Ecco perché la scuola uccide la creatività

Picasso sosteneva che tutti i bambini nascono con una creatività artistica innata. Poi inesorabilmente diventano adulti, e perdono questa creatività. Come arrivano a questo? Secondo Sir Ken Robinson, il sistema scolastico è strutturato proprio per fare in modo di neutralizzare la creatività e omologare le menti dei bambini in funzione delle esigenze del mercato lavorativo.

Una definizione di creatività

La creatività è quel processo intellettuale che ci permette di individuare soluzioni originali per situazioni che non siamo in grado di affrontare in uno specifico momento. La creatività può essere espressa in qualsiasi campo, artistico e non, e può essere una funzione fondamentale per risolvere i problemi della nostra quotidianità in modo dinamico e flessibile.

Il principio stessa della creatività riguarda infatti il riuscire a risolvere un problema senza utilizzare strategie apprese in precedenza, ma producendo una soluzione originale prodotta attraverso una ristrutturazione del campo percettivo-cognitivo. Spesso infatti osserviamo il problema solo da un’angolazione, lo svisceriamo senza trovarne una soluzione, ma solo in un momento in cui, a volte per puro caso, riusciamo a cambiare la nostra prospettiva su di esso, siamo colti dal classico insight che apre le porte alla soluzione. Questa è la creatività. Ora occorre chiedersi, quanto è stimolata e promossa la creatività nella nostra società e, più in particolare, nel sistema scolastico?

E se la scuola uccidesse la creatività?

Il sistema scolastico come lo conosciamo oggi è nato nel diciannovesimo secolo in seguito alla seconda grande rivoluzione industriale che ha sancito la necessità di trasformare intere popolazioni di contadini analfabeti in operai e impiegati civilizzati e capaci di leggere, scrivere e fare conti. Questo ha determinato le gerarchie dei programmi educativi più o meno in tutto il mondo. Ai primi posti troviamo le scienze matematiche e le lingue, quindi le scienze umanistiche, infine le arti. Il tutto strutturato in base alla probabilità di poter trovare un lavoro quando si uscirà dal sistema scolastico. Effettivamente, tutto il sistema scolastico è strutturato in funzione della creazione di individui che possano soddisfare la richiesta di forza lavoro della società di domani.

Il sistema scolastico ha fissato dei criteri precisi per valutare le persone in base alla loro intelligenza e, definendo questi criteri, allo stesso tempo ha escluso la possibilità di considerare intelligenze alternative, modalità di conoscere il mondo diverse da quella standardizzata determinando così l’atrofizzazione del processo creativo nelle menti dei giovani studenti di oggi.

Non tutti pensiamo e conosciamo il mondo allo stesso modo: ci sono diversi tipi di intelligenza, visiva, uditiva, cinetica, astratta, concreta… Tutta la variabilità che determina le infinite modalità soggettive di affrontare la realtà e solo perché una persona non rispecchia i criteri di valutazione standardizzati, non vuol dire che non possa esprimere una propria intelligenza creativa. Il problema in questi casi, è il riuscire a comprendere la modalità di pensiero della persona, e modulare le condizioni contestuali che possano favorirne lo sviluppo.

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Gillian Lynne è una coreografa e tutti conoscono i suoi lavori. Ha fatto “Cats” e “Il fantasma dell’Opera”. Lei è meravigliosa. Abbiamo pranzato insieme un giorno e ho detto “Gillian, come sei diventata ballerina?”. E lei disse che quando era a scuola era davvero senza speranza. E la sua scuola, negli anni 30, scrisse ai genitori e disse, “Crediamo che Gillian abbia problemi di apprendimento”. Non era capace di concentrarsi, diventava nervosa. Oggi direbbero che ha l’ADHD [Sindrome da Deficit di Attenzione e Iperattività]. Non credete? Ma siamo attorno al 1930 e l’ADHD non l’avevano ancora inventata. La gente non sapeva che poteva averla. Comunque, andò a farsi vedere da questo specialista. Era là con sua madre, era stata accompagnata e fatta accomodare su una sedia e alla fine stette seduta sulle sue mani per 20 minuti, mentre quell’uomo parlò con la madre di tutti i problemi che Gillian aveva a scuola, perché disturbava la gente, portava il compito in ritardo e così via, era una bambina di appena 8 anni. Alla fine, il medico si sedette vicino a Gillian e disse: “Gillian, ho ascoltato tutte quelle cose che tua madre mi ha detto e le devo parlare a quattr’occhi”. Le disse: “Aspettaci qua, non ci metteremo molto”. E se ne andarono. Ma quando lasciarono la stanza egli accese la radio appoggiata sulla scrivania. E quando erano fuori dalla stanza disse alla madre, “Ora la guardi”. E appena se n’erano andati, lei era in piedi e si muoveva con la musica. E la guardarono per qualche minuto ed egli disse a sua madre, “Signora Lynne, Gilian non è malata, è una danzatrice. La porti a una scuola di danza”.
Io chiesi “E poi?” e lei mi disse: “Lo fece. Non ti puoi immaginare quanto era bello. Entravamo in quella stanza ed era piena di gente come me. Gente incapace di stare ferma. Gente che si doveva muovere per pensare”. Ballavano balletto, tap, jazz danza moderna e contemporanea. Alla fine fece un’audizione per la Royal Ballet School, diventò una solista ed ebbe una splendida carriera al Royal Ballet. E infine si diplomò alla Royal Ballet School, fondò una sua compagnia, la Gillian Lynne Dance Company, e conobbe Andrew Lloyd Weber. Lei è stata responsabile di alcune tra le più famose produzioni del teatro musicale della storia, ha portato diletto a milioni di persone ed è multi-milionaria. Un altro le avrebbe somministrato qualche farmaco e detto di calmarsi.

Sir Ken Robinson

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Come permettere l’espressione della creatività?

La creatività non è una funzione che possiamo facilmente sviluppare, non si tratta di un muscolo da allenare o di un algoritmo da imparare. Tutt’altro, la creatività riguarda proprio la possibilità di inventare qualcosa di nuovo e originale, per questo non può essere insegnata. Ma quello che può essere fatto, è costruire le condizioni contestuali che possano permettere l’espressione. Prima di tutto, la creatività ha bisogno di tentativi. I bambini per potere esprimere la propria creatività devono avere la sicurezza di poter sbagliare, di poter buttarsi nel dire quello che pensano, senza che un eventuale errore venga stigmatizzato e ridicolizzato da adulti e compagni.

In secondo luogo, occorre comprendere come utilizzare i metodi di valutazione, in quanto se si utilizza l’esito di una verifica come metro di giudizio per l’intelligenza di una persona, allora la stiamo inducendo a pensare che il solo e unico modo per essere riconosciuti nelle proprie idee consista nel ripetere ciò che gli è stato insegnato senza avere la possibilità di aggiungere niente di proprio, o di osservare la realtà da un punto di vista alternativo.