti del Centro Nemo e i risultati sono stati eccellenti. Di questo passo, fra poco tempo il tampone potrà essere a disposizione di tutti i malati.
COSA IMPARIAMO
La grandezza di Paolo sta nell’aver restituito a queste persone il gusto della vita, ridando il gusto a chi l’ha perso.
La storia di Paolo cosa ci insegna?
Sicuramente che la vita va vissuta, anche quando potrebbe sembrare che non abbia più alcun senso. Ma non solo ci insegna a vivere la vita… ma a viverla con gusto! Assaporandola! Gustandola!
Proprio come si fa quando si mangia! 😉
DR.SSA ILARIA CADORIN
Psicologa n°9570 Albo Psicologi del Veneto
Contatto e-mail: cadorin.ilaria@gmail.com
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