MI CI HANNO MANDATA: perché si comincia una terapia

C’è il momento giusto per iniziare un percorso di conoscenza di sé? Siamo sempre noi ad accorgercene o, a volte, siamo indotti da altri ad intraprenderlo? E come si fa? E come andrà? Ci risponde Maria, attraverso la sua esperienza, che con il suo modo ironico e leggero dirà cose che non è sempre così facile dire.

MI CI HANNO MANDATA

Sarà capitato anche a voi diceva una vecchia canzone, chissà forse sì. Intendo un periodo in cui sembra che tutto giri storto vi sarà capitato e se, invece, non lo avete mai provato sulla vostra pelle, sappiate che a Maria è successo. Fai finta di niente oggi e fai finta di niente domani, le cose si sono accumulate e senza nemmeno accorgersene si è ritrovata ad essere incattivita, con se stessa e con gli altri, insoddisfatta sebbene non avesse motivi concreti per esserlo. Provava quello stato d’animo di chi si lascia vivere, un po’ per inerzia, un po’ per paura. All’improvviso però metteva in atto comportamenti imprevedibili e anche molto di impatto sulla sua vita.

Mentre lei riusciva a nascondersi il suo stesso stato d’animo, gli altri hanno iniziato a non risparmiarle niente: “Sei scontrosa”, “Non sei più la stessa”, “Ti stai trascurando, guarda che capelli hai”, “Ma un po’ di trucco stamattina, no eh?”. Amici e parenti tentavano di farle notare i suoi comportamenti anomali, ma non sapevano come fare, perché dire chiaramente ad una persona che qualcosa non va nel suo modo di agire, non è così facile. Hai il timore di ferirla oltremodo, vorresti parlare ma non troppo e ti muovi come fossi il famoso elefante in una cristalleria.

Fino a che le stoccatine sono diventate più chiare, “Tu non stai bene, devi farti vedere da qualcuno”. Il marito, la figlia, la sorella le sembravano tutti coalizzati contro di lei e Maria non ne poteva più. E’ con questo spirito che ha deciso di farsi vedere da qualcuno.

Senza riconoscerne il bisogno, senza percepirne l’importanza, più per non sentire quella cantilena e poco, pochissimo prima che si trasformasse in “fatti vedere, ma da uno bravo”, Maria inizia la ricerca di uno psicoqualcosa che faccia al caso suo.

La sua avventura psicoterapeutica inizia così, apparentemente quasi per caso, in favore del quieto vivere familiare ed esattamente inizia quando “… lui mi ha preso la faccia tra le sue mani e mi ha detto: «Domani, domani mattina cerchi uno psicologo e ci vai.»”

Lei è preoccupata di questa situazione, vede chiaramente che le cose si stanno mettendo male; si rende conto che i suoi vorrebbero aiutarla, ma non ci riescono, non possono farlo, perché la sua è una crisi esistenziale che è nata dentro di lei e la chiave per aprire quella porta ce l’ha solo lei.  “Mia figlia si astiene dai commenti, ma mi accorgo che cerca di non contraddirmi e di aiutarmi in casa, cosa che mai aveva fatto. Poiché loro sono tanti e io sono una, è più probabile che abbiano ragione loro e che sia io a minimizzare sul mio cambiamento. La mia motivazione è quella che era all’inizio, né più, né meno di allora: del tutto estrinseca. Io non sentivo né sento alcun bisogno di venire in terapia. In base a quel che dice lei, io sembro ego sintonica, cioè sembro una che non avverte disagio, una che non sta male con se stessa. Insiste molto, lo sottolinea con la voce, quel sembra. Come volesse dirmi «guarda che non mi freghi, sto al gioco, ma non mi freghi.»

In base a quel che dice mio marito, non voglio rendermi conto che non sto bene, non accetto la realtà. In base a quel che dice mia sorella, sono cambiata, anzi sono peggiorata, quasi non mi riconosce più.”

Ricerca dopo ricerca, trova la sua strizzacervelli e ce la racconta, ma trova anche un toccasana per affrontare la sua crisi; trova l’ironia che la accompagnerà nel suo percorso e che ci accompagnerà nella lettura del suo diario.

 

Maria è la protagonista del libro Mi ci hanno mandata di Flavia Cavalero edito da Ciesse Edizioni

Visita il sito dell’editore per leggere la sinossi del libro: ciessedizioni.it

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