La tecnica delle sedie

tecnica delle sedie

Accade spesso che i pazienti ci chiedano aiuto perchè si trovano di fronte ad un bivio, di fronte ad un possibile cambiamento: da un lato vorrebbero cambiare, mentre dall’altro sono ancorati alle vecchie abitudini.

Questo è il caso di Giorgio che ha chiesto aiuto a uno psicologo perchè da alcuni anni ha una doppia vita; se in apparenza è visto da tutti come un marito e padre presente e attento, segretamente frequenta prostitute. Chiede aiuto perchè questa situazione gli sta pesando emotivamente e vorrebbe cambiare, ma al contempo è combattuto al solo pensiero di dover interrompere la sua “seconda vita”.

Per altri pazienti il bivio non contempla il lasciar andare una vecchia abitudine, ma piuttosto consiste nella scelta tra due (o più) percorsi futuri.

E’ il caso di Maria che ha da poco finito il Liceo e si trova a dover decidere quale facoltà frequentare. Ha ormai acquisito molte informazioni sulle università di suo interesse, ma fatica a prendere una decisione.

Se i casi accennati riguardano il processo decisionale ci sono molte altre situazioni nelle quali la presenza di pensieri ed emozioni contrastanti (leggi “conflitto interiore”) investe la persona nella sua interezza. In questi casi il paziente può lamentare un senso di confusione e, nei casi più importanti, dubbi sulla propria reale identità.

A Stefania è stato diagnosticato un disturbo borderline, passa rapidamente da momenti in cui è arrabbiata con chi la circonda a momenti in cui si sente colpevole e sbagliata; riferisce una grande confusione quando cerca di descrivere se stessa. 

Talvolta invece ci chiede aiuto una persona che, pur avendo le idee apparentemente molto chiare su ciò che desidera ottenere, si rende conto che c’è qualcosa che la frena.

Mario ha sempre svolto attività sportiva a livello agonistico ma, nonostante l’esperienza e l’impegno in allenamento, ha come l’impressione che ci sia qualcosa in lui che gli sta remando contro.

I casi appena descritti sono certamente molto diversi da un punto di vista clinico, ma hanno in comune la presenza di pensieri e sentimenti che sembrano andare in direzioni opposte: è presente una difficoltà a prendere consapevolezza di queste “parti di sè” e a farle comunicare tra loro.

Uno strumento interessante che può essere utilizzato in tutti i casi citati (e non solo) è la “tecnica delle sedie”. La tecnica delle sedie comprende tipicamente l’utilizzo di due (o in alcuni casi più) sedie poste l’una di fronte all’altra. Lo psicologo chiede al paziente di sedersi in una delle sedie e sostenere un dialogo con un membro della sua famiglia, o con altre persone per lui significative, che immaginerà sedute nella sedia di fronte. Le varianti della tecnica possono essere molte: può essere chiesto al paziente di passare da una sedia all’altra interpretando le due parti (o persone) in modo da simulare un botta-e-risposta, di parlare semplicemente con la sedia vuota, di discutere con lo psicologo che si mette nel ruolo dell’altra parte (o persona), eccetera.

Lo psicologo può usare la tecnica modulandola secondo i bisogni del cliente, e del contesto di intervento, rendendola a volte più cognitiva altre volte più emozionale. Ad esempio, in ambito di formazione aziendale lo scopo potrebbe essere quello di lavorare su un piano più cognitivo, laddove in ambito terapeutico l’interesse principale può essere invece quello di suscitare forti emozioni attraverso la stessa tecnica.

J. Kellog ha sottolienato che la tecnica delle sedie può essere utilizzata in cinque modi diversi.

1) Elaborazione di situazioni passate difficili. In alcuni casi le potenzialità di crescita e di benessere del nostro cliente sono bloccate da ricordi di eventi difficili del passato non completamente elaborati; in altri casi non riesce a staccarsi emotivamente da una persona che su un piano di realtà fa parte del suo passato (ad esempio una persona cara deceduta, o un ex). In queste situazioni ci interessa ricreare con la tecnica delle sedie una situazione di difficoltà che il paziente ha vissuto nel suo passato al fine di poterlo aiutare ad affrontare la medesima in maniera diversa. Potremmo chiedere al paziente, ad esempio, di rappresentare un’interazione nell’infanzia con un genitore emotivamente abusante; in questo caso l’obiettivo sarà la presa di distanza da una persona del passato e chiederemo l’espressione di emozioni e bisogni verso di essa, in modo tale che il paziente potrà decidere, una volta pronto, di lasciarla andare.

2) Lavoro sulle parti di sé. Viene chiesto al cliente di mettere sulle sedie delle parti di sé. A queste parti viene dato un nome, mettendo ad esempio su una sedia l’Adulto, sull’altra il Critico interno, e così via. Chiediamo alla persona di far discutere tra di loro le parti di sé bambine, genitoriali, difensive e la sua parte adulta. Lo psicologo aiuterà il paziente a interfacciarsi con le varie parti in gioco, cambiando approccio a seconda di ciò che si trova davanti.

3) Lavoro sui sogni. Un utilizzo particolarmente creativo e metaforico della tecnica delle sedie è quello che riguarda il materiale onirico. In questo caso si chiede al paziente di rappresentare aspetti opposti presenti nel sogno facendoli comunicare tra loro, e mostrando i loro diversi punti di vista al fine di arrivare a un’integrazione tra elementi apparentemente inconciliabili.

4) Dialoghi correttivi. In questo caso sulla sedia viene messo uno schema di pensiero individuato nel paziente, e si procede a dialogare con lo stesso. Se ad esempio nel corso dell’intervento si è individuato uno schema di inadeguatezza, si può chiedere alla persona di metterlo su una sedia e di dargli voce. Lo psicologo sosterrà poi il paziente nella discussione con lo schema, al fine di pervenire a una ristrutturazione delle distorsioni percettive e alla creazione di un dialogo interno alternativo.

5) Role Playing. La tecnica delle sedie può essere utilizzata anche per allenare l’assertività e le abilità di comunicazione del paziente. Potremmo allora chiedere alla persona di simulare, anche con l’aiuto dello psicologo, il dialogo con un capo, con un collega di lavoro, eccetera. Anche in questo caso lo psicologo può assumere il ruolo di attore nella scena e alternarlo alla funzione di supporto del paziente.

In conclusione, la tecnica delle sedie, se usata in maniera opportuna, può essere rivelarsi uno strumento per ottenere un cambiamento rapido e significativo, ed è utilizzabile in una grande varietà di contesti, clinici e non. L’insegnamento e l’approfondimento di questa tecnica sarà oggetto del corso “Tecniche di gestione del pensiero” che si terrà a Milano l’8 e il 9 luglio 2017, organizzato dall’Accademia delle Tecniche Psicologiche. Clicca su questo link per conoscere i dettagli.

Enrico Parpaglione

e i colleghi dell’Accademia delle Tecniche Psicologiche