L’ADOLESCENZA

L’adolescenza rappresenta un periodo di transizione dall’età infantile a quella adulta, una fase dinamica costantemente in divenire, caratterizzata da continue trasformazioni fisiche ed ormonali che si riversano sull’apparato psichico portando alla nascita di conflitti interni anche molto forti.

L’adolescente percepisce i cambiamenti, ma vive confusione e spavento per ciò a cui va incontro, qualcosa di ignoto che non riesce a fronteggiare date le sue immature strutture psichiche; ciò provoca crisi d’ansia e reazioni spesso incontrollate che caratterizzano quest’età. Ciò che egli vive è un conflitto che si esplica tra la ricerca ansiosa di punti di riferimento ed il rifiuto di essere trattato come un bambino poiché vorrebbe assumere un atteggiamento adulto.

Il passaggio dall’età infantile a quella adulta nelle società occidentali e moderne è facilitato da una transizione più graduale a differenza delle società primitive in cui i riti di iniziazione sancivano tale passaggio; ciò però determina anche un periodo di conflitti ed incertezze. Contestualmente a questa situazione di crescita e di conflitto, nell’adolescenza forte è la necessità di interazioni extra familiari. L’interesse per l’altro sesso, la necessità di amicizie più intime e la tendenza a prendere parte ad iniziative sociali come l’adesione a circoli politici o culturali sono indicativi di una volontà di assumersi nuove responsabilità per mettersi alla prova ed attraverso queste interazioni gli adolescenti riescono a mitigare le proprie ansie trovando una sorta di sicurezza psicologica.

È il gruppo, in questo periodo di crescita, a farla da padrone perché favorisce il confronto con i pari ed attraverso questo confronto essi riescono a gestire le proprie angosce gettando le basi per gli adulti che saranno in futuro. Se il tutto si svolgerà in un clima di armonia e sicurezza essi svilupperanno un certo grado di fiducia in se stessi e verso il mondo esterno, in caso contrario si verificheranno sentimenti di colpa ed atteggiamenti aggressivi legati proprio alla confusione ed all’insicurezza. I rapporti con l’altro diventano più maturi e contestualmente più sociali perdendo la caratteristica dell’esclusivismo.

Come detto, i cambiamenti a livello organico e fisico influenzano fortemente gli aspetti psicologici portandolo allo sviluppo di quella instabilità che caratterizza questo periodo poiché i punti di riferimento che precedentemente erano relativamente stabili ora sono in continuo mutamento. Le modificazioni a livello sessuale ed endocrino (con la produzione di ormoni) lo portano anche ad un nuovo e più consapevole interesse sessuale verso l’altro o lo stesso sesso, con la voglia di sperimentare ciò che non conosce.
Allo stesso tempo egli si trova a doversi adattare alla realtà circostante ed accettarsi per quello che è. Tutto ciò che muta dentro e fuori da sé lo porta a sentirsi incontrollabile. Ecco che per alcuni il corpo diventa ingestibile, ci si sente fisicamente goffi e si perde spesso quell’armonia fisica che tanto difficilmente si era raggiunti: gesti e comportamenti possono rivelare una mancanza di coordinazione. Ad una vivacità motoria tipica della fase precedente si sostituisce una certa indolenza, accompagnata da poca volontà di fare le cose, se non, spesso, dietro costrizione.
La frustrazione tipica di quest’età nasce anche da continui mutamenti di umore, emozioni altalenanti ed interessi mutevoli. Ciò influenza anche il rapporto con i genitori passando da un forte odio nei loro confronti ad un altrettanto forte amore, dal denigrarli in modo assoluto ad esaltarli senza se e senza ma. In realtà la sua esigenza è quella di interrompere il rapporto con i genitori per poter crescere autonomamente ma ciò lo spaventa e quindi si barcamena costantemente tra emozioni, sentimenti e comportamenti contrapposti. Inoltre spesso esprime contro di loro quella rabbia e quell’aggressività che non riesce ad esprimere nel mondo esterno, forse perché inconsciamente sa che la sanzione all’interno del nucleo familiare non sarà mai dura quanto quella che potrebbe venire dal mondo esterno.

Le incapacità comunicative della società o dei genitori dovuti al fatto che neanche gli adolescenti sanno cosa vogliono porta gli adulti ad essere troppo permissivi, volendoli tenere legati da un punto di vista affettivo; così facendo si mostrano deboli e scendendo a compromessi non fanno altro che creare in loro limiti nella crescita. La protezione eccessiva si scontra con il loro bisogno di autonomia e di crescita: ciò li porta a ribellarsi all’autorità genitoriale chiudendosi ad essi. Ancora una volta ritorna il limite di una società che così com’è strutturata non favorisce il conflitto adolescenziale né tanto meno la sua risoluzione.
Solo con la maturità di adolescenti riacquistano (e neanche tutti quanti) un rapporto di fiducia con gli altri basato sul dialogo e sul confronto che li aiuterà ad acquisire un ruolo sociale ed un’identità stabile. Purtroppo tutto ciò non sempre avviene e spesso si rimane ingabbiati in una situazione di non crescita dovuta ad un’immaturità di fondo ed a conflitti non risolti.

La società attuale, con i suoi limiti e le sue continue richieste che si estrinsecano attraverso veloci ed incessanti trasformazioni, può portare gli adolescenti a sviluppare disagi o disturbi psichici dovuti soprattutto all’incapacità di far fronte ai cambiamenti perché forti sono quelli che stanno avvenendo dentro di loro. Le forme di disturbo che maggiormente riguardano gli adolescenti sono legate soprattutto al senso del proprio Sé: angoscia, depressione, ipocondria, disturbi del comportamento alimentare. Nei casi più gravi questi disturbi possono agire sulla vita dell’adolescente rendendogli ancora più difficile il superamento di questo periodo con cui tutti abbiamo avuto a che fare.

La necessità di indipendenza ed il distacco psicologico dall’ambiente familiare lo traghetteranno verso la maturità se ciò verrà favorito da chi gli sta intorno; dall’altro lato invece creano in lui una situazione emotivamente insicura caratterizzata da conflitti emotivi ed ambivalenza psicologica.
Le emozioni rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo della personalità di un soggetto e del proprio Sé. Esse favoriscono l’autoaccettazione ed il superamento dei propri limiti; ciò è ancora più importante in una personalità in formazione come quella dell’adolescente, ad essa, in questo travagliato periodo va aggiunta la vita affettiva che aiuta gli adolescenti a riconoscere e comprendere i loro sistemi di valori e la loro valutazione positiva o negativa dell’ambiente esterno. L’intelligenza emotiva di cui parla Goleman (ossia una regolazione intelligente delle proprie emozioni) è durante l’adolescenza ai livelli minimi in quanto le reazioni emotive dei giovani appaiono spesso come inadeguate alle situazioni di vita; infatti essi passano dalla totale indifferenza al massimo coinvolgimento a seconda dell’impatto che l’evento ha su di loro.

L’adolescenza come periodo di crisi dovuto ai cambiamenti fisici e mentali che la contrassegna rappresenta un punto di passaggio necessario ed è strettamente legata alla rappresentazione che il giovane ha di sé. Pertanto è necessario capire che si ha a che fare con un individuo che non è più bambino e non è ancora adulto. In questa situazione si hanno comportamenti di ribellione (soprattutto ai genitori) perché essi rappresentano il suo legame con l’età infantile da cui egli cerca di uscire; dall’altro lato l’età adulta fatta di responsabilità e continue modifiche non gli dà sicurezza e spazi di manovra ben definiti, ecco che a questi livelli il conflitto sembra essere inevitabile ed insuperabile

Per approfondire:
A. Zanon, Il colloquio Clinico. Metodologie e strumenti, Franco Angeli

© Dott. Pasquale Saviano
Psicologo – Psicoterapeuta