Il modo in cui ti vesti fa di te ciò che sei

Il famoso proverbio l’abito non fa il monaco è smentito dalla ricerca scientifica in psicologia. Cioè sembra che il modo in cui ci vestiamo influenzi la nostra personalità al punto che vestirci da monaci potrebbe in linea teorica renderci delle persone più tranquille, parche, indifferenti alle tentazioni più superficiali della vita ed estremamente riflessive.

Cerchiamo di capire perché affermo qualcosa di così esagerato.

Perché il nostro abito influenza la nostra personalità

Il nostro giudizio sulle persone si plasma progressivamente, via via che entriamo in contatto con i diversi livelli che compongono la loro essenza.

Il livello di base, quello con cui entriamo in contatto per primi, è l’aspetto esteriore. L’abito è una parte molto importante di questo livello.

Quando vediamo una persona per la prima volta il modo in cui è vestita può influenzare molto il nostro primo giudizio. Sulla base di questo primo giudizio fondato su basi puramente superficiali, decidiamo come comportarci con quella persona. Cioè, il nostro sistema cognitivo utilizza le scarse informazioni che ha per stabilire quali risposte comportamentali mettere in atto.

Per esempio, se per strada incontro qualcuno vestito da carabiniere o poliziotto, mi potrò rivolgere a lui per chiedere informazioni o per denunciare qualcosa di sospetto. Ma in questo caso è facile, la divisa richiama un universo semantico molto preciso.

Facciamo un altro esempio dove il grado di complessità aumenta. In un negozio i commessi non indossano una specifica divisa. Al momento di chiedere aiuto a qualcuno dovrò stare molto attento a non fare la brutta figura di domandare a un cliente come me. Cercherò tra i presenti qualcuno il cui abito incarni il mio stereotipo di commesso. Cosa per me quasi impossibile visto che sbaglio una volta su due.

Se ci gettiamo nel mondo reale tutto diventa ancora più difficile. Magari a una festa noto una ragazza vestita in modo provocante e interpreto quell’abito come un invito a conoscerla, in virtù dell’equazione liberismo nel vestire uguale liberismo nelle interazioni sociali. Ma questa equazione è del tutto arbitraria e forse sbagliata. Immaginiamo che dieci persone a quella festa facciano il mio stesso errore. Quella persona si ritrova al centro della serata, ma magari si era vestita così solo per farsi notare dal ragazzo di cui è segretamente innamorata, vincendo anche una grande timidezza. Tutti le parlano e lei, pur non conoscendo le regola di questo nuovo gioco, è abbastanza intelligente per giocare. Risponde a tutti, ride, scherza e le piace anche. Solo ogni tanto butta l’occhio sul ragazze che le piace, l’unico che non è andato a parlarle. Ecco che l’abito ha trasformato una ragazza schiva in una ragazza estroversa.

Ricerche scientifiche che dimostrano come i vestiti influenzano i nostri comportamenti

#1 Se metti la maglia di Superman diventi come lui.

Vi ricordate le t-shirt di Superman? Uno studio svolto dalla professoressa Karen Pine dell’Università di Hertfordshire ha dimostrato che chi indossava la t-shirt di Superman si sentiva in generale più attraente e migliore dei suoi compagni con altre t-shirt. Inoltre, quando era stato chiesto loro di stimare quanto peso avrebbero potuto sollevare, coloro che indossavano la maglia di Superman pensavano di essere più forti rispetto a coloro che indossavano altre t-shirt.

La cosa incredibile è che poi era effettivamente così. Sottoposti a test che misuravano specifiche performance mentali, chi indossava la t-shirt di Superman otteneva risultati maggiori di chi indossava altre t-shirt.

La Professoressa ritiene che tali risultati siano attribuibili ad un effetto “priming”, secondo cui i nostri processi mentali e le nostre percezioni sono influenzati dal significato simbolico che attribuiamo inconsapevolmente ad uno stimolo che abbiamo appena visto, in questo caso alla nostra t-shirt.

#2 Il modo in cui ti vesti influenza la tua carriera lavorativa

Partiamo dalle donne. Howlett e colleghi nel 2015 hanno investigato la relazione tra abbigliamento e donne in carriera, concentradosi soprattutto sull’universi degli abiti provocanti.

Nella ricerca alcune donne dovevano giudicare altre donne viste in fotografia. Le partecipanti valutavano meno positivamente le donne che ricoprivano ruoli più importanti quando il loro stile era più “provocante” (sebbene comunque nei limiti della sobrietà, cioè con la gonna leggermente sopra il ginocchio e uno dei primi bottoni della camicia slacciato); al contrario, le valutavano più positivamente quando si vestivano in modo più “morigerato”. Le stesse modifiche nell’abbigliamento non influenzavano in nessuno modo la valutazione sulle immagini che ritraevano le receptionist, suggerendo un significativo effetto del ruolo ricoperto sul giudizio.

Ma l’abito influenza anche il mondo del lavoro maschile. Sempre Howlett, qualche anno prima, ha dimostrato che uomini che indossano abiti fatti su misura sono percepiti significativamente più sicuri di sé e affidabili rispetto uomini che indossano abiti non sartoriali.

Non è finita. Già nel 1981 Hensley aveva fatto una scoperta incredibile: giudichiamo più positivamente persone vestite in modo simile al nostro. Da qui il consiglio di copiare lo stile del vostro capo.

#3 Se indossi abiti taroccati diventi disonesto

Le grandi marche costano cifre impossibili da sostenere. Quindi o linee di abbigliamento low cost (che personalmente adoro) o ci si concede il brivido di acquistare il tarocco perfettamente identico all’originale della grande marca.

Attenti però. Secondo lo studio di Gino F., Norton M. e Ariely D. chi compra abiti taroccati diventa disonesto. I ricercatori delle Università di Chapel Hill, della Harvard Business e della Duke University hanno fornito ad un campione di soggetti dei costosi occhiali da sole firmati Chloé, dicendo a metà di loro che erano “falsi”. Successivamente i partecipanti sono stati invitati a svolgere alcuni compiti dove avevano l’opportunità di imbrogliare.

Nel primo compito dovevano risolvere alcuni rompicapo matematici impossibili. I partecipanti dovevano auto-valutarsi e incassare dei soldi in caso di risposta corretta, ed erano all’oscuro del fatto che anche i ricercatori stavano monitorando i punteggi. I risultati mostrano che il 70% dei partecipanti che credeva di indossare gli occhiali contraffatti aveva barato, al contrario di solo il 30% di coloro che pensava di indossare occhiali autentici.

Bibliografia:

Luca Mazzucchelli – http://www.psicologo-milano.it/newblog/psicologia-abbigliamento-moda/

Pine, K. (2014). Mind What You Wear: The Psychology of Fashion.

Zimbardo, P. G. (1969). The human choice: Individuation, reason, and order vs. deindividuation, impulse and chaos. In W. J. Arnold & D. Levine (Eds.), Nebraska Symposium on Motivation (Vol. 17, pp. 237-307). Lincoln, NE: University of Nebraska Press.

Adam, H., Galinsky, A. D. (2012). Enclothed cognition. Journal of Experimental Social Psychology, 48(4).

Rob M.A. Nelissen, R. M. A. & Meijers, M. H. C. (2010). Social benefits of luxury brands as costly signals of wealth and status. Evolution and Human Behaviour.

Howlett, N., Pine, K. L., Cahill, J., Orakçıoğlu, I., & Fletcher, B. (2015). Small changes in clothing equal big changes in perception: The interaction between provocativeness and occupational status. (In press) Sex Roles: Journal of Research.

Howlett, N., Pine, K. L. , Orakçıoğlu, I., & Fletcher, B. (2013). The influence of clothing on first impressions: Rapid and positive responses to minor changes in male attire. Journal of Fashion Marketing & Management, 17 (1), pp. 38-48.

Hensley, W. E. (1981). The effects of attire, location, and sex on aiding behavior: A similarity explanation. Journal of Nonverbal Behavior, 6(1), pp 3-11.

Gino, F., Norton, M. I. & Ariely, D. (2010). The Counterfeit Self: The Deceptive Costs of Faking It. Psychological Science, 21(5), pp. 712–720.

COME SUPERARE LA TIMIDEZZA