UNA STORIA ZEN CI INSEGNA A VIVERE NEL PRESENTE

Un giorno il Buddha sollevò un fiore davanti a un pubblico di 1.250 monaci. Non disse nulla per un lungo periodo di tempo. Tutti stavano in silenzio e sembravano pensare intensamente, sforzandosi di vedere il significato dietro il gesto del Buddha. Improvvisamente, egli sorrise alla vista di una persona nel pubblico che stava sorridendo a lui ed al fiore.

Quando qualcuno prende un fiore e ve lo mostra, è perché desidera che lo vediate. Se continuate a pensare, vi perdete il fiore. La persona che non stava pensando, che era semplicemente se stessa, era in condizione di conoscere il fiore in profondità, perciò sorrise.

Lo Zen, è stato descritto come “un insegnamento al di là delle parole, che rivela l’essenza della mente dell’uomo, il quale vede direttamente nella propria natura e consegue l’Illuminazione”.

Questa storia Zen tratta dal libro “101 storie Zen” vuole trasmettere il messaggio che quando non siamo completamente noi stessi, realmente nel momento presente, perdiamo tutto.

Cosa significa vivere nel presente? Vivere nel qui ed ora significa essere presenti a se stessi in questo preciso momento, proprio ora mentre stai leggendo queste righe. L’attenzione non è sul passato e nemmeno sul futuro che esistono solamente nei tuoi ricordi e nelle tue previsioni.

Sembra semplice eppure un’ampia fetta di malessere è dovuta proprio al non riuscire ad essere in questo stato; se da un lato la nostra mente è un mezzo per acquisire informazioni, fare calcoli, svolgere innumerevoli funzioni quotidiane, dall’altro può essere una potente arma per complicarci la vita. Esatto perchè anche la mente, ogni cosa, se usata male o contro se stessi può trasformarsi nella nel nostro peggior nemico.

“E’ la nostra mente a causare i nostri problemi, non le altre persone, non il mondo esterno. E’ la nostra mente, con il suo flusso di pensieri pressoché costante, che pensa al passato e si preoccupa del futuro”. Eckhart Tolle

Chi di voi non si è mai sorpreso mentre aveva la mente assorta completamente in un ricordo passato o in una previsione futura?

Ci si ritrova dunque a non godersi il presente immaginando un tempo futuro che ancora non ci appartiene o ricordando un tempo passato che non ci appartiene più. E del presente cosa ne è? Tutta questa sterile attività mentale  impedisce di sperimentare uno stato di serenità e pace che solo la consapevolezza dell’istante presente può dare.

Un piccolo esercizio pratico?

Una delle tecniche più semplici per connettersi con il presente si basa sulla presa di coscienza della respirazione. La maggior parte delle persone respira in maniera totalmente inconsapevole e superficiale, riempiendo i polmoni solo in piccola parte e lo si può verificare posando la propria mano sul torace: la respirazione superficiale è infatti di tipo toracico e ce ne accorgiamo dal suo ampliarsi e ridursi ritmicamente. Il tipo di respirazione che dovremmo avere è invece di tipo diaframmatico. Appoggia la mano destra sul tuo addome e la sinistra sul petto. Inizia a respirare lentamente e profondamente. Fai in modo che l’addome si gonfi e si espanda, ogni volta che inspiri, la tua mano si solleverà grazie alla spinta della pancia che si gonfia, mentre la mano sinistra rimane immobile sul petto. Respira in questa maniera per 3-4 minuti, e potrai subito provare una sensazione di benessere e distensione. Puoi farlo in qualsiasi situazione della tua giornata, da quando sei a casa, a quando sei in coda o al lavoro. Oltre a questo esercizio impara a focalizzare la tua attenzione nei piccoli gesti che compi durante la giornata, dal lavare i piatti, al vestirti al truccarti. Prova ad esempio quando sei alla guida a spegnere la radio e focalizzarti su tutti i tuoi movimenti e sul mondo attorno a te.  Diventeranno momenti in cui sentirai di essere pienamente nel presente: è l’unica cosa che davvero ti appartiene. Le sensazioni che proverai saranno qualcosa che ti stupirà e ed a lungo termine la qualità della tua vita non potrà che subire giovamento.

Non tenere conto del presente è quasi una malattia, nella nostra cultura, e noi veniamo continuamente condizionati a sacrificarlo al futuro. Con questo sistema, in conclusione, non solo evitiamo, adesso, ogni godimento, ma la facciamo finita per sempre con la felicità. (Wayne Dyer)

 

 

COME NON ROVINARE UNA STORIA D’AMORE