La certezza è bipolare. O si è sicuri che una cosa giusta così com’è oppure siamo sicuri che sia sbagliata. In entrambi i casi, la certezza ci permette di agire in conseguenza alla nostra convinzione. Quando siamo di fronte a una cosa giusta, allora agiremo per proteggerla e per farla crescere. Nel caso opposto, agiremo per distruggerla.
Considerate l’amore.
Quando siamo certi di aver trovato la persona giusta ci rivolgiamo a lei spinti da una forza generatrice che ci rende propositivi e magnifici.
Quando capiamo che non è la persona giusta agiamo per distruggere quel rapporto.
Il dubbio si colloca in mezzo alle certezze
Il dubbio si trova in mezzo alle certezze. Non sei sicuro che una cosa sia giusta né che sia sbagliata. Il dramma di chi dubita è che vive senza uno scopo. Privo di tutte le certezze non può decidere né di costruire le cose giuste, né di distruggere quelle sbagliate. Rimane in un limbo di autoriflessione, cioè di pensiero non finalizzato ad alcuna azione, e vegeta.
La tristezza e più in là la depressione, così deleteri per il nostro equilibrio sono stati di non adesione a nulla. In quanto tali derivano dal dubbio patologico alla vita. Dubitando ci si trova nell’impossibilità di costruire ma anche nell’impossibilità di distruggere.
Considerate sempre l’amore.
Quando non sappiamo dire se la nostra storia d’amore è buona o cattiva ci troviamo in una situazione di stallo dove l’unica cosa che riusciamo a fare è interrogarci o interrogare il partner. Partono così eterne discussioni sempre uguali avulse da qualsiasi ancoraggio nella vita pratica. Si discute dell’esistenza delle coppia nel modo più astratto che la nostra preparazione culturale riesce a inventare.
L’uomo è limitato cognitivamente perciò il dubbio non approda in nessun luogo e così tutto rimane sospeso e inutile. Allora somiglia a un passante sempre inquieto che non si ferma da nessuna parte, perché nulla di ciò che pensa gli fornisce la minima impressione di realtà.
Anche se venisse Dio in persona a consegnargli la verità, lo scettico dubitatore non abbandonerebbe i suoi tentennamenti. È troppo avido di perplessità. L’abitudine al dubbio ha preso il sopravvento e il suo unico approccio alla vita è l’esitazione: interrogarsi senza fine, come un martirio che domina tutti i suoi pensieri e le sue iniziative.
Una certezza è buona anche quando è falsa
Perseguire il dubbio è una cosa debilitante e malsana. Uno spreco di energie costante che equivale a sprecare la propria vita.
La certezza invece è l’opposto, cioè la vita.
Anche se esalto le certezze non dimentico la loro fragilità. Le certezze appassiscono, invecchiano e perdono ogni valore. Invece il dubbio resta sempre giovane. Questo perché ogni certezza è legata a un’epoca precisa, a un determinato bagaglio di conoscenze, a una cultura o addirittura a una situazione contingente. Tutte le riflessione che produciamo per convincere i nostri contemporanei a non aderire alla certezza invece sfidano il tempo e lo spazio.
Considerate la religione.
È difficile immaginare la nascita degli dei greci e tutto il processo che ha costruito nei loro confronti paura e venerazione. È molto più facile comprendere perché sono stati abbandonati e il mondo si sia progressivamente disinteressato a loro, ovvero perché sono diventati un racconto fantastico anziché qualcosa di mistico.
Ci vuole molta irriflessione e molta ebbrezza per generare un Dio, per distruggerlo invece basta fare un po’ di attenzione e pensarci un po’ su.
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Bibliografia