Pensi troppo: 3 rimedi per la ruminazione mentale | VIDEO

fenomeno dell' overthinking o ruminazione mentale

Immaginati la scena: sei lì che cerchi di rilassarti, sei in fase di addormentamento ma la tua testa continua a girare, continua a proiettare immagini, pensieri, emozioni e non riesci mai a fermare quel criceto che gira all’interno della testa.

E’ il fenomeno dell’ over-thinking oppure “ruminazione mentale”, e proprio come una mucca che sta lì a rimangiare il cibo che dovrebbe aver già digerito, noi continuiamo ad ascoltare e a seguire dei pensieri che non ci portano da nessuna parte.

In alcuni casi questo problema dell’over-thinking diventa veramente invalidante perché ci fa entrare in quello che alcuni psicologi chiamano “il club dei dubitanti” cioè di coloro che dubitano di tutto e che non riescono a credere in se stessi e hanno una visione della realtà in qualche modo alterata.

Io sono Roberto Ausilio, psicologo e psicoterapeuta e vorrei darti tre piccoli suggerimenti, spero importanti e risolutivi, per riuscire non dico a risolvere ma almeno ad arginare il problema della ruminazione mentale.

Come facciamo a rimanere impantanati in questi pensieri?

Quello che voglio dirti è che spesso ci ritroviamo in questa specie di sabbie mobili: quando iniziamo a dare adito a questi pensieri, quando iniziamo a cercare delle risposte, non facciamo altro che muoverci ulteriormente come nelle sabbie mobili con il risultato di sprofondare di più.

Ad esempio ci sono tutta una serie di domande che la nostra mente spara a raffica che non hanno alcun senso, e sono soprattutto le domande che iniziano con “perché”.

Potresti chiederti: “perché è successa proprio a me questa cosa, perché è successa proprio in questo momento?” 

La cosa interessante è che qualsiasi risposta tu dia a queste domande “sciocche”, non fai altro che alimentare il pensiero! 

E’ un po’ come se dei cani randagi venissero sotto la tua finestra ad abbaiare e tu cercassi di mandarli via lanciando loro delle belle bistecche di carne: in questo modo il tentativo di allontanare i cani non farà altro che portarne altri proprio lì.

Ma perché noi tendiamo a pensare in maniera negativa, perché tendiamo ad attaccarci e ad aderire a questi pensieri? 

A volte il pensiero negativo è un po’ come il velcro, cioè si va ad attaccare all’interno della nostra mente, mentre il pensiero positivo, le cose belle, sono un po’ come il teflon, cioè che fanno scivolare via i liquidi.

Questo accade per un motivo biologico che riguarda la nostra evoluzione: noi, come esseri umani, in passato abbiamo avuto bisogno di memorizzare e di imprimere all’interno del nostro cervello le esperienze negative.

Pensa a quando vivevamo nelle caverne: incontrare un animale pericoloso era un’esperienza sicuramente da ricordare, perchè in quel modo avremmo potuto evitarlo anche in futuro. Quindi il pensiero negativo ha una funzione in qualche modo evolutiva, ma questo non ci esonererà dal prendere, come suol dirsi, il toro per le corna e riuscire a risolverlo.

Vediamo, quindi, qualche consiglio per uscire dalle sabbie mobili

1. Impara a meditare

La meditazione, che è una pratica antica, millenaria e che è stata rivisitata da noi Psicologi in chiave moderna, ci aiuta tantissimo a ridurre e sciogliere il nostro pensiero, a non farci più sommergere dalle onde del pensiero ma a riuscire a cavalcarle, o a scendere in profondità dentro di noi senza più identificarci con il pensiero negativo.

Questo perchè meditando sviluppi l’osservatore che è in te e che riesce a distaccarsi dai pensieri e ad osservarli in maniera più oggettiva. Come osservi un tramonto, così puoi osservare i tuoi pensieri andando a depotenziare la loro carica negativa su di te.

2. Scrivi

Prenditi tempo, ad esempio dieci minuti al giorno, per mettere per iscritto le tue preoccupazioni. 

Questo ti darà la possibilità di oggettivare quelle preoccupazioni, e a fine giornata potrai verificare se si sono avverate oppure no e magari potrai farti una bella risata e renderti conto che spesso la mente proietta scenari più catastrofici della realtà.

Del resto è dimostrato che “scrivere” attiva delle parti del cervello differenti, andando ad integrare gli emisferi, integrando cioè la parte alta con la parte bassa del cervello. 

La parte bassa è quella più emotiva: il sistema limbico, l’ipotalamo, l’amigdala, tutte le strutture cerebrali che sono più collegate agli automatismi e alle emozioni. Avrai così la possibilità di portare più razionalità, un po’ più di luce là dove c’era il buio.

3. Divertiti!

Sì hai capito bene!

Prenditi del tempo anche per ridere un po’, per ricaricare le batterie, per fare qualcosa di gioioso, giocoso e divertente. 

Il gioco non è importante solo per i bambini ma anche per noi adulti, perché quel pensiero eccessivo spesso ci porta a essere seriosi, come se dovessimo portare il mondo sulle spalle. 

Ahahah! E fattela una risata ogni tanto! 

Me lo devo ricordare anch’io perché è un problema comune che ci coinvolge un po’ tutti, ma prenderci del tempo per divertirci può essere veramente molto, molto utile all’interno dell’economia psicologica. 

E tu quali altre forme conosci per ridurre il pensiero ossessivo, ricorsivo e la ruminazione mentale? 

Scrivilo qui nei commenti, parliamone insieme nella community “PSYLIFE che la community di chi vuole vivere alla grande grazie alla crescita personale e alla psicologia.

Io ti abbraccio e ti saluto con una frase attribuita a Epicuro che dice:

Se c’è una soluzione perché ti preoccupi? 

E se non c’è una soluzione perché ti preoccupi?

Ciao e buona vita

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Dr. Roberto Ausilio  – Psicologo Psicoterapeuta 
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Bibliografia 

Nardone, G., De Santis, C. (2011). Cogito ergo soffro. Quando pensare troppo fa male. Milano: Ponte alle Grazie.

Watzlawick, P., Weakland, J., Fisch, R. (1974). Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio, 1975.