Decidere non è mai semplice.Due sistemi in nostro aiuto.

Quali sono i due sistemi alla base del nostro processo decisionale.Decidere è semplice ? Possiamo commettere degli errori? Possiamo evitarli?

Ogni giorno prendiamo diverse decisioni che possono cambiare la nostra giornata in meglio o in peggio, in base alla nostra capacità di evitare possibili errori nel modo di decidere e pensare a una determinata scelta. È possibile riconoscere e soprattutto sottrarsi a questi errori presenti quotidianamente nella nostra vita? Prima di dare una risposta a questa domanda dobbiamo fare un passo indietro e capire cosa realmente sta alla base dei nostri pensieri e delle nostre decisioni.

Gli studiosi si sono soffermati sulla nostra capacità di riconoscere immediatamente alcuni stimoli (come la donna in figura, notiamo fin da subito l’emozione che trasmette il suo viso), mentre in altre situazioni (come fare un calcolo complesso 390*20) impieghiamo maggiore tempo per dare una risposta. Questi risultati hanno consentito di creare un’ipotesi che ad oggi è una delle più gettonate per spiegare quali sono le fondamenta delle nostre decisioni.

L’ipotesi dei due sistemi

L’ipotesi si basa sulla concezione che esistono due sistemi che gestiscono ed elaborano gli stimoli che riceviamo dall’ambiente esterno. Questi due sistemi hanno diverse funzioni e per questo sono stati distinti in sistema automatico o “1” (S1) e sistema riflessivo o “2” (S2).

Il sistema 1 si occupa di tutti quegli stimoli che non hanno bisogno di un atto di consapevolezza, appunto automatico, (ad esempio quando percepiamo un suono inaspettato spostiamo la nostra attenzione verso lo stimolo).
Il sistema 2, invece, si occupa di tener conto delle azioni consapevoli che siamo in grado di fare (ad esempio cercare una persona in una folla).

Questi sono i due principali fattori che influenzano le nostre decisioni. A volte collaborano, cioè il sistema 1 elabora per primo lo stimolo e in caso in cui non è completamente capace di dare una risposta, l’informazione passa al sistema 2 che è molto più efficace del primo. Altre volte però questi possono entrare in conflitto e non elaborare la risposta migliore.

Inoltre, S2 è capace di prendere il controllo di S1, ma non sempre, perché a differenza di S1, S2 ha risorse limitate (diciamo è un po’ pigro), per questo a volte non riusciamo a scegliere l’opzione migliore. Questo “difetto” di S2 crea quello che noi chiamiamo “saltare alle conclusioni” e che può comportare sia a giudizi corretti sia (il più delle volte) a decisioni completamente sbagliate. Esistono diversi tipi di “pregiudizi cognitivi” che vengono indicati con il termine di bias.

 

Errori e bias cognitivi

Gli errori che dipendono della “pigrizia” di S2, come abbiamo detto, sono molti tra cui alcune illusioni ottiche (come ad esempio nell’illusione di Muller-Lyer in figura). Il motivo della presenza di questi errori dipende dalla necessità del nostro sistema cognitivo di rispondere a più stimoli possibili in modo veloce e con il minimo dispendio di risorse cognitive. Adesso elencheremo alcuni dei bias più conosciuti descrivendo alcune caratteristiche.

Bias di credenza: Avviene quando il nostro S2 è già impegnato in un altro compito e deve prestare “attenzione” a due stimoli contemporaneamente. In questo periodo di “disattenzione” di S2, crediamo a qualsiasi cosa. Infatti, S1 tende a credere sempre mentre S2 ha il compito di dubitare di tutto ciò che percepiamo, ma a volte non svolge il suo compito.
Bias di conferma: Questo è uno di bias che ha maggiore impatto su quello che pensiamo e decidiamo. Consiste nel cercare informazioni compatibili con le nostre credenze invece di confutarle, cioè tendiamo a difendere quello in cui crediamo invece di capire se c’è qualche falla nel nostro pensiero, in modo tale da migliorare le nostre decisioni.
Effetto alone: Tutti hanno provato questo bias, scoperto da Edward Lee Thorndike, consiste nel giudicare in modo positivo o negativo una persona o un oggetto partendo da una sola caratteristica che può influenzare l’intera concezione di chi o cosa stiamo giudicando.
WYSIATI: Acronimo di “what you see is all there is” cioè “quello che si vede è l’unica cosa che c’è”, è un bias che è stato analizzato da [1] Daniel Kahneman e Amos Tversky. Scoprirono che la nostra capacità di creare associazioni in modo molto rapido si basava principalmente sul lavoro di S1, che come dice Kahneman “S1 è influenzato non dalla quantità o dalla qualità delle informazioni, e quindi dalla completezza della storia, ma dalla coerenza. Semplicemente quando dobbiamo collegare le informazioni di una determinata situazione, invece di fare un’analisi completa, tendiamo a tenere in considerazione solo ciò che abbiamo “davanti agli occhi” creando una storia coerente basata su dati disponibili fin da subito senza porci domande che vadano oltre ciò che già sappiamo e vediamo.

CONCLUSIONI

Come possiamo difenderci da questi bias?
Gran parte dei bias sono frutto della mancanza di efficacia del S2 e del S1 che in determinate situazioni non svolgono i loro compiti nel modo “giusto”. Ma allora non ci si può difendere da queste falle del nostro sistema cognitivo? Questo non è del tutto vero. La soluzione migliore è conoscere il “nemico” e le sue caratteristiche. Inoltre, bisogna essere maggiormente consapevoli dei nostri pensieri, in modo tale da riconoscere quando si sta commettendo un errore (praticando, ad esempio, un po’ di meditazione o in generale esercizi utili per rafforzare la consapevolezza). La notizia negativa è che non potremmo mai essere immuni da tutti i bias che si presentano durante tutta la nostra esistenza, ma possiamo comunque ridurre gli errori migliorando la nostra vita decisionale.

 

 

[1] Kahneman.D., Pensieri lenti e veloci, Thinking, fast and slow, Arnoldo Mondadori Editore S.p.A, 2012