PSICOSOMATICA: IL BERSAGLIO DERMATOLOGICO

L’essere umano rappresenta un’entità inscindibile in quanto entità psicofisica. Tale considerazione ci porta a dire che in alcune forme morbose accanto a fattori somatici giochino un ruolo anche i fattori psicologici. Ecco che palpitazioni, affanno, rossore, sudorazione, pruriti, eritemi, mal di testa, ecc. sono spesso legati a disagi psichici come ansia, stati di tensione, emozioni non gestibili.
Quando lo stato emotivo infatti è talmente forte da non poter essere gestito facilmente esso si riversa come un fiume in piena sul nostro corpo, andando a colpire come una freccia con un bersaglio organi e sistemi specifici.

I bersagli che vengono colpiti da questo stato di tensione sono diversi: dermatologico, cardiovascolare, muscolo-scheletrico, respiratorio, gastroenterico, ecc.
Uno dei più comuni è rappresentato da quello dermatologico. Basta pensare, infatti, che la pelle rappresenta l’involucro del corpo che riveste e forma la nostra espressività e ci permette di interagire con l’ambiente che ci circonda. La pelle rappresenta il confine del proprio Io (Federn, 1979) attraverso la quale identifichiamo il Sé e le caratteristiche personologiche; una pelle solare e luminosa che diventano sinonimi di vita. In quest’ottica il derma viene ad essere caricato di valori simbolici, emotivi ed espressivi e le sue patologie allo stesso modo sono cariche di significati di contagio e contaminazione.
Oltre agli innumerevoli significati che essa rappresenta a livello psichico e di accettazione di sé, la pelle viene arricchita e manipolata per dare attraverso di essa un ulteriore manifestazione dei propri sentimenti e stati d’animo. Si va ad agire con la cosmesi, con l’abbronzatura, con i tatuaggi o gli interventi estetici. Stati d’animo che però, spesso, traspaiono in modo naturale come incapacità di contenere le emozioni, dando vita al rossore, alla sudorazione, alla piloerezione proprio a rappresentare una forte incapacità di iper controllo che ormai caratterizza tutti noi. La pelle è espressione di sé ma anche protettrice del corpo, nella misura in cui essa si attiva e genera risposte laddove il malessere esterno viene anche solo percepito o addirittura immaginato. Si tratta di un’enorme pagina comunicativa che però viene cancellata continuamente, data la capacità di rimozione e rigenerazione delle cellule epiteliali. In quest’ottica si potrebbe addirittura pensare a qualcosa di ingannevole perché muta continuamente.

Nel bambino essa rappresenta il mezzo primario di interazione con la realtà, con ciò che è altro da sé. Attraverso le carezze e le coccole egli si forma e matura nell’aspetto psicologico e personologico, differenziandosi appunto dalla figura materna.
La cute registra ed esprime in tempo reale il disagio psichico e se da un lato è riconosciuta questa caratteristica che dà forma ed identità al soggetto, all’inverso è altrettanto riconosciuto il disagio legato al disturbo dermatologico per l’isolamento, l’evitamento e la regressione psichica che esso a volte genera. Il rapporto che si genera con la propria pelle è caratterizzato da un costante e continuo scrutarsi, toccarsi, indagarsi, peggiorando la situazione sia a livello psichico che fisico in una spirale emotiva da cui è difficile uscire.
Secondo Ester Bick (1968) la pelle rappresenta quell’involucro che tiene insieme le varie componenti della personalità trasmettendone le tensioni, gli umori e l’emotività.
Risulta chiaro che molte e diverse sono le espressioni psichiche che traspaiono attraverso l’apparato dermatologico. Tra questi ritroviamo il prurito psicogeno, cioè senza riscontro causale che caratterizza profili di personalità rigidi, aggressivi e con tratti ossessivi, da ciò uno prurito che si auto alimenta costringendo a continua replicazioni. Esso alimenta infine anche un sistema di controllo e verifica che innesca il circolo vizioso prurito-toccamento-prurito. Così come l’iperidrosi che consiste in un’eccessiva attività delle ghiandole sudoripare spesso della pianta del piede e del palmo della mano che colpisce persone timide, insicure ed emotivamente labili le quali amplificano sensazioni di malessere nelle interazioni sociali mettendo in atto strategie di evitamento con conseguente emarginazione che a sua volta incrementa il disagio, l’ansia e la reattività.Le dermatosi sono spesso legate ad aspetti auto aggressivi come la tricotrillomania caratterizzata da un’aggressività autodiretta che si esprime nell’attorcigliare e strappare ciuffi di capelli. Oppure nelle escoriazioni nevrotiche conseguenti a continui impulsi a toccare e tormentare la pelle di parti specifiche del proprio corpo. La personalità ipocondriaca va ad agire sulla cute soprattutto nei casi di dismorfofobia in cui la persona avverte la sensazione di avere alterazioni patologiche della pelle che la portano a deliri o a fissazioni su patologie veneree con conseguenti inutili accertamenti ed indagini. Convinzione della presenza di patologie come la scabbia o la percezione di piccoli animaletti sottopelle lo portano a continui trattamenti con conseguenti escoriazioni e sanguinamenti.

Anche le dermatosi possono essere fortemente influenzate da fattori psicologici. Ci riferiamo alle dermatiti atopiche, eczemi, alopecia, psoriasi. Si tratta di patologie fortemente acutizzate a seguito di eventi stressanti e che vengono peggiorate ancor di più da grattamenti o visioni distorte della propria figura. Per quanto riguarda la psoriasi molto sembrano influire fattori come la predisposizione genetica ed attività autoimmunitarie alle quali si associano condizioni di stress. È molto forte in questo caso una forma di ritiro dalle relazioni sociali e dai rapporti interpersonali, così come la percezione di sentirsi rifiutati con notevole aumento di aggressività e conseguente regressività.

È utile tenere in considerazione, infine, come la nostra memoria giochi un ruolo fondamentale nella psicosomatica e nella scelta del “bersaglio”. Ricordiamo infatti ciò che ci spaventa, che temiamo e così anche i nostri organi sviluppano una sorta di memoria che li porta a cedere sotto l’attacco emotivo del ricordo.

BIBLIOGRAFIA:
Dinelli U., (2005), Siamo tutti psicosomatici? L’astuzia della mente sulle ingenuità del corpo, Marsilio, Venezia

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta