Dimagrire: un conflitto sociale e interiore

Nella società odierna è sempre più diffuso l’ideale di perfezione corporea. Si richiede sempre più un fisico molto magro taglia 40. Durante gli spot pubblicitari emergono continui stimoli inerenti l’ideale della bellezza. Spesso le ragazze, in particolare, rifiutano il loro aspetto fisico e la frase solitamente ripetuta a se stesse è:”sono una brutta ragazza”. C’è un crescente aumento tra i giovani della non fiducia in se stessi che può portare loro al disorientamento, sofferenza e contrazione dei disturbi alimentari.

Negli ultimi venticinque anni, sono stati ampiamente descritti nella popolazione in generale, in particolar modo in quella fascia di età che va dai 12 ai 25 anni, uso e abuso di diete per dimagrire insieme ad altri metodi volti all’ottenimento della perdita di peso, quali lassativi, diuretici , anoressizzanti, vomito auto-indotto. Da quanto viene riportato c’è un maggior numero di persone nella nostra società che abusano del loro corpo per mantenerlo magro. Per qualcuno il controllo del peso rappresenta un meccanismo per riuscire ad ottenere un lavoro- è il caso di modelle, ballerini, corridori. Per altri, invece, questo bisogno ha alla base una distorsione  nella percezione di sé. Ne consegue un indiscriminato abuso del proprio corpo, che comincia dapprima come esperienza controllabile per divenire subito dopo  esperienza al di fuori del controllo dell’individuo fino a sfociare in un quadro conclamato di disturbo dell’alimentazione.

L’anoressia nervosa si presenta come desiderio di intraprendere una dieta dimagrante da parte di soggetti per il 90% donne le quali affermano di sentirsi troppo grasse ma in realtà solo alcune hanno una reale eccedenza ponderale. Fin dall’inizio è presente una distorta percezione del proprio corpo, credono che resistere al bisogno di nutrirsi, possa dare loro il controllo sulla propria vita e sentirsi improvvisamente forti. Da alcuni studi fatti è emerso che, per la maggior parte dei casi, tali soggetti hanno vissuto in ambienti familiari in cui venivano enfatizzati valori quali l’esteriorità,la bellezza e l’apparenza.  Sono ,inoltre,  considerati dai loro genitori servizievoli in casa, bravi a scuola, precisi e sono soggetti che hanno imparato ad anteporre le necessità degli altri alle proprie. Questo disturbo alimentare può configurarsi come un messaggio per comunicare un  disagio riguardo al rapporto con se stessi e con gli altri che non si è in grado di esprimere coscientemente in parole ma lo si fa attraverso il “cibo”. Solitamente tali soggetti fanno un uso smodato dell’attività fisica, inizialmente rifiutano il cibo  ma attraverso la scoperta del vomito auto indotto riescono a ingurgitare quello che vogliono. Possono inoltre comparire sporadici episodi di bulimia caratterizzati da abbuffate e vomito auto indotto. Tali abbuffate compulsive determinano negli anoressici un senso di vergogna e sensi di colpa.

Quando si sperimenta un “vuoto” lo si cerca di colmare utilizzando, ad esempio, il cibo con una modalità disregolata; si cerca sempre di piacere e la società odierna impone criteri molto elevati  a cui è difficile attenersi se non con costante sforzo e motivazione. Nella vita non si può essere perfetti neanche nell’area in cui siamo più preparati, ci sarà sempre qualche campo in cui potremmo avere maggiori difficoltà, questo non ha alcuna importanza anzi vuol dire che aderiamo bene all’idea “sono un essere umano”. Per essere accettati dagli altri o avere successo non dobbiamo essere perfetti e aderire ai criteri imposti ma semplicemente noi stessi esprimendo la nostra vera natura.

Dott.ssa  Angela Aitella

Psicologa