Metodologia dell’interazionismo simbolico – Blumer

La posizione metodologica dell’interazionismo simbolico

Il pensiero di G. H. Mead più di tutti ha posto le fondamenta dell’approccio dell’interazionismo simbolico.

La natura dell’interazionismo simbolico

 Blumer

Tre semplici premesse:

  1. la prima è che gli esseri umani agiscono verso le cose sulla base del significato che queste hanno per loro;
  2. la seconda è che il loro significato è derivato da, o sorge, dall’interazione sociale di ciascuno con i suoi simili;
  3. La terza è che questi significati sono trattati e modificati lungo un processo interpretativo usato dalla persona nel rapporto con le cose che incontra.

La posizione dell’interazionismo simbolico sostiene che il significato che le cose hanno per gli esseri umani è centrale in sé. Ignorare il significato delle cose verso cui la gente agisce è ritenuto una falsificazione del comportamento che si studia. Aggirare il significato a favore dei fattori che si ritiene produrranno il comportamento è considerato un modo grave di trascurare il suo ruolo nella formazione del medesimo.

Una maggior differenza tra gli altri approcci e l’interazionismo simbolico è offerta dalla seconda premessa, riferentesi alle origini del significato: vi sono due modi tradizionali molto noti per spiegarne l’origine. Uno è quello considerato intrinseco alle cose, parte naturale della loro rappresentazione oggettiva. Essendo intrinseco alla cosa che lo esprime, il significato deve solo essere reso autonomo così da poter considerare la cosa oggettiva che lo determina. Il significato emana per così dire la posizione tradizionale del “realismo filosofico”. L’altra principale considerazione tradizionale è relativa al significato come sviluppo psichico apportato alla cosa dalla persona. Questo sviluppo psichico è trattato come un’espressione di elementi che costituiscono la psiche, la mente o l’organizzazione psicologica della persona. Fattori come sensazioni, sentimenti, idee, memorie, motivi e atteggiamenti. Il significato di una cosa è solo l’espressione di elementi psicologici dati attivati in rapporto alla sua percezione per cui si cerca di spiegarne il significato isolando gli elementi psicologici particolari che la producono. L’interazionismo simbolico evidenzia che il significato ha un’origine differente da quella delle due visioni dominanti. Il significato lo vede sorgere dal processo di interazione tra le persone. Il significato di una cosa nasce per una persona dal modo in cui altre agiscono nei suoi confronti rispetto a quella cosa. L’interazionismo simbolico vede i significati come prodotti sociali, creazioni formate e determinate dalle attività di definizione svolte dalle persone nel loro interagire.

Terza premessa: è sbagliato pensare che il suo uso da parte di una persona costituisca solo un’applicazione del significato così ricavato. L’uso dei significati compiuto da una persona nella propria situazione coinvolge un processo interpretativo.

Gli approcci dominanti hanno in comune il vedere l’uso del significato da parte dell’essere umano nella sua azione come niente più di qualcosa che sorge ed è applicato sulla base di parametri già stabiliti. Tutti riescono a vedere che l’uso di significati da parte dell’attore si determina attraverso un processo di determinazione. Questo processo ha due fasi distinte: la prima, l’attore indica a se stesso le cose verso cui sta agendo. La costruzione di tali indicazioni costituisce un processo sociale interiorizzato nel quale interagisce con se stesso. Secondo, l’interpretazione diviene un modo per gestire dei significati. L’attore seleziona, controlla, sospende, raggruppa e trasforma i significati alla luce della situazione in cui è parte e della sua direzione. L’interpretazione non dovrebbe essere considerata una semplice applicazione automatica di significati determinati, ma piuttosto un processo formativo nel quale i significati sono usati e modificati come strumenti per la guida e la formazione dell’azione. I significati svolgono la loro parte nell’azione attraverso il processo di autointerazione. Le “immagini originali” si riferiscono e rappresentano la natura dei seguenti problemi: i gruppi umani o le società, l’interazione sociale di oggetti, l’essere umano come attore, l’azione umana e l’interconnessione delle direttrici dell’azione.

Analizziamole:

  1. La natura della società umana e della vita del gruppo umano. I gruppi umani sono composti da soggetti impegnati nell’azione. Le attività fanno parte dell’interagire degli individui che le svolgono e sono sempre legate alle situazioni in cui devono agire. I gruppi umani e le società esistono fondamentalmente nell’azione e devono essere considerati in base ai suoi caratteri. La cultura come concezione, se definita come consuetudini, tradizioni, norme, valori, regole o altro, è chiaramente derivata da quello che la gente fa. La struttura sociale si riferisce a rapporti derivanti da come la gente agisce reciprocamente. Un principio cardinale dell’interazionismo simbolico è che uno schema empiricamente orientato della società umana deve rispettare il fatto che in prima e ultima istanza è composto da individui impegnati nell’azione. Per essere empiricamente valido deve essere coerente con la natura della loro azione sociale.

  1. la natura dell’interazione sociale. Una società consiste di individui tra loro interagenti. L’interazione sociale è interazione tra attori e non tra fattori loro attribuiti. L’interazionismo simbolico le riconosce importanza vitale in sé. L’interazione sociale è un processo che forma la condotta umana, invece di essere solo un mezzo o uno sfondo per la sua espressione o produzione. Si deve accordare la propria direttrice di iniziativa alle azioni degli altri. Mead identifica nella società umana due forme o livelli di interazioni societarie definite rispettivamente “La conversazione dei gesti” e “L’uso di simboli significanti”. Li chiamerò rispettivamente “interazione non simbolica” e “interazione simbolica”. Si ha un’interazione non simbolica quando si risponde direttamente all’azione degli altri senza interpretarla, mentre l’interazione simbolica coinvolge un’interpretazione dell’azione. Il gesto ha un significato tanto per chi lo esprime quanto per la persona cui è diretto. Quando il gesto ha per entrambi lo stesso significato le due parti si comprendono. Da questo si deduce che il significato del gesto si determina lungo tre direttrici (natura triadica del significato di Mead). Esso indica quanto la persona cui è diretto deve fare, quanto la persona che lo sta facendo progetta di fare, e l’azione comune che sorge dall’esprimersi delle azioni di entrambi. Le parti di tale interazione devono necessariamente assumere ciascuna i ruoli degli altri. Tale reciproca assunzione di ruolo è la condizione sine qua non della comunicazione e dell’efficacia dell’interazione simbolica.

  1. La natura degli oggetti. I mondi esistenti per gli esseri umani e per i loro gruppi sono composti da “oggetti” prodotti dall’interazione simbolica. Un oggetto è qualcosa che può essere indicato, definito o cui ci si può riferire. Si possono classificare gli oggetti in tre categorie: a) oggetti fisici; b) oggetti sociali; c) oggetti astratti. La natura di un oggetto consiste del significato che ha per la persona per cui diviene tale. Il significato degli oggetti nasce per una persona fondamentalmente dal modo in cui essi gli sono definiti dagli altri con cui interagisce. L’ambiente consiste solo degli oggetti che conoscono o riconoscono e la sua natura è data dal significato che gli oggetti che lo compongono hanno per loro. Gli oggetti (rispetto al loro significato) devono essere visti come creazioni sociali formati e determinanti dal processo di definizione e interpretazione interno all’interazione delle persone. Per l’interazionismo simbolico la vita del gruppo umano è un processo nel quale gli oggetti sono creati, confermati, trasformati ed abbandonati. La vita e l’azione delle persone mutano necessariamente in rapporto ai cambiamenti in atto nel mondo dei loro oggetti.

  1. Essere umano come organismo agente. L’interazionismo simbolico riconosce che gli esseri umani devono avere un carattere coerente alla natura dell’interazione sociale. Può far questo solo per il fatto di possedere un sé. Un essere umano può essere oggetto della propria azione. Il sé oggetto emerge dal processo di interazione sociale nel quale altri definiscono una persona verso se stessa. Per divenire oggetto per sé, una persona deve vedersi dall’esterno mettendosi nella posizione degli altri. I ruoli che una persona assume spaziano da quello di individui separati (stadio del play) a quello di gruppi organizzati separati (stadio del game) a quello della comunità astratta (l’altro generalizzato). Gli esseri umani hanno un sé e precisamente questo li porta ad interagire con se stessi. Abbiamo così un’immagine dell’essere umano come di un organismo che interagisce con se stesso attraverso un processo sociale nel quale si dà indicazioni.

  1. La natura dell’azione umana. L’individuo per agire affronta un mondo da interpretare. L’azione dell’individuo consiste fondamentalmente nel rendersi conto delle varie cose che nota e nel darsi una linea di condotta coerente con il modo in cui le interpreta. L’attività degli esseri umani è costituita da una serie di incontri con situazioni nelle quali devono agire e che la loro azione è costruita sulla base di quanto notano, su come lo valutano e lo interpretano e su quale tipo di direttrici di azione progettano. Occorre studiare questo comportamento nella sua dimensione comune o collettiva. Si struttura tra quei partecipanti che si danno reciprocamente indicazioni. L’azione comune o collettiva è un prodotto di tale processo di interazione interpretativa.

  1. I collegamenti dell’azione. La vita del gruppo umano consiste ed esiste nell’adattamento reciproco delle linee d’azione tra i suoi membri. Tale articolazione determina e costituisce “l’azione comune”, un’organizzazione di condotta di azioni differenti da parte di partecipanti diversi a livello della società. L’azione comune può essere identificata come tale e se ne può parlare o trattarla senza doverla frantumare nelle azioni separate che la compongono. L’azione comune della collettività corrisponde a una connessione delle azioni personali dei partecipanti. Un’azione comune deve sempre passare attraverso un processo di formazione. Questo percorso di formazione si realizza necessariamente mediante il processo duale di designazione e interpretazione. La parte preponderante dell’azione sociale nella società umana esiste nella forma di modelli ricorrenti di azione comune. Una istituzione, una rete non funzionano automaticamente grazie ad una serie di dinamiche interne o per esigenze del sistema, ma perché le persone di differenti luoghi fanno alcune cose e questo è il risultato delle loro definizioni della situazione nella quale devono agire. I gruppi di significato che portano i partecipanti alle loro specifiche azioni nei punti dove sono presenti nella rete hanno una propria dimensione in un processo circoscritto di interazione sociale e che questi significati sono formati, sostenuti, indeboliti, rafforzati o trasformati a seconda del caso da un processo socialmente definito. Tanto il funzionamento quanto il destino delle istituzioni sono regolati da questo processo di interpretazione realizzato tra i diversi gruppi dei partecipanti. Una istanza dell’azione collettiva di nuova formazione o strutturata da molto tempo è sorta per forza di cose da un retroterra delle azioni precedenti dei partecipanti.

Principi metodologici della scienza empirica

Una scienza empirica presuppone l’esistenza di un mondo empirico. La realtà del mondo empirico emerge in un “qui ed ora”, ed è continuamente ricollocata lungo l’acquisizione di nuove scoperte. Il rischio di credere che la realtà del mondo empirico esista in una forma fissata perpetuamente provoca la conseguenza di una naturale disposizione ad ipotizzarne la conoscenza come determinata una volta per tutte.

La rappresentazione propria della scienza empirica è quella di una ricerca collettiva di risposte alle domande dirette al carattere resistente di quello specifico mondo empirico che si studia. La metodologia si riferisce ai principi che sottostanno e guidano l’intero processo di studio del carattere duro del mondo empirico dato. Ci sono tre punti impliciti molto importanti: a) la metodologia abbraccia l’intera ricerca scientifica e non solo alcune sue parti o suoi aspetti selezionati; b) ogni parte della ricerca scientifica, come anche l’intero atto scientifico, deve accordarsi al carattere duro del mondo empirico che si studia; inoltre i metodi di studio gli sono funzionali e dovrebbero essere soggetti a verifica; c) il mondo empirico che si studia, e non qualche modello della ricerca scientifica, fornisce la risposta ultima e decisiva al test.

Riguardo al primo punto, vorrei evidenziare le parti più importanti della ricerca scientifica, quelle indispensabili alla ricerca nella scienza empirica:

  1. il possesso e l’uso di una rappresentazione precedente o di uno schema del mondo empirico che si studia;
  2. il fare domande sul mondo empirico e la traduzione delle domande in problemi;
  3. la determinazione dei dati da cercare e dei mezzi da utilizzare nella raccolta;
  4. la determinazione dei rapporti tra i dati;
  5. l’interpretazione dei risultati;
  6. l’uso dei concetti.

Riguardo al secondo punto, ogni parte dell’azione della ricerca scientifica, ed essa nel suo complesso, è soggetta alla verifica del mondo empirico e deve essere convalidata attraverso un test di tale tipo.

La metodologia attuale sottolinea altri modi per cercare di stabilire la validità empirica degli schemi, dei problemi, dei dati, delle relazioni, dei concetti e delle interpretazioni. Questi altri modi, sostenuti e usati in modo diffuso, sono i seguenti: a) adesione ad un protocollo scientifico; b) impegno nella riproduzione di studi di ricerca; c) sostegno della verifica delle ipotesi e d) impiego di procedure cosiddette operazionali.

Questi quattro mezzi non forniscono la convalida empirica richiesta della scienza sociale empirica vera. Non danno nessuna garanzia che le premesse, i problemi, i dati, le relazioni, i concetti e le interpretazioni siano validi sul piano empirico. Molto semplicemente la sola via per avere questa rassicurazione è quella di fare riferimento al mondo sociale empirico, vedere attraverso un suo esame meticoloso se le premesse di uno o le sue immagini fondamentali, le domande di uno e i problemi posti per esso, i dati che uno sceglie da esso, i concetti attraverso cui uno lo vede e lo analizza, e l’interpretazione che uno gli applica siano effettivamente confermati.

Vorrei iniziare identificando il mondo sociale empirico nel caso degli esseri umani. Questo mondo è composto dalla vita del gruppo vero e proprio degli individui. Il mondo sociale empirico è quello dell’esperienza quotidiana, le cui realtà superiori vediamo nelle nostre vite e riconosciamo nelle vite degli altri. In rapporto allo studio di questo mondo devono essere avanzate diverse osservazioni: la prima è che lo studioso che compie la ricerca non ha una conoscenza di prima mano della dimensione della vita sociale che si propone di studiare. La posizione iniziale dello scienziato e dello psicologo è quasi sempre fondata su una carenza di familiarità con quanto accade realmente nella dimensione esistenziale scelta per lo studio.

Un’altra osservazione è che malgrado questa mancanza di conoscenza di dati di prima mano, il ricercatore costruirà, pur senza volerlo, qualche rappresentazione nell’ambito esistenziale che si propone di studiare. Lo scienziato sociale che inizia a studiare una sfera particolare della vita sociale non conosciuta di prima mano, ne costruirà una rappresentazione sulla base di immagini prestabilite. Non c’è contrasto con questa tendenza e consuetudine naturale se quella specifica indagine per la ricerca è guidata dallo sforzo cosciente e continuo di verificare e modificare le immagini individuali.

Perché è importante o necessario avere una conoscenza di prima mano dell’area della vita sociale che si studia? Il mondo sociale empirico è composto dal procedere della vita del gruppo e per capire come sta evolvendo si dovrebbe stare molto vicini a quella vita. Gli esseri umani nel mandare avanti la loro vita collettiva determinano generi differenti di mondi. Per studiarli in modo intelligente vanno conosciuti e per conoscerli è necessario analizzarli da vicino. Nessuna teorizzazione, per quanto ingegnosa e nessuna osservazione del protocollo scientifico, per quanto meticolosa, possono sostituire lo sviluppo di una buona conoscenza di quanto sta avvenendo realmente nella sfera della vita che si studia. Il procedere della vita di gruppo nel suo complesso come in ciascuna delle sue sfere ha luogo a differenti livelli. Vi sono dei livelli degli avvenimenti nascosti a tutti i partecipanti. Lo studio della vita di quel gruppo ci chiede di allargarne e approfondirne la nostra percezione. Questa è la direzione del movimento. Il movimento dall’ignoranza, o da una posizione non informata, ad una consapevolezza superiore e più accurata di quanto sta avvenendo (sollevare il velo che oscura).

Come si fa a stare molto vicini al mondo sociale empirico e a guardarlo in profondità? Richiede un livello elevato di indagine attenta e onesta, una immaginazione creativa, anche se disciplinata, una dote consistente di flessibilità e di risorse nello studio. Un’attenzione a quanto si trova, una costante disponibilità a verificare e ricomporre i punti di vista e le immagini che si fanno di un’area.

Il metodo dell’analisi può essere visto nelle sue due parti fondamentali: “esplorazione” e “ispezione” (Darwin). L’esame naturalistico diretto del mondo sociale empirico.

  1. Esplorazione. Da un lato è il modo tramite il quale un ricercatore può formarsi una conoscenza intima ed esauriente di una sfera di una vita sociale a lui sconosciuta. Dall’altro è il mezzo per sviluppare e approfondire la sua ricerca così che il suo problema, la direzione della sua indagine, i dati, i rapporti analitici e le interpretazioni che ne scaturiscano rimangono legati alla vita del mondo empirico che si sta studiando. L’esplorazione è per definizione una procedura flessibile nella quale il ricercatore passa da una a un’altra area di ricerca, adotta nuovi punti di osservazione precedentemente non pensati e man mano che acquisisce un’informazione più consistente e una comprensione più approfondita cambia il suo riconoscimento di quelli che sono i dati rilevanti. Il focus determinato all’inizio si approfondisce progressivamente lungo il procedere della ricerca. Non c’è protocollo da seguire; la ricerca esplorativa dovrebbe adattarsi alle circostanze, diretta solo dalla valutazione della sua appropriatezza e creatività. Si dovrebbero tener presenti alcuni elementi particolari. Si dovrebbero cercare con diligenza partecipanti alla vita quotidiana che siano osservatori acuti e ben informati. Nella ricerca esplorativa è di particolare importanza per il ricercatore essere attento costantemente al bisogno di verificare e rivedere le sue immagini, le sue credenze e le concezioni dell’area della vita che si sta studiando. Darwin raccomanda due modi per contribuire a rompere tale forma di prigionia: a) farsi ogni tipo di domanda su cosa si sta studiando; b) registrare tutte le informazioni che sfidano le concezioni di lavoro individuale come anche osservazione strana e interessante, anche se di rilevanza non immediatamente percepibile. Obiettivo di una ricerca esplorativa è quello di sviluppare e implementare in modo esauriente e accurato una rappresentazione dell’area di studio e delle sue condizioni. La completa rappresentazione descrittiva fornita darà spesso una spiegazione adeguata di quanto era problematico senza bisogno di fare ricorso a una teoria o di proporre uno schema analitico. Comunque la rappresentazione della sfera della vita sociale formata attraverso un’esplorazione efficace non fa venire meno quanto richiesto da un esame diretto e attento del mondo sociale empirico. Tale esame diretto formula la necessità di un’altra procedura: l’ispezione.

  1. Ispezione. L’esame diretto non è limitato alla costruzione di spiegazioni esaurienti e profonde di quanto avviene: dovrebbe anche prevedere un’analisi. Per ispezione intendo un esame intensivo centrato sul contenuto empirico di tutti gli elementi analitici usati per gli scopi dell’analisi e lo stesso tipo di esame volto alla natura empirica dei rapporti tra quegli elementi. Intendo per elementi analitici qualsiasi cosa, generale o categoriale, impiegata come elemento decisivo nell’analisi. Tali elementi analitici possono riferirsi ai processi, all’organizzazione, ai rapporti, alle reti di relazioni, a stati dell’essere, a quanto accade e a fattori di organizzazione personale. La procedura dell’ispezione deve sottoporre quegli elementi analitici ad un esame accurato attraverso un’analisi flessibile attenta alle istanze empiriche investite. Come procedura l’ispezione consiste nell’esame di un elemento analitico specifico avvicinandolo in molti modi differenti, guardandolo da angoli diversi, facendo molte domande non omogenee su di esso e tornando alla sua analisi dal punto di vista di tali domande. L’ispezione è flessibile, fantasiosa, creativa e libera di assumere nuove direzioni.

Esplorazione e ispezione, rappresentando rispettivamente la descrizione e l’analisi, costituiscono la procedura necessaria per l’esame diretto del mondo sociale empirico. Comprendono quello che a volte è stato definito investigazione naturalistica.

L’orientamento metodologico

L’interazionismo simbolico è un approccio realistico allo studio scientifico alla vita del gruppo umano e della sua condotta. Il suo mondo empirico è quello naturale della vita e del comportamento di quel gruppo. La sua istanza metodologica è per un esame diretto del mondo sociale empirico.

Presupposti dell’interazionismo simbolico:

  1. La gente, individualmente e collettivamente, è preparata ad agire sulla base dei significati degli oggetti che fanno parte del proprio mondo;
  2. L’associazione delle persone si determina necessariamente nella forma di un processo nel quale si stanno dando reciproche indicazioni e interpretando quelle degli altri;
  3. Gli atti sociali, sia individuali che collettivi, sono costruiti attraverso un  processo nel quale gli attori notano, interpretano e determinano situazioni che hanno di fronte;
  4. L’interconnessione complessa degli atti che comprende l’organizzazione, l’istituzione, la divisione del lavoro e le reti di interdipendenza si muove e non è costruita da elementi statici.

Se il ricercatore vuole capire l’azione della gente deve vedere i suoi oggetti nel suo stesso modo. Questa abilità nell’assumere il ruolo degli altri richiede raffinatezza per essere efficace. Per identificare gli oggetti di interesse centrale si deve inoltre essere in possesso di un corpo di osservazioni rilevanti, esse sono presenti nella forma di narrazioni descrittive fatte da parte degli attori relative a come questo vedono gli oggetti, come hanno agito verso di loro in una molteplicità di situazioni differenti, come si riferiscono loro nelle conversazioni con i membri del proprio gruppo. La rappresentazione degli oggetti chiave emergente da tali narrazioni dovrebbe essere tale da creare una discussione critica collettiva.

I ricercatori in generale sono schiavi delle proprie immagini predeterminate. Hanno bisogno di difendersi da questa propensione dando alta priorità ad una verifica premeditata delle loro immagini. L’atteggiamento di ricerca dell’interazione simbolica è legato a identificare gli oggetti e il loro significato.

L’interazionismo simbolico vede la vita del gruppo come un processo nel quale la gente, incontrandosi nelle diverse situazioni, indica direttrici d’azione reciproche e interpreta le indicazioni espresse dagli altri. Implicazioni metodologiche: nel costruire studi sulla vita e sull’azione sociale del gruppo umano è necessario prendere sul serio l’interazione sociale, considerare la specifica sfera della vita che sta studiando come un processo in movimento, nel quale i partecipanti stanno definendo e interpretando gli uni le azioni degli altri.

Una seconda implicazione metodologica, derivante dal vedere l’interazione umana come un processo di designazione e interpretazione, è la mancanza di garanzia di poter condurre il processo dell’interazione sociale in una forma speciale. Il processo di interazione sociale non è riconducibile a una singola forma. Compito del ricercatore che studia una sfera della vita sociale è di accertare quale forma di interazione sia in gioco, più che di imporre a quella sfera una forma particolare.

L’interazionismo simbolico vede l’azione sociale come composta dalle attività individuali e collettive di persone impegnate nell’interazione sociale, cioè le attività la cui propria formazione è realizzata alla luce di quella degli altri. È dall’osservazione dell’azione sociale che deriviamo le categorie utilizzate per dare ordine concettuale alla rappresentazione sociale e alla vita sociale di un gruppo umano.

Una parte di questa rappresentazione dell’azione sociale, come è vista dall’interazionismo simbolico, è l’interazione sociale. L’altra parte della rappresentazione si riferisce alle attività di chi partecipa all’interazione sociale, individuo o collettività. L’azione sociale dell’attore, secondo l’interazionismo simbolico, è costruita attivamente da lui.

In opposizione ad un approccio che vede l’azione sociale come prodotto, e che dunque cerca di identificare i fattori che la determinano o la causano, l’approccio necessario deve vedere il soggetto agente messo di fronte ad una situazione operativa che lo deve trattare in un faccia a faccia premessa di una direttrice d’azione. All’unità di azione è assegnato lo status di organizzatrice attiva della sua azione. Il ricercatore interessato all’azione sociale di un determinato individuo o gruppo, o a un determinato tipo di azione sociale, deve vederle dal punto di chiunque le sta formando.

L’interazionismo simbolico vede queste grandi organizzazioni societarie o unità molari come adattamenti delle persone collegate nelle rispettive azioni. L’organizzazione e l’interdipendenza sono tra le azioni della persona situate in diverse posizioni. Invece di rappresentare le attività delle organizzazioni e delle sue parti nei termini di principi organizzativi o di sistema, cerca spiegazioni rispetto al modo nel quale i partecipanti definiscono, interpretano e incontrano le situazioni nelle rispettive posizioni. Il collegarsi di questa conoscenza di azioni concatenate fornisce una rappresentazione del complesso organizzato.

Il punto di vista dell’interazionismo simbolico è che l’organizzazione su larga scala debba essere vista, studiata e spiegata secondo il processo di interpretazione occupato dai partecipanti attivi nel gestire la situazione in base alle loro rispettive posizioni nell’organizzazione. Una conoscenza delle organizzazioni su larga scala, e delle aree organizzate in modo complesso, deve essere cercata tramite l’analisi della vita di tali organizzazioni e delle aree nelle rappresentazioni di quello che fanno i partecipanti. Al di sotto delle norme e delle regole che specificano il tipo di azione da attuare in un determinato punto del complesso organizzativo ci sono due processi concomitanti secondo i quali le presone definiscono ciascuna la prospettiva dell’altra, mentre l’individuo, tramite l’autointerazione sta ridefinendo la propria prospettiva. Quanto avviene in questi due processi determina in gran parte lo status e il destino delle norme o delle regole.

Blumer – Metodologia dell’interazionismo simbolico